
La guerra all’atomica di Teheran è già in corso, e non è solo israeliana
Anticipiamo la rubrica “Se ti dimentico Gerusalemme”, che apparirà sul numero 49/2011 di Tempi in edicola da domani.
In Israele è in corso un dibattito senza precedenti sull’opportunità o meno di condurre un attacco. Si tratta dell’operazione militare pensata per bloccare la strada della bomba nucleare iraniana. Il primo ministro Bibi Netanyahu e il ministro della Difesa Ehud Barak annunciano pubblicamente che il tempo sta per scadere, che mancano ventiquattro mesi, poi ridotti a dodici, a un punto di non ritorno, superato il quale il regime degli ayatollah avrà l’atomica. I leader israeliani lasciano capire che la comunità internazionale ha dunque poco tempo per fermare Teheran e che altrimenti Israele sarà costretto a compiere un attacco preventivo.
Non si contano più le simulazioni di raid aerei compiute sui cieli del Mediterraneo e rese noti al pubblico per far sapere che Israele è pronto. In questo scenario irrompe Meir Degan, ex capo del Mossad, che sconsiglia un attacco israeliano per il timore che possa scatenare una guerra aperta su più fronti contemporaneamente (Hezbollah dal Libano, Hamas da Gaza e la Siria interessata a sviare l’attenzione dai propri problemi interni). Degan in questi mesi ha scelto di parlare in un crescendo mediatico, fino a concedere un’intervista in prima serata in televisione. Assistiamo dunque a una prova di democrazia: parlare della necessità di entrare o meno in guerra in pubblico, tanto da far temere a Barak che la capacità di deterrenza di Israele ne esca indebolita.
La paura di Israele è nota, mentre resta nascosto il terrore di tutti gli altri paesi della regione. Arabia Saudita, Bahrein, Iraq, Turchia, Giordania, nessuno escluso, temono che Ahmadinejad diventi una potenza nucleare, una minaccia per tutto il Medio Oriente. La guerra è già in corso e non è solo Israele a combatterla. I paesi confinanti con l’Iran non lasceranno solo gli spazi aerei aperti per far passare i caccia israeliani qualora si decida di compiere un raid, ma già adesso i servizi segreti stanno cooperando più o meno direttamente per boicottare la bomba.
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