
La Corea del Nord rispetta le tradizioni comuniste: imbalsamare i dittatori
Alla fine hanno deciso di farlo. Proprio come il padre Kim Il-sung, anche il dittatore nordcoreano Kim Jong-il, morto il 17 dicembre scorso, sarà imbalsamato, posto sotto una teca di vetro e lasciato a riposare nel mausoleo Kumsusan di fianco al padre. Imbalsamare i dittatori non è una pratica tipica della Corea del Nord ma è usanza nei regimi comunisti. Kim Jong-il, infatti, sarà in ottima compagnia, ultimo di una lunga rosa di nomi che, oltre al padre, comprende dittatori del calibro di Lenin, Stalin, Dmitrov (Bulgaria), Choibalsa (Mongolia), Gottwald (Cecoslovacchia), Ho Chi Minh (Vietnam) e Mao (Cina).
I primi a riprendere la pratica dell’imbalsamazione tipica dell’antico Egitto furono i sovietici, che non volevano che il corpo di Lenin si deteriorasse. L’idea di conservare il suo corpo venne al capo della Ceka, polizia segreta sovietica, Felix Dzerzhinsky e al manager industriale Leonid Krasin, che all’inizio pensarono a una teca refrigeratrice. Ma ci sarebbe voluto troppo tempo a fabbricarla. Così il compito di mantenere il prezioso corpo venne affidato a due scienziati chimici, che già si erano cimentati in diversi esperimenti: Boris Zbarsky e Vladimir Vorobiev. Visto il grande successo che ebbero nell’operazione, venne istituito nel 1939 il “Laboratorio di Lenin”.
Dopo la seconda guerra mondiale altri Stati del Blocco sovietico, Bulgaria e Mongolia, seguirono in tutto e per tutto l’esempio di madre Russia: imbalsamando i rispettivi dittatori e facendo costruire mausolei. Dopo la morte di Stalin, lo stesso trattamento toccato a Lenin fu riservato a lui e da allora gli esperti imbalsamatori sovietici divennero famosi in tutto il mondo e trattarono i corpi, tra gli altri, dell’angolano Augustine Neta e del vietnamita Ho Chi Min. Proprio quest’ultimo diede del filo da torcere agli scienziati sovietici, che sono stati costretti a imbalsamarlo in un luogo nascosto nella giungla vietnamita, non volendo il governo comunista far viaggiare il corpo di Ho Chi Min fino in Russia. Il corpo del Grande timoniere Mao Tse-tung, invece, i cinesi se lo imbalsamarono in casa copiando la tecnica degli allora odiati sovietici.
Quella comunista era diventata una tradizione così importante che quando nel 1994 morì il “presidente eterno” Kim Il-sung, i nordcoreani decisero immediatamente di rispettare le usanze, mantenendo così in vita il “Laboratorio di Lenin”, che dallo scioglimento dell’Unione Sovietica, nel 1991, non godeva più di sussidi statali. Secondo lo studioso russo ed esperto di politica nordcoreana Andrei Lankov, il prezzo pagato agli scienziati dalla Corea del Nord fu di 1 milione di dollari, mentre per il mantenimento del corpo sono stati spesi 800 mila dollari all’anno. Kim Il-sung fu posto nel mausoleo Kumsusan e i visitatori che entrano sono obbligati a inchinarsi tre volte davanti al suo corpo.
La Corea del Nord sembra non badare a spese anche se, contando che negli anni ’90 a causa di una carestia sono morte tra le 300 mila e i 2 milioni di persone, forse il regime comunista poteva spendere meglio quegli 800 mila dollari all’anno. Non che adesso Pyongyang navighi in buone acque – imploderebbe subito senza i milioni di tonnellate di aiuti alimentari che riceve ogni anno dalla Cina – ma, come hanno spiegato recentemente gli imbalsamatori sovietici, con poca spesa in più nello stesso mausoleo dove riposa Kim Il-sung potrebbe essere sistemato anche il figlio Kim Jong-il. In più, il corpo del “caro leader” dovrebbe essere trattato da scienziati nordcoreani, il cui servizio costa decisamente meno di quelli russi. Perché, in tempi di crisi, bisogna risparmiare su tutto, anche sull’imbalsamatore.
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