L’attacco di Hamas a Israele «è il nostro 11 settembre»
Ofir Haivry è uno dei più attivi intellettuali conservatori in Israele, vice presidente dell’Herzl Institute di Gerusalemme, come milioni di israeliani il suo Shabbat è stato interrotto dalla notizia dell’attacco di Hamas a Israele. Haivry ci risponde dalla sua casa nei pressi di Tel Aviv: «La situazione è inquietante, non stiamo vivendo un pericolo esistenziale per lo stato di Israele ma un attacco terroristico dal forte valore simbolico come lo fu l’11 settembre con l’attentato alle Torri Gemelle».
L’attacco da parte di Hamas è avvenuto a cinquant’anni dalla guerra dello Yom Kippur, eppure le forze armate di Israele sembrano state colte di sorpresa, non ci si aspettava un’offensiva in queste dimensioni ed entità?
Ci sono due elementi da tenere in considerazione. Da un lato, è stata una sorpresa e neanche i servizi segreti israeliani sono riusciti a capire le intenzioni dei palestinesi ma, dall’altro lato, c’è un problema nel contrasto ad Hamas da anni. Hamas è stato affrontato come un problema di ordine pubblico e non come un gruppo terroristico. Netanyahu ha cercato in questi anni di creare una coalizione anti-iraniana in collaborazione con i sauditi evitando si arrivasse a un’escalation a Gaza che avrebbe comportato un allontanamento dai paesi arabi che Netanyahu cerca di avere alleati contro l’Iran. Si tratta di una strategia di contenimento e ogni volta che c’è stato un attacco terroristico è arrivata una risposta tattica ma non si è cercata una soluzione strategica.
C’è chi paventa l’ipotesi di un attacco più consistente da nord da parte di Hezbollah, pensa sia una ipotesi plausibile?
Tutto può succedere ma se ci fosse un stato un coordinamento con un massiccio attacco da nord anche da parte di Hezbollah sarebbe dovuto avvenire subito. Forse la situazione potrebbe cambiare se Israele reagirà molto duramente contro Gaza, lo scenario peggiore è che l’Iran reagisca militarmente.
A differenza degli attacchi negli ultimi anni compiuti con i razzi, questa volta c’è stata un’invasione di terra. Perché questo salto di qualità da parte di Hamas?
Hamas ha capito che il solo attacco con i missili non è sufficiente, hanno compreso che air dome e gli altri nostri sistemi di difesa rendono i missili inefficaci. I palestinesi hanno capito che una persona con un fucile può uccidere, con un costo molto più basso, più israeliani di cento missili che verrebbero intercettati. Oggi la leva missilistica è diventata inefficace mentre l’attacco compiuto con queste modalità è un salto di qualità.
Hamas ha preso anche numerosi ostaggi…
I terroristi hanno attaccato i cittadini, non è un attacco solo a obiettivi militari ma terroristico che colpisce i civili, hanno tentato di prendere un alto numero di ostaggi per due ragioni: da un lato cercheranno di utilizzare parte degli ostaggi per provare a fermare la controffensiva israeliana, dall’altro li useranno come strumento di scambio con i loro prigionieri.
Nonostante le uccisioni di civili, di donne, bambini, anziani, i rapimenti, i video dei corpi esposti al pubblico ludibrio, in Italia e in Occidente c’è chi continua a giustificare Hamas, come risponde a queste persone?
Le frange radicali si trovano ovunque ma sono minoritarie, quello che mi preoccupa è la reazione dell’opinione pubblica occidentale quando Israele reagirà duramente. È in quel momento che si vedranno i nostri amici e chi oggi è con Israele dovrà esserlo anche in quel momento.
Netanyahu ha dichiarato: «Siamo in guerra». Secondo lei quali saranno le conseguenze dell’attacco di Hamas?
Israele lo ha vissuto come un’invasione, i terroristi verranno neutralizzati ma il punto non è solo militare. Il sistema israeliano di difesa si basa sul fatto che il nemico deve capire che il prezzo che paga per attaccarci è sempre più alto. L’opinione pubblica israeliana pensa che il suo onore sia stato colpito, l’israeliano medio crede che riportare la situazione allo status quo precedente all’attacco non sia sufficiente. Prepariamoci a una dura reazione.
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