Caro direttore, ieri si è saputo che Jake Bilardi, un diciottenne australiano unitosi all’Isis, si è fatto saltare per aria in Iraq. Ha lasciato scritto che, se non fosse riuscito a raggiungere l’Iraq, si sarebbe accontentato di fare una strage con mezzi artigianali in qualche centro commerciale di Melbourne, sua città natale. Un rapido esame della vicenda di Bilardi ci può aiutare a capire meglio il fenomeno del terrorismo. Quando parlano di terrorismo, la stragrande maggioranza degli intellettuali e dei giornalisti forniscono quasi esclusivamente interpretazioni sociologiche di origine marxista e interpretazioni psichiatriche vagamente freudiane. Quello che spingerebbe un giovane a farsi saltare per aria, secondo loro, sarebbe ora l’emarginazione sociale ora l’ignoranza ora qualche grave scompenso psichiatrico e ora tutte queste cose insieme. Il terrorista, in sostanza, sarebbe un povero ignorante e pure un po’ pazzo. Stupisce che la stragrande maggioranza di intellettuali e giornalisti continuino imperterriti a propinare queste interpretazioni marxiste-freudiane, dal momento che sono smentite ogni giorno dai nudi fatti che vengono riportati negli stessi giornali e siti su cui scrivono. Quello che sappiamo è che fra le fila dei terroristi di Al Qaeda e dell’Isis si fatica a trovare un solo individuo meno che benestante, un solo individuo privo di istruzione superiore e un solo caso psichiatrico conclamato.
Per venire al diciottenne australiano, egli non era figlio di immigrati presunti emarginati-sociali e presunte vittime di razzismo: era un australiano autoctono, si direbbe di origine italiana. D’altra parte, fra le file dell’Isis non troviamo solo figli dei paesi islamici e figli dell’immigrazione islamica in Occidente, ma anche molti convertiti occidentali. Jake Bilardi non era povero: proveniva da una famiglia della classe media. Anche i tre terroristi del 7 gennaio erano tutto fuorché morti di fame, dal momento che i loro viaggetti in Kuwait per incontrare i loro capi e farsi addestrare se li erano potuti permettere. Non c’è bisogno di ripetere quanto schifosamente ricchi siano i capi terroristi.
A questo punto, i giornalisti e gli intellettuali di cui sopra cercano qualche conferma dell’interpretazione psichiatrica nella biografia di Bilardi: il ragazzo si era convertito all’islam e aveva cominciato a frequentare il centro islamico di Coolaroo dopo avere perso la madre, morta di cancro nel 2012. La zia è sicura che qualcuno lo abbia plagiato per benino: «Era una preda facile, cercava se stesso, la scomparsa della mamma lo ha segnato in quanto era il suo unico punto di riferimento». I compagni di scuola dicono che era «introverso, timido, spesso vittima di bullismo» (cfr. Guido Olimpio, Jake, l’australiano 18enne, kamikaze in Iraq al servizio dell’Isis, Corriere della sera, 12 marzo 2015). In rete è perfino reperibile un video in cui alcuni bulli lo prendono a schiaffi. E va bene, Jake aveva perso la madre ed era lo zimbello della sua classe. Ma un grave lutto e il bullismo non bastano a rendere qualcuno pazzo o anche soltanto vittima passiva di plagio, né possono giustificare la scelta di dare a darsi la morte. D’altra parte, il mondo è pieno di ragazzi che subiscono gravi lutti e sono maltrattati a scuola ma che non diventano terroristi e neppure criminali comuni. Alcuni diventano perfino persone migliori.
