Jobs act, oggi il voto alla Camera. Pd e Ncd si dividono
La prima “chiama” per il voto alla Camera del decreto legge Poletti, la prima parte del Jobs act di Renzi, è prevista per le 15.20, mentre dalle 13.30 inizieranno le dichiarazioni di voto. Ieri dopo un vertice di maggioranza last minute, il Governo ha deciso di mettere il voto di fiducia sul dl.
RENZI: «DISCUTIAMO SUI DETTAGLI, MA ALLA FINE AGIAMO». Il premier ha risposto alle divisioni interne alla maggioranza (dopo le critiche pubbliche di Ncd, Sc e anche ai malumori, per aspetti diversi, interni allo stesso Pd) con un’intervista al Tg1: «Queste sono discussioni alle quali un cittadino normale è abbastanza allergico. Sono tipiche di un momento in cui si fa campagna elettorale. Sui dettagli discutiamo ma alla fine si chiuda l’accordo rapidamente perchè non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione». Poi il premier, dopo il tweet di stamattina, è tornato all’attacco dei «soloni milionari»: «Certi soloni parlano di elemosina elettorale ma vorrei vedere loro campare con mille euro. Brunetta e Grillo sono due facce della stessa medaglia, quelli che si divertono con le chiacchiere. Gli 80 euro in busta paga arriveranno a partire da maggio e per sempre».
SACCONI: «NOI CI SIAMO, È IL PD CHE NON CI STA». Intanto, il capogruppo al Senato di Ncd Maurizio Sacconi ha spiegato che «Ncd ha accettato un’ipotesi di mediazione del ministro Poletti e il Pd, ancora una volta, si è contrapposto al suo governo». Poi ha aggiunto che «Poletti ha presentato una proposta di mediazione su tre punti: l’impegno a non fare modifiche al Senato; la modifica delle sanzioni per i contratti a termini eccedenti non più con l’assunzione ma in termini monetari; formazione a scelta dell’imprenditore tra aziendale e regionale. Noi abbiamo detto sì, il Pd ha detto no. Anzi ha chiesto che il numero di proroghe dei contratti in scadenza, già sceso da otto a cinque, scendesse a quattro».
DAMIANO (PD): «NON È VERO, È NCD CHE NON CI STA». Versione dei fatti leggermente opposta è stata invece quella del presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano (Pd): «Il Pd aveva detto di sì alla mediazione proposta dal ministro del lavoro, Giuliano Poletti, sul decreto lavoro. È stato il Nuovo centrodestra ad opporsi. Avevamo accettato le ipotesi di mediazione di Poletti: quella sulla trasformazione della sanzione per le aziende che superano il tetto del 20 per cento dei contratti a tempo in sanzione pecuniaria e quella sulla formazione dei lavoratori che avrebbe potuto essere sia pubblica che aziendale. A quel punto abbiamo anche chiesto di portare le proroghe a 4 e Poletti aveva detto va bene. Ma il Ncd ha detto di no».
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