La liberazione di Saadi Gheddafi avvicina la Libia al voto

Di Rodolfo Casadei
15 Settembre 2021
Le elezioni del 24 dicembre sono ancora un'incognita. Ma l'uscita dal carcere del figlio del dittatore è un segnale positivo
Saadi Gheddafi in Libia prima della liberazione

Saadi Gheddafi in Libia prima della liberazione

Si voterà per le elezioni parlamentari e presidenziali in Libia il 24 dicembre prossimo, come previsto dagli accordi del Forum per il dialogo politico libico nel febbraio scorso? Nel turbine di indizi favorevoli e sfavorevoli ce n’è uno che forse conta più degli atti ufficiali della riunita e riconciliata Camera dei Rappresentanti (il parlamento libico) e della Alta Commissione elettorale nazionale (Acen): la liberazione dal carcere di Saadi Gheddafi e di altri esponenti del vecchio regime il 5 e 6 settembre scorsi.

Il figlio di Gheddafi esce dal carcere

Il figlio di Gheddafi, noto in Italia per essere stato in forza come calciatore nel Perugia del presidente Luciano Gaucci, era stato imprigionato nel 2014 dopo essere stato estradato dal Niger dove aveva cercato rifugio. Nel 2018 un tribunale lo aveva prosciolto da tutti i capi di accusa per i quali era stato arrestato (l’omicidio di un allenatore di calcio e un ruolo nella repressione dell’insurrezione del 2011), ma le autorità di Tripoli non lo avevano rilasciato. A decidere formalmente la liberazione, avvenuta con oltre tre anni di ritardo, è stato il nuovo procuratore generale Siddiq al-Sour, nominato dal parlamento nell’aprile scorso, ma dietro l’operazione ci sta una costellazione di forze che comprende gli uomini forti di Misurata, in particolare l’ex ministro degli Interni Fathi Bachagha e l’ex sindaco Ali Ibrahim Dabaiba, cugino dell’attuale primo ministro Abdelhamid Babaida, la Turchia e i Fratelli Musulmani libici (che a Tripoli presiedono l’Alto Consiglio di Stato, una specie di Senato consultivo, con Khaled al-Mishri da poco rieletto a tale carica).

In vista delle elezioni, soprattutto di quelle presidenziali, i voti dei nostalgici gheddafiani, defilati ma ancora numerosi nel paese specialmente nella città di Sirte, fanno gola a tutti. Bachagha, che sarà candidato alle presidenziali che da calendario si dovrebbero tenere il 24 dicembre, conta di poter pescare in questo bacino di voti, oltre che in quello della sua città e persino in Cirenaica, dove la posizione del generale Haftar appare indebolita dopo l’insuccesso militare della sua offensiva dell’estate 2019 contro Tripoli e dopo l’adesione delle istituzioni di Tobruk (governo e parlamento rivali di quelli di Tripoli) all’accordo nazionale del febbraio scorso.

Le manovre in vista del voto

In un discorso del giugno scorso Bachagha, già ministro degli Interni nel governo di Tripoli presieduto da Al-Serraj in guerra con le forze della Cirenaica, ha affermato: «L’Est non vuole semplicemente una quota maggiore dei profitti del petrolio: chiedono di avere gli stessi diritti e una partecipazione equa ai servizi pubblici e allo sviluppo. Le loro lamentele sono giuste, il nostro stato è centralizzato e più della metà del bilancio statale viene speso nella capitale».

Che nell’operazione abbia avuto un ruolo la Turchia, che in Libia ha centinaia di soldati e migliaia di combattenti siriani pagati da Ankara per difendere il governo di Tripoli, si comprende dal fatto che subito dopo la sua liberazione Saadi Gheddafi è volato a Istanbul. Molto curioso il fatto che la notizia, diffusa il 6 settembre da varie testate arabe, africane e turche, comprese l’agenzia ufficiale Anadolu e il quotidiano filo-governativo Daily Sabah, è stata smentita dal ministro degli Esteri turco il 10 settembre.