Accantonate una buona volta le interpretazioni sociologiche e psichiatriche, esaminiamo quello che Jake Bilardi diceva di sé stesso sul suo blog: «Ero uno studente ateo, volevo diventare giornalista: poi ho capito le colpe dell’Occidente, mi sono innamorato dell’islam». È significativo il fatto che il ragazzo volesse fare il giornalista. Se amava tanto il giornalismo, deve avere per forza avere passato molto del suo tempo libero a leggere giornali e siti nazionali e internazionali. E che cosa può avere appreso dalle sue illuminate letture? Ma è semplice: che l’Occidente è colpevole di tutto il male del mondo! Quando il terrorismo islamico ha dichiarato guerra all’Occidente, intellettuali e giornalisti occidentali – tutti intrisi del Pensiero Unico post marxista – non hanno puntato il dito accusatore sui terroristi ma sull’Occidente stesso. Da allora, cioè da quando qualche migliaio di esseri umani sono stati polverizzati nel cuore di Manhattan, non fanno che recitare salmi sulle “colpe dell’Occidente”. In sostanza, per gli adepti del Pensiero Unico la vittima (l’Occidente) sarebbe responsabile della violenza che subisce, mentre chi fa violenza (il terrorismo islamico) sarebbe vittima della sua vittima… Ovviamente, nessuno degli adepti del pensiero unico osa giustificare apertamente i terroristi, si accontenta di mettere tanti “però”: “Sono criminali, però un po’ bisogna capirli”. Nella delirante visione post-marxista, gli occidentali tutti sarebbero i nuovi borghesi-sfruttatori, gli abitanti del Terzo Mondo sarebbero i nuovi proletari-sfruttati: non potendone più di essere sfruttati, alcuni di loro diverrebbero terroristi. Il terrorismo di matrice religiosa, in sostanza, sarebbe una maniera isterica e controproducente con cui alcuni reagirebbero alla violenza economica e militare inflitta ai loro paesi dell’Occidente. E siccome non temono di sfidare il principio di non contraddizione, gli adepti del Pensiero Unico ti dicono pure che i terroristi dell’Isis e di Boko Haram sarebbero finanziati dall’Occidente, segnatamente dal governo degli Usa, ossia il terrorismo anti-occidentale sarebbe creato dall’Occidente stesso… no, meglio non addentrarsi in questi deliri.
Che cosa abbiamo letto per anni su Repubblica? Che il terrorismo islamico sarebbe una conseguenza della povertà del Terzo Mondo (come detto, il terrorista è per definizione povero-emarginato), e che la povertà del Terzo Mondo sarebbe una conseguenza di un fantomatico “imperialismo occidentale”. “L’Occidente consuma più del 70 per cento delle ricchezze mondiali”, ci dicono. Si dimenticano di dire che il 70 per cento delle ricchezze mondiali l’Occidente le produce prima di consumarle. E omettono di sottolineare che i paesi arabi nuotano sui miliardi del petrolio e che gli sceicchi quei miliardi non li usano per aiutare i loro poveri e incentivare le economie locali, ma per farsi installare rubinetti d’oro e per finanziare i tagliateste.
Mentre gli adepti del Pensiero Unico dipingono l’Occidente come un mostro che divora il resto del mondo, certi cattolici tradizionalisti lo dipingono come una sentina di materialismo e immoralità da distruggere al più presto, come Gomorra: “Gli islamici, specialmente quelli immigrati in Occidente si fanno sedurre dall’integralismo e dal terrorismo perché sono disgustati dal materialismo e dalla immoralità degli uomini e specialmente della donne occidentali”. Non metto in dubbio che il consumismo sia poco edificante e che la cosiddetta “rivoluzione sessuale” abbia avuto conseguenze nefaste nella società occidentale. Ma ditemi, per favore: un modello di società in cui gli uomini possono farsi l’harem, sposare bambine di nove anni e comprare e vendere schiave sessuali al mercato come bestie (vedi Siria) è forse più morale e più spirituale di questa? No grazie, meglio tenersi il consumismo e le conseguenze nefaste della rivoluzione sessuale. Cinquanta sfumature di grigio, libro e film, sono molto meno diseducativi delle prediche anti-occidentali degli islamisti, degli adepti del Pensiero Unico e dei cattolici tradizionalisti filo-islamici.
Ma torniamo a Jake Bilardi. A furia di leggere che l’Occidente è colpevole di tutto il male del mondo, il ragazzo australiano a un certo punto deve avere pensato: “Ma se l’Occidente ha sempre torto, allora i terroristi hanno ragione, e se hanno ragione allora la loro religione è bella”. L’odio verso l’Occidente è diventato amore per la religione dei terroristi, che si dice non coincida col vero autentico islam: «Ho capito le colpe dell’Occidente, mi sono innamorato dell’islam». Ma quello che ora interessa non è la differenza fra la religione dei terroristi e il vero autentico islam, ma il fatto che la propaganda anti-occidentale del Pensiero Unico può spingere le menti deboli sulla strada del terrorismo islamista.
Sia chiaro che propaganda anti-occidentale può spingere al terrorismo ma non è causa essa stessa del terrorismo. Nulla di ciò che sta fuori del cuore dell’uomo può essere causa di ogni atto malvagio da lui compiuto. L’unica ragione per cui un uomo può diventare terrorista è perché lo vuole, e può volerlo perché il male gli appare seducente. In altri termini, le cause del male risiedono in due attori che la cultura moderna, in varie forma, ha negato: il libero arbitrio e il peccato originale. Quando vediamo terroristi che uccidono sé stessi e gli altri, è meglio che non ci sentiamo tanto a posto. Infatti la causa ultima di quegli orrori è anche dentro il nostro cuore. Anche noi abbiamo la possibilità diventare come loro.