
Libertà, il potere cristiano per eccellenza. La sola forza che si oppone alla sicura rovina di questo mondo fanatico
Abbiamo un ricordo nitido di quando sentimmo per la prima volta parlare di Barack Obama, uomo pio e postulatore politico del verbo della Trinity United Church of Christ di Chicago. Era da poco salito al soglio petrino Joseph Ratzinger, leggemmo dell’allora senatore dell’Illinois un bel discorso ispirato alla non espulsione della fede dalla sfera pubblica e lo stesso Giuliano Ferrara, scopritore italiano del talentuoso americano, riconobbe una caratura presidenziale nel bravo ragazzo con padre keniota e madre del Kansas. Ebbene, come scrivevamo già lo scorso anno, Obama si è rivelato il peggior presidente della storia americana. E “il peggiore” non in quanto si sia dimostrato inadatto al ruolo di imperatore. Ma perché da imperatore ha posto sotto il suo logo semidivino tutte le buone intenzioni che lastricano le vie dell’inferno.
Ha chiamato “uguaglianza” la versione capitalistica della cultura di cittadinanza che a metà degli anni Settanta fu brevettata in Kampuchea Democratica dal khmer rosso che abolì mamma e papà in favore dei genitori A e B. Ha stretto alleanza strategica con l’islam non liberale e favorito per mero interesse industriale (il lancio delle grandi piattaforme digitali con cui il mondo è regredito a like, emoticon, hashtag) la riduzione della complessità del reale a “primavera araba” piuttosto che a una storia di “#LovIsLove”. Ha subìto senza colpo ferire le lobby che hanno proclamato l’avvento della commercializzazione degli esseri umani (in specie della donna) e insieme la guerra globale alla Chiesa cattolica, colpevole di frapporsi al “Progresso”. Sotto il vestito dell’“audacia della speranza” è cresciuto un nuovo disordine mondiale fatto di ideologia e propaganda, dissolvente ogni realismo, aggressivo di culture che non si riconoscono nel paradigma pelagiano del Padrone del mondo, facitore di una nuova Guerra fredda.
Questa è la situazione sul finire del quattordicesimo anno del secondo millennio: a dispetto delle formidabili scoperte tecniche e scientifiche, il mondo è diventato più piccolo, più chiuso, più rattrappito e più omologato dall’alto verso il basso in un pensiero unico asfittico e violento. Così, recessione, terrorismo e fiacca occidentale coprono questo mondo a una dimensione nel quale il fanatismo dei diritti è diventato lo specchio del fanatismo tout court (tanto della nevrastenia, quanto dello Stato islamico).
Dove ci condurrà questa terza guerra mondiale che, come ha detto Francesco, «è già cominciata»? In qualsiasi momento e per qualsiasi “incidente” ci condurrà a una catastrofe. A meno che alla catastrofe si oppongano forze che catastrofe non sono. Forze come Asia Bibi, imprigionate, spossessate di tutto, annichilite in tutto, ma che a maggior ragione rappresentano il potere infinito della libertà. Il potere cristiano per eccellenza. Giacché «il principio fondamentale del cristianesimo è la libertà, che è l’unica traduzione dell’infinitezza dell’uomo» (don Luigi Giussani).
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7 commenti
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Articolo da incorniciare ed appendere nelle case, rileggerlo ogni mattina nei prossimi mesi perchè sarà sicuramente profetico. Spiace che questa evidenza sia emersa solo in questi ultimi mesi (anche se gli osservatori attenti avrebbero potuto rilevarla già sei anni fa), direi che l’ultimo disastro è stato proprio il rapporto con la Russia. Spero vivamente che un avvicendamento alla presidenza cambi completamente la politica internazionale americana soprattuto nel rapporto con la Chiesa Cattolica, al momento seguo con vivo interesse il possibile candidato Rand Paul.Comunque chiunque andrà a sostituire l’attuale presidente avrà un compito facilissimo, perchè fare meglio di mr. Obama è un gioco da ragazzi. L’evidenza della realtà mostra che prima di tutto c’è la vita, poi la libertà e poi il diritto. Il diritto è costretto a vivere in funzione del rispetto della vita e della libertà. Per questo i sistemi totalitari sono falliti e falliranno sempre perchè negano i due principi cardini dell’esistenza umana.
