
La domanda dell’Innominato in Piazza San Pietro

Caro direttore, la Messa pro eligendo romano pontefice è iniziata alle dieci. La gente la segue dai grandi schermi allestiti sulla piazza, molti guardano con curiosità il comignolo allestito sopra la Sistina, dove è iniziato il conclave. Da lì verrà l’annuncio che è stato o non è stato eletto il Papa e nessuno può dire quando; si possono fare solo previsioni o congetture. Nessuno potrà dire nulla fino ad allora: è finito l’assedio dei cronisti che in questi giorni hanno aspettato i cardinali che giungevano in Vaticano per le congregazione. Si è cercato di capire da poche battute e da molti silenzi quello che accadrà e soprattutto uno o più possibili nomi. Ne sappiamo meno di prima.
Certo, ci sono sensibilità diverse, anche molto diverse, tra i cardinali, del resto anche la liturgia cita la “multiforme sapienza” dello Spirito. La Messa è il vero e unico momento di totale unità per chi crede. La preghiera di Cristo allo spezzare del pane è che i cristiani siano una cosa sola come una cosa sola è la Trinità.
Per ora le note sul taccuino del cronista sono i volti di questa piazza: gente da tutto il mondo, che parla lingue diverse. C’è chi prega e chi è qui solo per curiosità. Chi per caso, attratto dal movimento di altra folla finora estranea. Qualcosa però li unisce e vengono in mente le parole che Alessandro Manzoni fa pronunciare all’Innominato che dal suo castello vede la gente che corre all’incontro con il cardinale Federico: mille rivoli, persone diverse tutte pervase da una simile quanto strana e inspiegabile allegria e l’Innominato si domanda: cosa c’è di buono in questo maledetto paese? Forse tra un po’ lo sapremo anche noi.
Giancarlo Giojelli
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