Ma che “conquista” è il divorzio ultra-rapido che spopola fra i nonnetti?

Di Alfredo Mantovano
07 Settembre 2015
Grazie alle nuove norme, nel 2015 e 2016 le rotture supereranno i matrimoni. Fa riflettere anche che il 20 per cento dei divorzi brevi interessi coppie over 65

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Pubblichiamo la rubrica di Alfredo Mantovano contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Quando la legge provoca tristezza. Certo, fra la norma e l’emozione il legame non è diretto; quando però la norma condiziona comportamenti “tristi” al punto da orientarli e incrementarli, alla fine il prodotto non è lo sconforto di un attimo, ma una caduta strutturale.

Un passo indietro. In un anno, su impulso del governo Renzi, il Parlamento rende il divorzio facile e breve: col consenso dei coniugi, oggi è più semplice rescindere il patto col partner che un contratto di telefonia. Una legge approvata a ottobre 2014, sempre col consenso dei coniugi e pur in presenza di figli minori, fa fare a meno del presidente del tribunale o di un giudice suo delegato per pronunciare il divorzio: è sufficiente un verbale redatto alla presenza di due avvocati, ovvero una doppia comparizione davanti a un impiegato comunale.

[pubblicita_articolo]A marzo 2015 l’opera si completa: fra separazione e divorzio non è più necessario lasciar trascorrere tre anni, basta un anno (sei mesi se la separazione è consensuale). La gestione della crisi matrimoniale è così privatizzata – quindi contiene elementi di minore responsabilizzazione – e velocizzata: non fai in tempo a capire, e nessuno ti fa capire, se è veramente impossibile andare avanti nella vita familiare, e il divorzio è già deciso.

Qualche giorno fa il Corriere della Sera dedica una pagina alle prime ricadute di questa “conquista di civiltà”: le nuove disposizioni hanno causato già 50 mila divorzi, cui dovrebbero sommarsene altri 50 mila entro l’anno; ma la cifra potrebbe crescere, poiché le norme sono retroattive e riguardano circa 250 mila coppie. Il che vuol dire che nel 2015 e nel 2016 i divorzi supererebbero in numero i matrimoni. Ma vi è un dato sul quale val la pena soffermarsi: il 20 per cento dei divorzi cosiddetti brevi interessa coppie over 65.

Una seconda (patetica) giovinezza
Il Corriere presenta questa tendenza, facilitata dalle nuove leggi, come una opportunità di vita: racconta della signora Patrizia, 66 anni, due figli e un matrimonio che – dice lei – «è andato avanti con alti e bassi» (ma guarda un po’), concluso felicemente col divorzio breve e con la prospettiva di un nuovo amore. Commento: «Negli ultimi cinquant’anni le persone che hanno la buona sorte vedono la qualità della vita che si allunga: bei signori e bellissime signore che pensano di aver il diritto a una unione più fortunata della prima».

Ci volevano convincere che il divorzio è la sola strada per risolvere situazioni di convivenza impossibile, alternativa a quella – più impegnativa e piena di sacrificio – del superamento dei contrasti, magari con strumenti seri di mediazione. Hanno aggiunto che pure il bene dei bambini raccomanda di abbreviare i tempi (!). Poi scopriamo che il divorzio 2.0 interessa in prevalenza un uomo e una donna che, dopo aver condiviso tutto per trent’anni, superati i 60 scoprono di avere a noia l’altro.

E secondo il Corriere dovremmo esserne lieti, e cogliere la tendenza con la stessa soddisfazione con la quale si vede crescere la frequentazione delle palestre da parte degli over 60: una seconda giovinezza, senza andare troppo per il sottile se favorita da liposuzione e tintura dei capelli.

«Il Senato approva. Applausi dei gruppi Pd, Fi, Ap (Ncd-Udc), Misto-Sel, Misto». Così lo stenografico dopo il voto finale sul cosiddetto “divorzio breve”: 228 voti a favore, 11 contrari e 11 astenuti. Che c’è da applaudire?, veniva da chiedersi il 18 marzo 2015, quando è avvenuta la votazione… Che c’è da gioire oggi all’esame dei primi effetti di quella scelta?