Sono d’accordo con il Direttore Amicone. Non sono mai stato, per mie convinzioni sociopolitiche, un’adoratore delle varie amministrazioni americane, anzi…..ma credo anche io che fare peggio di obama sarebbe impossibile. Perdonate la mia “cattiveria, ma io di obama non mi fido neanche come persona,nel modo più assoluto. Tutti gli immensi danni che sta facendo, al mondo intero. non possono essere frutto di imperizia o semplici errori di valutazione che tutti i politici fanno,sono frutto invece di precise convinzioni ideologiche che hanno sagomato il nostro “caro ” Presidente.
Sottoscrivo in tutto e per tutto l’editoriale qui sopra, Direttore. In una certa misura, sono cascato anch’io nella trappola: non di rimanere infatuato, come la stragrande maggioranza di intellettuali e popolo, per ragioni mediaticamente riflesse del personaggio al punto da preferirlo a Mc Cain. mr. Obama non aveva alcuna esperienza politica di alto livello, aveva volteggiato gabbana fiutando l’aria, al Congresso non aveva brillato, se non per due interventi mediocri, uno pro e uno contro l’intervento in Iraq: e aveva scritto un biografia del padre, mitizzato per erigere un piedistallo a se stesso, salvo doverla riscrivere in seconda edizione per emendare gli errori e omissioni contenute nella prima.
Anch’io avevo letto l’intervento da mr. Obama tenuto sul ruolo pubblico della religione: mi sembrò sufficiente garanzia di affidabilità anche per una persona che non avrei votato.
S’è visto subito. Fin dalla legge sull’orrore dell'”aborto a nascita parziale”; l’astio con cui rispose a chi gli faceva notare che, come primo provvedimento adottato messo piede alla Casa Bianca, la firma a una legge che Bush jr. aveva abolito alienava d’un colpo e immediatamente l’elettorato, diciamo così, di matrice religiosa; il pretendere – e ottenere! – dall’università di Georgetown la rimozione di una Croce alle spalle del podio in cui mr. Obama avrebbe tenuto un sermone di cui non è dato sapere; e l’ostentata deferenza, la sottomissione all’Islam nella visita all’Università del Cairo, con un discorso che inaugurò la “primavera araba.”
Mi limito a irbadire quello che figura sulla copertina come didascalica sintesi a un sorridente vanesio: “Il peggiore.”
Grazie, Direttore, per la linearità del discorso e va detto, per il coraggio: chissà come ci rimarrà male, non dirò Ferrara o un Severgnini, ma Zucconi!
Grazie per la “linearità”. Lei è più informato di me. E mi congratulo con i suoi commenti sempre improntati a intelligenza, perché di cose apprese e pensate.
Caro Direttore,
La ringrazio per le sue parole, dato che anche qui sconto un’ostilità da parte anche di taluni cattolici, quali che siano le ragioni di questo, su cui posso essermi fatto un’idea, ma che non dirò per non alimentare una malafede che non ha, certo, bisogno di suggerimenti.
Io qualche minaccia l’ho già ricevuta; e un attacco mi fu riservsato da un “giornalista” del “manifesto” anni fa; quindi, so di cosa parlo, se le dico di stare molto attento. Specie dopo quello che è accaduto oggi a Parigi, come ieri a Gaza, Baghdad, Kabul e domani, potrebbe accadere in qualunque altra città del nostro continente sempre più Eurabia. Non creda a chi le parla di “moderati islamici”: non sono più moderati di certi tre sedicenti cattolici che vengono qui per procalmare santo e martire Saddam Hussein… Non sono moderati sol perché non usano le maniere forti: hanno dalla loro la forza dei numeri e delle nostre leggi per usarle contro di noi. Non gli creda mai! ll segnale che ha dato Bendetto XI quando ha dovuto ritrattare il discorso di Ratisbona è di un monito terribile a noi tutti; papa Francesco che prega in direzione de La Mecca è un atto di sottimissione che ha un valore enorme per il super-ego collettivo islamico. Sta a noi fare quello che possiamo.
Lei lo sta facendo e io la ringrazio!
Chiedo venia per gli errori commessi nel digitare: male, al solito.