
La nuova burocrazia celeste e la Grande Transizione del capitalismo

Dopo l’articolo di Corrado Clini che ha rimarcato l’importanza di attualizzare le priorità del Green Deal europeo, su queste pagine sono seguiti altri interventi che denotano la grande portata del piano ma anche i suoi limiti e le sue contraddizioni. Che evidentemente ci sono. Ciò non toglie che, nell’Europa della nuova burocrazia celeste, il Green Deal sia un valido progetto di sviluppo economico e sociale, non soltanto ambientale.
La bureaucratie céleste (1968) di Etienne Balazs – tra i più importanti sinologi del Novecento – ci dice che la Cina imperiale si avviò verso la decadenza proprio a causa del suo apparato statale. Secondo Balazs, fu la pervasività del potere dello Stato cinese – esercitato da una burocrazia estremamente colta ed efficiente ma anche arrogante – a fermare lo sviluppo della classe mercantile. Fino al XV secolo, infatti, i mercanti cinesi avevano reso il loro impero il più sviluppato commercialmente e il più progredito civilmente. Poi, la scoperta delle Americhe e il consolidarsi del mercantilismo in Europa, resero il Vecchio continente l’epicentro mondiale dello sviluppo sociale e del capitalismo (mercantile prima e industriale poi).
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