Le giravolte del governo sul taglio delle tasse
Parlando alla Stampa, il fondatore di Banca Mediolanum, Ennio Doris, lo ha detto senza mezzi termini: «Aspetto di vedere i piani del governo per il Recovery Fund. Ma vorrei sottolineare quella che per me è una contraddizione: si vuole rilanciare l’economia senza tagliare le tasse. Perfino negli Stati Uniti i membri della Fed pensano che sia necessario abbassare le imposte. Il governo pensa a una riforma dell’Irpef che scatterà nel 2022, ma è un po’ una perdita di tempo, se si vuole stimolare l’economia, bisogna farlo in tempi stretti».
TAGLIARE LE TASSE: SÌ, NO, FORSE
Anche il governo è consapevole della necessità di tagliare le tasse e non a caso ha ripetuto allo sfinimento per mesi che avrebbe utilizzato i fondi europei per farlo («usiamo i soldi per abbassare la pressione fiscale», disse Luigi Di Maio a maggio). Poi però è arrivata la doccia fredda del nostro commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: «Quello che deve essere chiaro è: guai a pensare che usiamo i 200 miliardi per ridurre le tasse, sarebbe davvero un messaggio sbagliato».
A questo punto il governo giallorosso ha iniziato a compiere giravolte sempre più complesse, fino ad arrivare al virtuosismo in cui si è esibito stamattina al Foglio il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la cui intervista realizzata dopo il suo intervento alla Festa dell’Unità di Modena è intitolata «Sì: abbassare le tasse grazie all’Europa si può».
LA VIA «INDIRETTA»
Oltre a ribadire che l’Italia non presenterà alla Commissione europea come giurato in precedenza i suoi progetti a ottobre, perché ancora non ci sono, ma soltanto le «linee guida», afferma:
«Questi soldi sono temporanei e questa è la ragione per la quale un taglio strutturale delle tasse non si può finanziare. Ma queste risorse possono finanziare delle grandi e ambiziose riforme. E possono finanziare investimenti che hanno un impatto sulla crescita, creando così uno spazio di bilancio. Per esempio, una pubblica amministrazione e un sistema di pagamenti digitalizzati sono meccanismi che strutturalmente aiuteranno a ridurre l’evasione fiscale. Se noi modernizziamo la pubblica amministrazione, il sistema fiscale, e digitalizziamo, anche utilizzando per questa opera di digitalizzazione le risorse europee, possiamo credibilmente avere un graduale aumento di gettito con cui possiamo sostenere una riforma fiscale».
LA BUFALA DELLA LOTTA ALL’EVASIONE
Dal riferimento alla lotta all’evasione fiscale, autentico rifugio di ogni politico disperato a corto di risorse dell’ultimo decennio, si può facilmente intuire che il ministro sta cercando di sparigliare le carte. Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, la lotta all’evasione fiscale ha prodotto risultati sempre più importanti negli ultimi anni: le somme recuperate sono state pari a 6,4 miliardi nel 2007, 6,9 nel 2008, 10,1 nel 2009, 10,5 nel 2010, 12,7 nel 2011, 12,5 nel 2012, 13,1 nel 2013, 14,2 nel 2014, 14,9 nel 2015, 19 nel 2016 e ben 23 miliardi nel 2017.
In tutti questi anni però non sono state affatto abbassate le tasse. Il problema, infatti, non è la mancanza di risorse ma come lo Stato intende utilizzarle. Un recente studio della Cgia di Mestre ha infatti rivelato che negli ultimi 20 anni il gettito fiscale in Italia è cresciuto di 166 miliardi. Le entrate tributarie sono passate dai 350,5 miliardi del 2000 ai 516,5 del 2019. Eppure non sono seguiti né riforme, né tagli.
«È POSSIBILE UN PO’ DI CHIAREZZA?»
Invece che spacciare la teoria secondo cui i soldi dell’Europa serviranno ad abbassare le tasse «indirettamente», il ministro dell’Economia dovrebbe seguire il consiglio di Daniele Manca, che oggi in un editoriale sul Corriere ha consigliato al governo di guardare alla storia italiana:
«Riforma fiscale. È possibile pretendere un po’ di chiarezza? Iniziando dal fatto che associarla al Recovery fund dell’Europa è un errore. Non è possibile farla con quelle risorse. Ormai questo principio dovrebbe essere chiaro. Già questo sarebbe un elemento di trasparenza».
Chiarezza e trasparenza che non sembrano rientrare tra le qualità dei membri di questo governo.
Foto Ansa
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