«Le sanzioni alla Russia non saranno efficaci prima di due anni»

Di Leone Grotti
02 Luglio 2022
L'analista Sergei Vakulenko, veterano dell'industria del gas e del petrolio, suona un campanello d'allarme mostrando i difetti della strategia occidentale. Nel breve periodo saranno gli europei a pagare il costo maggiore delle sanzioni e Putin potrebbe presto «azzerare le forniture di gas»
Il logo di Gazprombank in Russia

Il logo di Gazprombank in Russia

«Ci vorranno circa due anni prima che l’effetto delle sanzioni alla Russia sull’industria e sulle esportazioni di tecnologia si faccia sentire» e anche per quanto riguarda quelle energetiche «non potranno essere molto efficaci durante il primo anno». Lo ha dichiarato al Corriere della Sera Sergei Vakulenko, analista presso il Carnegie Endowment for International Peace, veterano dell’industria del gas e del petrolio, il primo a prevedere che Gazprom avrebbe tagliato le forniture di gas all’Unione Europea.

«Putin può azzerare le forniture di gas»

Secondo Vakulenko, che prima di lasciare la Russia ha lavorato per 25 anni da Mosca per società di consulenza e alcune delle più grandi aziende russe e internazionali del settore, il Cremlino potrebbe presto azzerare le forniture di gas all’Europa: «Non ho informazioni dall’interno», premette, «ma la logica del conflitto imporrebbe una mossa del genere». Infatti, «impedire un riempimento degli stoccaggi adesso» metterebbe l’Europa in enorme difficoltà questo inverno e la renderebbe «più vulnerabile a interruzioni delle forniture».

L’ipotesi è tutt’altro che irrealistica se si considera che ieri Gazprom ha comunicato alla Germania che dall’11 al 21 luglio i rubinetti del gasdotto Nordstream verranno chiusi per «riparazioni». Mosca ha parlato di problemi tecnici emersi per la mancanza di una turbina canadese, ma il governo tedesco ritiene si tratti di uno stratagemma per impedire alla Germania di riempire gli stoccaggi. «Il metodo che abbiamo già visto in opera ci fa pensare che non sarebbe del tutto sorprendente» se Mosca trovasse una scusa «per dire che non si può più riavviare», ha dichiarato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck.

Al di là delle previsioni sulle prossime mosse di Putin, l’analista getta un’ombra pesante sull’efficacia delle sanzioni approvate da Ue e Usa. Per quanto riguarda il divieto di vendita a Mosca di parti e componenti tecnologiche sottoposte a sanzioni, «le scorte di materiali e pezzi di ricambio nella maggior parte delle aree sono abbastanza alte da coprire le necessità almeno fino alla fine dell’anno». Prima che la Russia sconti problemi seri «ci vorranno circa due anni».

Il petrolio russo finirà in Asia

Anche per quanto riguarda il petrolio l’efficacia delle sanzioni, che partono da gennaio, non sarà immediata perché «esistono alcuni schemi che permettono di esportare prodotti petroliferi russi in Europa un po’ di nascosto». Anche quando l’anno prossimo lo stop all’acquisto di petrolio russo entrerà in vigore, Mosca potrà sempre esportarlo verso l’Asia. Certo, il trasporto richiede molto più tempo «e costa di più, ma l’aumento dei costi è al di sotto dei dieci dollari a barile, quindi i margini di profitto sono ancora consistenti».

Le parole dell’analista sono confermate dai dati. Tra gennaio e maggio la bilancia commerciale della Russia ha fatto registrare uno stratosferico +100 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le minori importazioni da parte dell’Ue, infatti, sono state ampiamente compensate dall’aumento dei prezzi e questo vantaggio dà al Cremlino la possibilità di ricattare i paesi Ue.

I primi effetti delle sanzioni

Questo non significa che la Russia non stia già scontando delle difficoltà. Come riportato dall’Istituto ufficiale di statistica russo Rossat, solo due fabbriche di auto su 20 sono rimaste aperte e nel mese di maggio sono state prodotte il 97% delle vetture in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le vendite di Lada, il modello più popolare, sono crollate dell’84%, così come la produzione di frigoriferi e lavatrici è in calo del 60%.

Gazprom ha annunciato che non distribuirà dividendi per il 2021, così come la Sberbank, e il colosso del gas ha perso complessivamente il 30% del suo valore, spiega il Giornale. Inoltre quest’anno il Pil dovrebbe calare del 10 per cento e del 4 per cento l’anno prossimo, secondo stime Ocse. L’inflazione invece è già salita al 17 per cento.

Il tetto al prezzo del gas? «Non funziona»

Per Vakulenko non si tratta però ancora di problemi drammatici o strutturali e soltanto «a lungo termine la situazione sarà negativa per la Russia e migliore per l’Europa», mentre «nel breve periodo a causa delle sanzioni ci sarà un costo per i consumatori europei e tutto ciò sarà negativo per l’economia».

Il premier Mario Draghi da mesi propone come soluzione l’imposizione di un tetto al prezzo del petrolio e del gas e il G7 ha commissionato uno studio per analizzare la questione. L’analista russo però è scettico: «Non credo che questi limiti di prezzo funzioneranno. Sul mercato, in questo momento, il potere negoziale sta dalla parte di chi vende». Anche la guerra economica sarà lunga.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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