È solo una coincidenza, ma fa abbastanza impressione notare che, proprio nel giorno in cui papa Francesco pronuncia grandi parole sul matrimonio durante l’Udienza generale, alla Camera diventa legge il divorzio breve. Il provvedimento è passato grazie a 381 voti a favore, 30 contrari, 14 gli astenuti. A favore si sono espressi Pd (si è astenuto Beppe Fioroni), Sel, M5S, Scelta Civica, Psi, Alternativa Libera, Forza Italia (tranne Antonio Palmieri). Area popolare ha detto sì ma ha lasciato libertà di coscienza, la Lega ha lasciato libertà di coscienza e basta. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha esultato su twitter: «Il divorzio breve è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è la #voltabuona».
Il #divorziobreve è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 22 Aprile 2015
LA NUOVA LEGGE. La norma prevede una riduzione dei tempi di separazione dagli attuali tre anni a sei mesi se la separazione è consensuale, a 12 mesi se è “giudiziale” (cioè chiesta da solo uno dei due coniugi). La separazione decorre non più a partire dalla notifica dell’atto, ma dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale. Anticipato anche lo scioglimento della comunione a partire dal momento in cui il presidente del tribunale dà ai coniugi l’autorizzazione a vivere separati. Ieri il segretario della Lega per il divorzio breve ha esultato per il risultato ottenuto, ma si è detto dispiaciuto che nella legge non è stato previsto il cosiddetto “divorzio lampo” (cioè quello che non prevede nemmeno il periodo di separazione).
PATTO ELASTICO. Leggere i commenti oggi sui giornali fa venire il magone. È tutto un applauso per l’introduzione di una norma che “ci mette al passo con gli altri paesi dell’Europa”. Già. Come nota giustamente il Foglio, però, sono quegli stessi paesi «che stanno sperimentando le conseguenze nefaste della fine sempre meno strisciante e sempre più caotica e destabilizzante del matrimonio e, quindi, della famiglia».
Ma il Foglio è l’unico giornale “laico” a vederla così. Per trovare opinioni dissenzienti rispetto al clap clap generale bisogna rivolgersi alla stampa cattolica. Famiglia cristiana scrive che «ridurre il matrimonio e il suo significato giuridico e sociale a qualcosa di sempre più simile a un patto elastico di convivenza, che si può sciogliere in brevissimo tempo e con estrema facilità, è un pericolo per tutti a cominciare dai figli. A parole, tutti i politici affermano di voler difendere e sostenere la famiglia ma purtroppo, nei fatti, si legifera in senso esattamente contrario come dimostra questa riforma».
VIA SMS. Su Avvenire appare un lungo e bell’editoriale di Luciano Moia che commenta sferzante: «Davvero un bel “traguardo di civiltà” l’approvazione del divorzio breve. Appena sei mesi per seppellire un matrimonio. Un anno se si decide di ricorrere al giudice, ma è facile immaginare che le separazioni giudiziali saranno sempre meno. Quando si ha l’opportunità di risolvere in tempi così rapidi la propria “storia d’amore” appassita, è inutile perdere tempo con contenziosi patrimoniali. Meglio approfittare senza perdersi in chiacchiere della comoda opportunità offerta dalla legge. Prima si decide, prima ci si toglie il pensiero. In attesa che arrivi il cosiddetto divorzio immediato, di cui a lungo si è discusso sia alla Camera che al Senato, che cancellerà qualsiasi residua lungaggine. Infine, di questo passo, sarà la volta della legge che permetterà l’addio istantaneo via sms incrociato, tutt’al più inviando contestualmente una mail all’ufficio anagrafe. Allora, il “traguardo di civiltà” sul fronte del matrimonio e della famiglia – quello evocato ieri dalla relatrice della legge, Alessandra Morani (Pd) e da non pochi altri parlamentari – sarà davvero raggiunto».
D’altronde, prosegue Moia, «se pensiamo che il matrimonio – e la famiglia che da quel matrimonio sboccia – sia un reperto di archeologia sociale, un istituto ormai inadeguato per regolare il traffico impazzito delle relazioni nella nostra fluttuante, capricciosa e scivolosa postmodernità d’occidente, è giusto provvedere alla sua rapida liquidazione. (…) Così, rottamato il matrimonio, avremo un’agile e dinamica società di unioni usa e getta, rapporti più flessibili, disimpegnati, quasi fulminei, facilmente smontabili e ricomponibili. Più nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilità, sacrificio, impegno, dedizione, rinuncia. Tutti assolutamente inadeguati per fotografare il nuovo panorama di rapporti rigorosamente al presente, senza passato e senza futuro».
Foto divorzio da Shutterstock