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La croce tra il filo spinato. Reportage dal Libano

Di Leone Grotti
09 Febbraio 2025
Viaggio nei villaggi cristiani del sud del paese dove ancora infuria la guerra tra Israele e Hezbollah. Tra gente che ha perso tutto tranne la speranza in Dio. «Anche questa è terra santa. Non ce ne andremo mai»
I resti di una statua di Maria nel villaggio cristiano di Kawzah, nel sud del Libano
I resti di una statua di Maria nel villaggio cristiano di Kawzah, nel sud del Libano, occupato da Hezbollah e raso al suolo durante il conflitto con Israele (foto Tempi)

Wissam Youness trascina il passo lento con le mani infilate nelle tasche e lo sguardo indifferente, assorto nei suoi pensieri. Attraversando un tappeto di macerie e vetri rotti, che un tempo chiamava cortile, calpesta un giaccone senza neanche accorgersene. Di chi fosse, non importa: nessuno lo indosserà più. Le sue figlie, protette dalla spensieratezza e dall’incoscienza dell’infanzia, gli corrono attorno schiamazzando e ridendo. «Se Dio non ci avesse protetti», racconta abbracciando con gli occhi le bambine capaci di divertirsi anche tra i detriti, «ora sarebbero morte».
Wissam Youness (a sinistra) con alcuni membri della sua famiglia davanti alla sua casa parzialmente distrutta nel villaggio di Debel, sud del Libano (foto Tempi)
Youness parla con un filo di voce. Guarda a terra l’elegante cancello, ormai distrutto, che una volta delimitava la sua bella casa a Debel, villaggio cristiano nel sud del Libano, a pochi chilometri dal confine israeliano. Poi ci indica una voragine dove do...

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