Il Deserto dei Tartari

La brutta fine premonitrice dell’albero di Robin Hood

Di Rodolfo Casadei
17 Maggio 2025
Perché l’assurdo e criminale abbattimento in una notte del monumentale Sycamore Gap Tree anticipa il destino di distruzione implicito nella dittatura della tecnica
Quel che resta del celebre “Sycamore Gap Tree” abbattuto illegalmente nella notte del 27 settembre 2023 (foto Ansa)
Quel che resta del celebre “Sycamore Gap Tree” abbattuto illegalmente nella notte del 27 settembre 2023 (foto Ansa)

«Missione idiota», «teppismo insensato», «atto ingiustificabile», «motivazione poco chiara», «personaggi patetici». Giudici, giornalisti, ambientalisti faticano a trovare le parole giuste e la chiave di giudizio per rendere conto dell’accaduto. Forse per farsi una ragione dell’evento bisogna portare il discorso a un livello diverso da quello della spontanea indignazione per il gesto sconsiderato, accettare che ci sono motivazioni profonde che non si riducono agli insondabili abissi della stupidità umana.

Il Sycamore Gap Tree abbattuto in meno di tre minuti

La vicenda risale al 27 settembre 2023, ma i dettagli si sono conosciuti solo ora che è stata emessa la sentenza di condanna e resta da quantificare la pena dei colpevoli. Ad Adam Carruthers, un meccanico tuttofare che vive in una roulotte con una donna da cui ha avuto due figlie, ci sono voluti meno di tre minuti (2 minuti e 40 secondi per l’esattezza) per abbattere con una motosega il monumentale Sycamore Gap Tree, un acero vecchio di 150 anni e alto 44 metri che faceva la guardia solitario ai resti del Vallo di Adriano, orgoglio della contea di Northumberland e famoso anche fuori dall’Inghilterra per aver contribuito alla scenografia di uno dei film più famosi su Robin Hood.

Suo complice è stato Daniel Graham, piccolo imprenditore specializzato nello sbancamento e livellamento di terreni, affetto da problemi mentali dopo la morte del padre suicida quattro anni fa. Anziché in una roulotte Graham vive in una baracca fra i campi che si è costruito con le sue mani e che per il degrado che la circonda fa imbestialire i villaggi vicini.

Sycamore Gap Tree
Vecchio di 150 anni e alto 44 metri, il Sycamore Gap sorgeva lungo i resti del Vallo di Adriano ed era l’orgoglio della contea di Northumberland (foto Depositphotos)

Il dolore, la furia, le lacrime

I due compari (ex: l’inchiesta ha spezzato l’amicizia che li legava da quattro anni a questa parte) rischiano ora fino a dieci anni di carcere e una sanzione fra le 400 mila e le 600 mila sterline per il danno materiale causato. Quello immateriale – paesaggistico, sentimentale, simbolico – è inestimabile: l’acero, piantato nella seconda metà dell’Ottocento dall’antiquario e archeologo John Clayton in un avvallamento fra due collinette in prossimità dei resti della muraglia che separava la Britannia romana dalla Caledonia (l’attuale Scozia), era diventato mèta di innumerevoli visite turistiche, location di matrimoni, fidanzamenti ufficiali e dispersioni di ceneri di defunti, destinatario di premi in competizioni nazionali e internazionali, icona identitaria della contea. Ha scritto il Guardian: «Molti hanno paragonato la sua perdita a quella di un caro amico o di un parente. La sua distruzione ha suscitato sentimenti di tristezza, di dolore e poi di furia cieca. Alcuni hanno pianto».

La tecnica ha preso il sopravvento

I tentativi di spiegazione sono tutti imperniati sulla psicologia dei due responsabili: due persone mentalmente fragili che hanno creduto di poter incrementare la propria autostima compiendo un’impresa audace e pericolosa, due perdenti che hanno cercato una rivincita procurandosi un sentimento di appagamento causando raccapriccio e dolore nel prossimo (per la perdita dell’albero). Se però alziamo un po’ il punto di osservazione, vediamo una realtà ben più vasta.

Vediamo un caso esemplare di quello che scriveva Günther Anders quasi cinquant’anni fa in L’uomo è antiquato: la tecnica ha preso il sopravvento sul suo produttore. Nel momento in cui, coerenti con la logica secondo cui oggetto del progresso tecnico è la massima potenza dello strumento senza nessuna preoccupazione circa il suo utilizzo, abbiamo creato motoseghe in grado di abbattere in 160 secondi alberi secolari che incarnano l’identità, il senso di appartenenza, la viva memoria di generazioni di esseri umani, abbiamo aperto le porte della distruzione dei monumenti arborei di tutto il mondo. Perché ci sarà sempre qualcuno che per ragioni di disagio psicologico, o per arricchirsi o per provare l’ebbrezza del proprio potere sulla realtà prenderà in mano la motosega e le farà fare ciò che essa è in grado di fare.

Il Sycamore Gap Tree abbattuto (foto Ansa)
Il Sycamore Gap Tree era diventato famoso anche fuori dall’Inghilterra grazie al film Robin Hood di Kevin Costner (foto Ansa)

I moniti di Ratzinger e Galimberti

Joseph Ratzinger cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ci aveva avvertito nel lontano 1987: «Ciò che è tecnicamente possibile non è per ciò stesso moralmente ammissibile», scriveva nell’istruzione Donum vitae a proposito della procreazione senza rapporto sessuale. Ma questa raccomandazione, irrisa da biologi, legislatori e giudici di corti costituzionali di tutto il mondo, è anche totalmente estranea al dominio totalitario della tecnica nella società contemporanea.