I nostri nonni erano modelli anche perché il loro essere uniti fino alla morte dopo una vita più complicata di quella attuale dava speranza a chi progettava la propria; i loro coetanei di cinquant’anni dopo preferiscono invece costruire una nuova esistenza, favoriti da norme bastarde e futili, approvate da un Parlamento che non si rende conto delle tragedie che provoca. Si sposano meno persone, nascono meno bambini, e gli anziani invece di regalare nobile esempio preferiscono lasciare un meno esemplare remake: patetico come tutte le seconde volte. Se vi piace applaudite anche voi.

Foto coppia anziani da Shutterstock

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18 commenti

  1. Flavio

    Non ho capito invece i benefici del mantenere il divorzio lungo. Sarebbe come dire a chi fa la coda in posta per pagare un bollettino che la coda lunga è un bene per lui, perchè così ha il tempo di compilarlo per bene, ripensarci, fare due chiacchere col vicino, prendere coscienza del lavoro degli impiegati delle Poste, ecc…

    1. giovanna

      Devi anche considerare, “flavio”, che non tutti convivono con un comodino e un coniuge
      non è così facile da liquidare come un bollettino postale.
      Hai mai avuto un compagno accanto ?
      Intendo un uomo vero, non una bufala ad uso e consumo dell’ideologia che credi di perseguire.
      Capisco che nelle tue condizioni non sia facile, magari prima di amma larti.
      Certo, l’asperger è congenito, mi pare, ma mi sembra che tu, cara abbia una bella psicosi in associazione.
      Tanto è vero che hai ammesso di essere in terapia, anche se con te è difficile capire cosa è vero e cosa è frutto di una fantasia mala ta.
      Quanto mi piacerebbe farti un po’ di compagnia, non per spalare m. con te, proprio una compagnia umana.
      Sarà perché ho un carissimo amico , quasi un fratello, che , passata l’adolescenza, è incappato in una brutta psi cosi, ma ti abbraccerei.
      Ecco , l’ho detto.
      Ti abbraccerei, come una sorella.
      Non verrò a leggere se mi hai risposto, credo mi farebbe troppo male.

  2. Engy

    Non condivido l’articolo, tutto, ma, in particolare, mi concentro sulla frase:
    “Ci volevano convincere che il divorzio è la sola strada per risolvere situazioni di convivenza impossibile, alternativa a quella – più impegnativa e piena di sacrificio – del superamento dei contrasti, magari con strumenti seri di mediazione…..”
    Cioè, si parla di convivenza “impossibile”, quindi la si ammette, al tempo stesso stupendosi di chi ci vorrebbe convincere che la soluzione migliore è il divorzio; ma il divorzio, in caso di convivenza impossibile, è l’unica strada, ed è meglio per tutti, bambini compresi.
    I contrasti si superano quando la convivenza è ancora “possibile”, altrimenti non c’è bisogno che qualcuno ci convinca, dal mio punto di vista, il concetto è stato espresso in maniera del tutto contraddittoria.
    Situazioni impossibili sono quelle ad esempio dove la violenza e il sopruso rappresentano la normalità di uno squallido quotidiano, dunque ben venga il divorzio in questi casi (che poi è vero, non risolve tutto, magari ti trovi l’ex marito violento sotto casa, ma in ogni caso è imprescindibile in queste situazioni).
    E a proposito di “una seconda (patetica) giovinezza, si parla di un 20% di “vecchietti” che vogliono divorziare e più avanti si afferma che il divorzio breve interessa soprattutto gli over 65 appunto: ma il 20% non ci azzecca molto con il “soprattutto”! E sinceramente non vedo tutte queste flotte di anziani che divorziano e che trovano l’amore di donne giovani e belle!