I segnali positivi in Libia

Fattori ostativi e fattori facilitanti per lo svolgimento delle elezioni in programma alla vigilia di Natale sono state elencati dall’inviato speciale del segretario dell’Onu e capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) Ján Kubiš nella sua relazione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 10 settembre. Fra i secondi segnala i seguenti fatti:

«La Camera dei rappresentanti sta finalizzando la legge elettorale per le elezioni parlamentari, mentre sono stato informato dal presidente del parlamento Agilah Saleh che la legge per le elezioni presidenziali è già stata approvata. (…) Saluto con soddisfazione le azioni intraprese dal Governo di unità nazionale per facilitare lo svolgimento delle elezioni, specialmente l’adeguato finanziamento all’Alta commissione elettorale nazionale così come alle varie azioni preparatorie da parte del ministero degli Interni. (…) Saluto con soddisfazione il progresso realizzato fino a questo momento dall’Acen per quanto riguarda le preparazioni per lo svolgimento delle elezioni in dicembre. Elogio il presidente dell’Acen per i diligenti sforzi di preparazione e pianificazione. Negli ultimi due mesi l’Acen è riuscita ad aggiornare il registro degli elettori sul territorio nazionale e a lanciare una campagna di aggiornamento delle registrazioni per i libici in età di voto che risiedono fuori dal paese che continuerà fino alla metà di settembre. Più di mezzo milione di nuovi elettori si sono recentemente registrati per partecipare alle imminenti elezioni, portando il totale degli elettori registrati a più di 2 milioni e 880 mila, il 40 per cento dei quali sono donne. (…) Il cessate il fuoco continua a tenere e c’è stato qualche progresso nell’attuazione di alcuni elementi dell’accordo di armistizio. I persistenti sforzi della Commissione militare congiunta 5+5 hanno portato alla riapertura della strada costiera fra Misurata e Sirte».

Gli ostacoli principali

La Commissione 5+5 è formata da ufficiali dell’Esercito nazionale arabo libico comandato da Haftar (anche se dopo gli accordi di febbraio il comandante supremo è considerato il presidente del Consiglio presidenziale Mohamed Yunus al-Menfi) e da ufficiali delle milizie di Misurata e delle altre formazioni che hanno combattuto per conto del governo di Al-Serraj a Tripoli. Naturalmente fra i segnali positivi viene citata anche la liberazione di Saadi Gheddafi e di altri esponenti del vecchio regime, e inoltre la liberazioni di miliziani di Misurata da parte delle forze di Haftar.

Non mancano però elementi che mantengono critica la situazione:

«La Camera dei rappresentanti non ha ancora approvato un budget nazionale unificato, che ha un’importanza fondamentale per permettere al Governo di unità nazionale di migliorare la fornitura di servizi e l’assistenza a tutti i libici allo stesso modo. Il Governo di unità nazionale continua ad operare in base ad assegnazioni mensili da parte della Banca Centrale. (…) Devo purtroppo riferire che lo stallo politico di questo periodo sta già gettando ombre sulle condizioni di sicurezza. Molte aree della costa occidentale continuano ad essere zone calde di sporadico conflitto, dovuto anche ad attività illegali e al contrabbando. Allo stesso modo sconcertante è il fatto che scontri rilevanti fra varie unità appartenenti alle forze di sicurezza sotto il controllo nominale delle autorità sono scoppiati a Tripoli il 3 settembre e anche successivamente, in particolare per il controllo di alcune istituzioni. Sia il Consiglio di presidenza che il primo ministro hanno agito rapidamente per mettere fine ai combattimenti».

Il nodo delle milizie

Nel suo rapporto Kubiš riferisce anche il fatto che il ministro degli Esteri, signora Najla al-Mangoush, «ha proposto di tenere una conferenza sulla stabilizzazione del paese con i partner esterni della Libia che hanno un ruolo decisivo, come piattaforma per attuare le decisioni della Conferenza di Berlino, soprattutto per avere sostegno in vista del ritiro dei mercenari, dei combattenti stranieri e delle forze straniere in un modo graduale, misurato, equilibrato e modulare, così come per preparare il disarmo, smobilitazione e reintegrazione nella vita civile dei combattenti, la riforma del sistema della sicurezza e l’unificazione delle istituzioni militari».

Si tratta evidentemente della questione cruciale per la pacificazione della Libia: il disarmo delle milizie, la partenza dei combattenti stranieri (soldati turchi, mercenari russi e ribelli siriani a stipendio di Ankara) e la creazione di un esercito veramente nazionale. Cose che si potranno fare solo dopo le elezioni. Se si svolgeranno.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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