Gli amici e maestri non ci hanno lasciato, ma “lavorano” con noi

Di Peppino Zola
03 Gennaio 2022
Don Luigi Negri, ma prima di lui Amicone, Baroncini, Bernareggi, Tiscar e altri straordinari compagni di viaggio che il Mistero ha preso presso di sé nell'ultimo anno
Monsignor Luigi Negri, morto il 31 dicembre 2021, in una foto del 2014 (Ansa)

Caro direttore, e così il Mistero ha sottratto alla nostra vista, affettuosa e commossa, anche mons. Luigi Negri, che per tanti anni (sessantatré, per quanto mi riguarda) ha accompagnato il cammino nella fede di tanti di noi.

Veri pilastri della nostra storia

Sono rimasto colpito dal fatto che, nel giro di un solo anno il Mistero, in effetti, abbia preso direttamente presso di sé tanti amici e maestri, veri pilastri nella nostra storia.

Don “Giussanello” (così soprannominato per la sua omonimia con il servo di Dio don Luigi Giussani), che ha sempre contribuito a riproporre con chiarezza le dimensioni fondamentali dell’esperienza cristiana; don Fabio Baroncini, strenuo educatore di varie generazioni di giovani studenti e di parrocchiani; don Marco Barbetta, generoso ospite di tanti studenti che nella sua parrocchia hanno trovato accoglienza, correzione e speranza; don Pigi Bernareggi, che in Brasile già molti considerano alla stregua di un santo e che ha rivoluzionato la condizione anche giuridica dei poveri favelados, a partire dalla passione condivisa per Cristo e per gli insegnamenti della Chiesa; Pier Alberto Bertazzi, che ci ha testimoniato la straordinaria capacità di attraversare la realtà spinto dalla verità incontrata in Cristo; Michele Barra, fedele servitore di una bella comunità di Cl insediata a Milano; Luigi Amicone, i cui funerali hanno mostrato a tutti cosa significhi testimoniare in vita, con trasparenza, la presenza della verità di Cristo nelle vicende anche complicate della storia; Lele Tiscar, infaticabile fattore di realtà positive; Piero Lenardon, che ci ha fatto teneramente sorridere con le sue rappresentazioni di una umanità tenera e amante della vita; don “Anas” premuroso e sorridente seminatore di speranza e di carità; don Antonio Maffucci sempre fedelissimo nelle sue varie funzioni; Roberto Pellegatta, appassionato educatore, alla cui responsabilità ha lavorato per tutta la vita; e poi mons. Luigi Negri, fedelissimo di don Giussani, che ha trascorso tutta, proprio tutta la vita, a riannunciare “opportune et inopportune” il fascino ma anche la scomodità della vita cristiana.

La pastorale di don Negri, missione

Un grande tema ha dominato tutta la sua pastorale, in ogni funzione da lui vissuta, tema che si può riassumere nella parola “missione”. Questo era il fuoco che gli ardeva dentro e che lo rendeva così fecondo (in parole, scritti ed opere) e instancabile, cosciente che spesso la verità di Cristo non è accettata dalle ideologie del mondo.

Il Mistero, dunque, ci ha corporalmente sottratto tutti questi straordinari compagni di viaggio, ma la fede ci dice che ora essi sono più presenti di prima tra di noi, anche perché proprio loro, con la loro appassionata esistenza, ci hanno insegnato che tutti noi, presi da Cristo, facciamo parte di uno stesso “corpo”, di una stessa comunione, perché l’Essere stesso è comunione, essendo trinitario.

Quindi questi amici e maestri non ci hanno lasciato, ma “lavorano” con noi, anche se con modalità diverse da prima, nella costruzione di quel Regno che costituisce il destino buono dei discepoli di Gesù. Penso anche che, iniziando un anno nuovo, noi non possiamo dimenticare questi “santi” che ci hanno aiutato a rimanere fedeli a Cristo ed alla Sua Chiesa. Con i nostri amici, abbiamo vissuto, nell’alveo di Comunione e Liberazione, una grande storia, dove abbiamo provato il gusto del “centuplo” e di tutto questo non possiamo che essere grati.

Un Te Deum in più

Abbiamo vissuto il centuplo perché ci è stata data la grazia di vivere una misteriosa e immeritata comunione, di cui lo Spirito ci ha inviato tantissimi testimoni, seguaci del grande e assolutamente gratuito carisma di don Giussani. Che tale dimensione ci guidi, anche con l’aiuto di chi è stato chiamato al Padre, a vivere lietamente il compito che Santa Madre (e Maestra) Chiesa ci ha indicato in questo momento particolare. La comunione vissuta costituisca il criterio con cui affrontare ogni nostro compito. Chiediamo che i nostri cari defunti ci aiutino in questo e sono sicuro che lo faranno, perché oramai per loro è chiaro ed evidente che la Comunione è all’origine di ogni novità: Bertazzi ci ha insegnato a dire di ogni liberazione.

Per tutto questo, penso che Tempi possa aggiungere un te Deum in più, perché possiamo solo essere grati per ciò che ci è stato dato (e apparentemente tolto).

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