    1. giovanna

      Cara Engy, non ti attaccare alle parole : l’autore dice che si possono percorrere altre strade , in caso di convivenze impossibili, appunto per farle diventare possibili, strade più impegnative e piene di sacrificio, rispetto al divorzio. per il superamento dei contrasti.
      E sono anche d’accordo con lui che questa strada del divorzio, che sembra tanto facile e in discesa, danneggia sia gli anziani che le giovani generazioni.
      Conosco abbastanza coppie di mezza età che hanno divorziato e non le vedo affatto felici.
      E il fatto che non ci siano tutte queste donne giovani e belle, o uomini giovani e belli, che li aspettano, fa parte dell’illusorietà di questa strada, presentata e praticata come una panacea , mentre invece la realtà ti presenta il conto di una tristezza e una solitudine ancora più grande.
      E quell’esempio, di impegno, di sacrificio, di fedeltà, da dare ai loro figli e nipoti, è una mancanza, una grave mancanza, un di meno per tutti.

      1. Engy

        cara Giovanna,
        niente è banale, e il divorzio è tra le questioni meno banali di tutte. Non è una passeggiata in una strada in discesa, questo lo so anche se non per esperienza personale, il divorzio porta con sè, inevitabilmente, sofferenza, sensi di colpa, ecc.
        Sono d’accordo sul fatto che il mondo che ci circonda spesso fa di tutto per farci credere che si appunto una questione banale.
        Detto questo, ci sono situazioni, come quelle che ho descitto, rispetto alle quali non si può intravedere nessun’altra soluzione se non la separazione, il divorzio.

        1. giovanna

          Ma non era di queste situazioni che si parlava nell’articolo, non si è entrati nel merito di alcuna situazione particolare, si parlava in generale.
          Dall’occhiello “grazie alle nuove norme, nel 2015 e 2016 le rotture supereranno i matrimoni”.
          Era una riflessione su quanto ci perderanno gli anziani, i loro figli e nipoti, tutta la società.

          1. Engy

            al di là di tutto comunque Giovanna, non sarà la brevità di un divorzio a modificare la “serietà” (o la sua mancanza) delle persone nei confronti della vita in generale: se sei un immaturo egoista e irresponsabile (e se sei il contrario), divorzio lungo o breve cambia poco.

  3. Cisco

    E’ evidente che il problema è antropologico, cioè in ultima analisi religioso: non solo per i nonnetti separati 2.0, ma anche per i parlamentari della Repubblica. Lo spirito di sacrificio si può anche comprendere razionalmente (in alcuni casi, come il “bene dei figli”, la “difesa della libertà” etc.), ma non si può certo affrontare senza avere un rapporto “religioso” con la realtà. Direbbe S. Paolo (ai Romani e non solo a loro): io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio.

  4. Uno

    Meglio dei nonni sposati ma che non si sopportano che due nonni divorziati e felici? Sarà …

  5. Daniele

    Due sessantenni che divorziano potranno pure apparire tristi (o “patetici” come sprezzantemente scrive l’autore, con l’atteggiamento giudicante tipico dei bigotti), ma qual è l’alternativa? Continuare a vivere insieme detestandosi (come hanno fatto i miei nonni materni, che non ricordo scambiarsi una parola che non fosse un insulto o un rimoprovero)?
    La vita media si è allungata. Qualche decennio fa un sessantenne era arrivato alla fine della vita, quindi tanto valeva lasciare le cose come stavano. Oggi un sessantenne capisce di avere davanti a sé un buon ventennio da vivere e giustamente si domanda perché dovrebbe sprecarlo accanto a una persona che detesta o che gli è diventata indifferente.
    Ma vi dà così tanto fastidio la libertà?

    1. giovanna

      Magari, cara “daniele”, se fossi cresciuta in una famiglia in cui c’era rispetto e amore, avresti creduto anche tu nell’amore e nel rispetto : questo voleva dire Mantovano e la tua storiella lo conferma in pieno , senza volerlo !

      1. Daniele

        Se c’è “rispetto e amore” non divorziano.
        Il divorzio è fatto proprio per quei casi dove non c’è.

        1. giovanna

          vabbè, “daniele”, continua a parlare da sola , anzi con tutti i tuoi cento e passa nick !

