L’Amore è Amore anche quando è minorile. Gli strani effetti dell’equinozio di primavera su Repubblica

Di Correttore di bozze
20 Marzo 2014
Sboccia una love story tra una prof quarantenne e la sua alunna quindicenne. E per Repubblica è quasi un peccato che esista il reato di «atti sessuali con minore»

Il Correttore di bozze detesta fare ogni volta la figura del villano senza cuore, ma come sempre, quando ode augelli far festa, gli viene voglia di spezzargli le fragili alette. Non si trattiene, il troll. E dove fanno festa gli augelli in questo equinozio di primavera? Ma tra le pagine di Repubblica naturalmente, il quotidiano dell’Amore vero, dalle quali fa capolino oggi, qual tenero fior tra l’asfalto, la commovente love story tra un’insegnante quarantenne e la sua alunna quindicenne.

(No, l’apostrofo tra “un” e “insegnante” non è un refuso).

“La prof a processo per un bacio all’allieva”: fin dal titolo si capisce da che parte sta Repubblica. Dalla parte dell’amore, ovvio. Ma l’articolo di Maria Elena Vincenzi è perfino meglio, più diretto, più esplicito, il Correttore di bozze direbbe quasi spudorato, anche perché, come avrete capito, qui c’è una grande ingiustizia da riparare, e cioè che la legge, la fredda e insensibile legge, possa scambiare ahinoi certe poetiche effusioni d’amore (anzi: d’Amore) per banali «atti sessuali con minori». Omofoba di una legge.

Ma leggiamo Repubblica:
«Un bacio segreto in un cinema. E poi messaggi, chat, frasi romantiche, cuori in ogni dove, promesse di non perdersi mai. Un amore virtuale e proibito perché una delle “amanti” era una studentessa di terza media, anche se 15enne, e l’altra la sua insegnate 40enne che ora rischia di finire a processo con l’accusa di atti sessuali con minori, reato che si contesta quando c’è il consenso. E il consenso in quel caso c’era: tra la ragazzina e la professoressa era nato un amore. Lei, la piccola, le scriveva “ti amo” in chat, lei, l’insegnante, la contraccambiava. Era gratificata da quelle attenzioni, le consigliava libri, film, le scriveva messaggi d’amore. Le aveva persino regalato un ciondolo che la sua alunna portava sempre con sé. Stavano insieme, come hanno spiegato entrambe che hanno parlato l’una dell’altra come dell’amore della vita».

Bene, adesso dite un po’: non udite forse anche voi augelli far festa? Il Correttore di bozze li ode eccome. E si indigna, per giunta, quando scopre dalla Vincenzi che in questa storia «non ci sono denunce» (giacché l’Amore non denunzia l’amato) ma solo tanta innocente passione incompresa. Infatti «a dare il via alle indagini della polizia postale è stata la madre di una amichetta di Paola (nome di fantasia)» la quale «ha trovato sul cellulare della figlia una chat erotica: Paola aveva chiesto in prestito il telefonino per scrivere alla prof». Ma insomma, non si fanno mai i cazzi loro queste madri?

E cosa avranno mai fatto di male le due povere fidanzate? Ancora Repubblica:
«”Ci amavamo, non c’è stata nessuna violenza”, hanno detto. (…) La professoressa, messa davanti alle conversazioni proibite, ha capito di essersi spinta troppo in là. Ha pianto per quella tentazione alla quale ha ingenuamente ceduto. Ha ammesso di averla incontrata due volte fuori dalla scuola e che, in una delle due occasioni, c’è stato un goffo e timoroso bacio. Appassionato, desiderato, dolcissimo. Ma vietato dalla legge».

E siamo al punto. Con l’animo ancora ferito perché in questo paese bigotto perfino un bacio «appassionato, desiderato, dolcissimo» tra una prof e la sua allieva può essere addirittura «vietato dalla legge», e ciò solo perché tutta questa innocente tenerezza assomiglia vagamente ai famosi «atti sessuali con minore», ecco, con questo scandalo ancora negli occhi il Correttore di bozze è andato a leggersi un altro articolo, sempre firmato da Maria Elena Vincenzi e sempre pubblicato da Repubblica a pagina 21, appena sopra. Riguarda le indagini della magistratura romana sulle cosiddette “baby squillo” dei Parioli, nella quale è stato appena coinvolto un altro presunto cliente, Bruno, accusato di prostituzione minorile.