Come scrive Umberto Galimberti,

«in un universo di mezzi dove nessun fine è più all’orizzonte non si danno più leggi morali, né imperativi che non si iscrivano in quella regola di condotta che la tecnica annuncia quando prescrive che “si deve fare tutto ciò che si può fare”, e poi, di conseguenza, “si deve impiegare tutto ciò di cui si dispone”. Questi imperativi capovolgono i parametri di riferimento dell’agire. Non più le esigenze dell’uomo, i suoi bisogni, la sua espressione, ma la disponibilità degli strumenti, le loro possibilità, le loro potenzialità. Sono essi, nell’età della tecnica, a dettare i princìpi regolativi del comportamento, perché, dal punto di vista della tecnica, è inammissibile il non impiego delle installazioni disponibili, così come la non costruzione di installazioni possibili» (Psiche e techne, p. 707).

Brague e il superuomo pre-adolescente

Carruthers e Graham non sono due mostri, hanno semplicemente obbedito all’imperativo amorale della tecnica trionfante: “impiega il potere che è stato creato”. Un imperativo che fa facilmente breccia nel cuore di un’umanità che dopo il “sapere è potere” di Francesco Bacone si è lasciata sedurre dalla tentazione dell’onnipotenza ed è sprofondata in una immaturità dai tratti infantili, come ricordava Rémi Brague in un’intervista al sottoscritto di qualche anno fa:

«La questione è di capire in base a quale modello sarà fabbricato il superuomo. L’uomo transumano sarà fabbricato da uomini a lui anteriori, come siamo noi. E che cosa decideremo di migliorare in lui? Ho l’impressione che ciò che si sogna di migliorare sia semplicemente la potenza di quest’uomo: potenza fisica e potenza intellettuale del genere della ragione calcolante. Non fabbricheremo dei santi, fabbricheremo dei supercomputer umani! Anche in questo caso ci aiuta un frammento di Nietzsche. Dice: se chiediamo a un ragazzino di 10-12 anni “vuoi diventare migliore? Vuoi essere una persona più morale?”, lui non mostrerà entusiasmo; se invece gli diciamo “vuoi diventare più forte?”, la cosa gli apparirà interessante. Ho l’impressione che il sogno del transumano vada in questa direzione: è un sogno infantile, pre-adolescenziale».

Il Sycamore Gap Tree abbattuto (foto Ansa)
Il 27 settembre 2023 Adam Carruthers ci ha messo appena 2 minuti e 40 secondi per abbattere il monumentale Sycamore Gap Tree (foto Ansa)

Strumenti fuori controllo

L’uomo si è fottuto nel momento stesso in cui ha inventato la bomba atomica e le altri armi di distruzione di massa; ha liberalizzato le manipolazioni genetiche che obbedendo alla prospettiva transumanista ci trasformeranno in cyborg destinati in pochi anni all’obsolescenza; ha prodotto macchine che rendono desiderabili stili di vita che comportano un’impronta ecologica insostenibile; ha creato tecnologie della comunicazione che non permettono più di distinguere il vero dal falso. Tutte realtà tecnologiche superiori alle nostre possibilità di controllo, come confida al personaggio di Albert Einstein il principale creatore dell’arma nucleare Robert Oppenheimer in un dialogo dell’omonimo film: «Quando sono venuto da te con quei calcoli, abbiamo pensato che avremmo potuto avviare una reazione a catena che avrebbe distrutto il mondo intero», dice il primo. «E allora?», risponde il fisico tedesco. «Penso che lo abbiamo fatto».

Il brutale atto distruttivo di Carruthers e Graham è premonizione, anticipazione, preannuncio in termini minimi del destino di distruzione su vasta scala implicito nell’odierna dittatura della tecnica. Per questo spaventa oltre ogni dire.

@RodolfoCasadei

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2 commenti

  1. Gabriele Bonfrate

    Caro Rodolfo,
    mi perdonerai spero questa informalità. che scaturisce soprattutto da un comune sentire ma anche da un breve incontro accaduto diversi anni fa in montagna. Come sempre ho divorato anche questo tuo articolo. Consentimi però di non ritenere questo specifico episodio riconducibile alla hybris tecnologica che ormai “possiede” il genero umano nella sua quasi totale interezza. Qui si tratta davvero di due fuori di testa, che, come giovinastri ignoranti e disturbati, hanno compiuto un gesto ignobile.
    Detto ciò condivido in pieno la tua valutazione in merito al dominio della tecnologia sul sapere, sulla scienza, sulla cultura, sulla religione e quindi sull’Umano. La domanda è come, ammesso che sia possibile, uscirne. Io sono molto pessimista, lo ammetto. In qualche modo osservando me stesso in primis e poi il mondo ed il suo evolvere mi sovviene spesso la domanda che Gesù pose ai suoi: “Ma quando il Figlio dell’Uomo tornerà troverà ancora la fede sulla Terra?”.
    Grazie a Dio la nostra Speranza affonda le proprie radici nella Sua promessa.
    Concludo con un grazie per i bellissimi articoli che sempre mi spingono a riflettere e arricchiscono la mia esperienza.

    Gabriele

    1. Rodolfo Casadei

      Ho la mia idea sulla traiettoria della tecnologizzazione del mondo. Ma questo non è lo spazio adatto per articolarla. Se mi comunichi delle coordinate per scriverti in privato, possiamo continuare il dialogo. A proposito del divario fra il significato profondo dell’atto (l’abbattimento del Sycomore Gap Tree) e la sprovvedutezza di chi l’ha compiuto, ricordo che Hegel scrisse, a proposito di Napoleone, di “avere visto lo Spirito del Mondo a cavallo”. Cosa che probabilmente Napoleone non pensava di sé. I nostri atti a volte ci superano. Credo sia il caso dei due teppisti britannici.

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