        2. Michele

          Insomma i nonnetti sono sposati da 30-40 anni e, poi, puff, all’improvviso si detestano, quindi hanno il “sacrosanto” diritto di divorziare. Ma com’è che per 40 anni, bene o male, si sono voluti bene, e poi all’improvviso non si possono più vedere? Per inseguire il “vero amore” (capirai, a 70 anni…)?
          Sarà vero che “al cuor non si comanda”… utilissima frase paracula per scansare le proprie responsabilità, e far credere che delle nostre decisioni noi non siamo realmente autori, perché è la passione che ha agito in noi facendo venir meno il dominio dell’intelletto, e di conseguenza noi non possiamo essere accusati di nulla.
          E’ libertà questa, come afferma Daniele? Sì, a patto però di:

          – sganciarla da ogni responsabilità: la responsabilità, infatti, vincola la libertà, perché impone delle scelte piuttosto che altre e quindi non può essere accettata in una concezione laica della libertà, basata sull’autodeterminazione individuale

          – considerare la libertà come una passione che possiamo subire e non governare o dominare. In realtà in tal caso neppure si può parlare di libertà di scelta perché non c’è scelta tra alternative, ma solo “registrazione” di ciò che accade sotto impulso della passione amorosa.

          Va da sé, che non ha neppure senso parlare di “mettersi in discussione” o “ascoltare le ragioni dell’altro”. Qua contano solo le mie ragioni e che hanno diritto di affermarsi.
          Questa è l’etica e la libertà che soggiacciono a simili decisioni: un’etica da bambini capricciosi che pretendono di aver sempre ragione, esito finale della “civiltà” occidentale.

    2. Donato

      È triste ciò che dici. Quei nonni che si detestano prima si amavano. Tu sei un frutto di quel amore che ci fu. Perché l amore porta vita dentro come spero avrai sperimentato tu. Io per conto mio sono sposato da 22 anni con 4 figli. E non sono certo un marito modello anzi ho fatto soffrire tanto mia moglie ma sempre siamo andati avanti. Ho incontrato Uno che non mi giudica è ho scoperto si può imparare a chiedere perdono. In un libro intitolato ” il piccolo principe ” che ti invito a leggere la volpe dice al piccolo principe che l essenziale è invisibile agli occhi. Anna ed io ci amiamo ancora perché l amore è più forte del odio della morte. Ma bisogna avere coraggio ed essere sinceri con se stessi

      1. giovanna

        Donato, parlare di sincerità a “daniele”, con tutte le panzane che la poverina si inventa !
        Pensa, pochi giorni fa fa ha raccontato di essere stata un venditore di sperma !
        E qualche mese fa ha raccontato di essere madre di due gemelli !
        Per non parlare della panzana dei figli che l’anno scorso, secondo lei, andavano all’asilo e quest’anno lavorano !
        Ma come si fa ! 🙂

        Comunque, Donato, grazie della tua testimonianza : è bello leggere parole sincere , frutto di esperienza e non di ricerche sul web !

      2. Daniele

        Eh, sarà anche triste, ma a volte è la realtà.
        In primo luogo, che quei nonni in passato si amassero non è detto: molti matrimoni si contraggono (in passato più che oggi) per convenienza, necessità, mancanza di alternative e mille altri motivi diversi dall’amore.
        in secondo luogo, l’amore può finire perché le persone cambiano: sposi una ragazza giovane, carina, allegra e gentile e 30 anni dopo puoi ritrovarti con una vecchia brontolona acida e sformata di cui ti dà fastidio persino la presenza (e lo stesso può valere a ruoli invertiti o nelle coppie dello stesso sesso). Allora che fai?
        Se due persone stanno ancora bene insieme dopo molti anni, buon per loro. Ma che si fa con quelli non altrettanto fortunati? Per loro il matrimonio dev’essere un ergastolo?
        Il piccolo principe lo lessi anni fa ed è uno dei libri che ho più detestato: lento, noioso, stilisticamente piatto, e soprattutto buonista e melenso come uno sciroppo andato a male.

  6. Gianni

    Senza contare quelli ad uso pensione… da separati si evita il cumulo e si prende di più, tanto tra un po’ di tempo quando avranno sistemato le unioni di ogni tipo immaginabile e possibile equiparando gli effetti civili al matrimonio aboliranno la reversibilità, così ancora una volta fregano tutti e ciao…

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