Vi si legge:
«Probabilmente, come gli altri, Bruno dirà che le due ragazzine che ha incontrato in viale Parioli non avevano mai detto di essere minorenni, che lui non lo sapeva, che non poteva saperlo perché sembravano molto più grandi. Giustificazione che, però, servirà a poco: la legge in questi casi non giustifica l’ignoranza».

Orbene, caro Bruno, fatti furbo, ascolta quell’avanzo di galera del Correttore di bozze. All’interrogatorio tu di’ che magari sì, le ragazze potevano pure essere minorenni, ma l’età non conta quando c’è l’Amore, così come non conta il prezzo. Di’ che l’Amore è Amore e basta, e sempre viva l’Amore. La legge magari no, ma Repubblica chiuderà volentieri un occhio.

@Correttoredibox

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11 commenti

  1. DONATELLA

    Io non so ma la prima impressione che mi viene è come ho scritto sul Carlino una 10ina di giorni fa sugli sperperi dei nostri soldi operata dai politici, una senzazione di schifo… proprio un pensiero adeguato anche qui…

  2. filomena

    E’ un po’ diverso il caso Ruby. Vi ricordo che il condannato ha fatto votare al parlamento che Ruby era la nipote di Mubar…
    Stiamo parlando di un pregiudicato che ha raggirato con le sue televisioni milioni di persone per non andare in galera

    1. Giannino Stoppani

      A proposito di gente raggirata, che aspetti ad andare a riprendere il cervello che hai conferito all’ammasso del partito (qualunque esso sia)?

    2. Toni

      Filomena…. per favore…. così no!

      E’ troppo evidente che fai due pesi e due misure!

      Addirittura “….ha fatto votare al parlamento che Ruby era la nipote di Mubar…”… Ti prego basta!

      La verità è semplice: se la legge serve per mandare in galere Berlusconi… la pretendete ! Se invece non permette un generale …”embè”… “che ce fa”… l’amore non ha età (tranne per Berlusconi)… “ma diamoci sotto con le minorenni” la criticate pure!

      Che meraviglia che siete!!!

  3. michele

    Ma Repubblica non è lo stesso giornald che gridava all’abuso sessuale quando Berlusconi andò al diciottesimo di un’amica di famiglia e nel caso Ruby? SINISTRA CON DOPPIA E TRIPLA MORALE!!

  4. FraB

    Abusare della debolezza e dell’ingenuità di una ragazza di 15 anni non c’entra molto con l’amore ed è un reato…se l’insegnate fosse stata uan persona corretta non si sarebbe spinta oltre per il bene della ragazza.

  5. EquesFidus

    E perché quando si parla dei preti pederasti questi sono dei mostri, e quando invece dei lgbt fanno questi atti inqualificabili ed osceni sono scusabili e lo fanno per “ammmore”? Ma non si rendono conto costoro, anticristiani militanti e scribacchini anticlericali in primis, del doppiopesismo vergognoso ed infamante che portano avanti? Sia ben chiaro, io non giustifico le azioni dei preti pederasti, anzi le condanno con sdegno ed orrore, ma condanno pure quelli di tutti coloro che praticano certe azioni, anche se sponsorizzati dalla parte politica “giusta”: chi ha orecchie per intendere, intenda.

  6. Cavaliere di San Michele

    Orbene, caro Bruno, fatti furbo….

    Il problema è che era Bruno, non Bruna…

  7. Alberto

    Al vergognoso articolista di Tempi sfugge probabilmente la differenza fra un rapporto libero ed uno a pagamento. Il primo, anche se con minorenni (al di sopra dei 14 anni) non è reato, il secondo sì. Nel caso della Prof.ssa il reato ci potrebbe essere perché, nel caso si abbia con il minore un certo tipo di rapporto (tipo docente/alunno), l’età del consenso è 16 anni. Per cui evitiamo di confondere i pu*******nieri dei Parioli con una insegnante che non ha saputo aspettare ad esternare il suo affetto.

    1. domenico b.

      Alberto, sai, con questi continui aggiornamenti della morale penso che anche I giornalisti di Tempi facciano fatica a capire dove si deve provare vergogna.
      Secondo me l’arcigay ci potrebbe tenere aggiornati con una circolare a cadenza settimanale…

    2. Thomas

      Stano, é sparito un tale Luca e compare un certo Alberto. O questo e un esempio da manuale di sindrome di doppia personalitá o é l’ennesimo troll dell’arcigay

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