Iva, rom e Fiscal Compact: Hollande prova a spiegare perché non ha mantenuto le promesse
A sei mesi dalla sua elezione, il presidente francese Francois Hollande ha indetto una mega conferenza stampa per ricostruire la sua immagine agli occhi dell’opinione pubblica. Secondo i sondaggi, infatti, Hollande gode dell’appoggio di appena il 36 per cento della popolazione (anche su un sondaggio di Ipsos di ieri dice 41 per cento). A maggio era il 55. Un crollo così rapido è dovuto soprattutto all’aumento delle tasse, alle misure di austerità proposte e alle promesse non mantenute. Oggi alle 17 il presidente socialista cercherà di spiegare ad oltre 400 giornalisti perché non poteva fare di meglio.
PROMESSE NON MANTENUTE: IVA. In campagna elettorale Hollande aveva promesso che non avrebbe aumentato l’Iva, provvedimento ritenuto «ingiusto e inopportuno». A inizio novembre invece il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha dichiarato che «ci sarà un aumento dell’Iva a partire dal 2014». La Francia infatti sta per varare una manovra finanziaria da 30 miliardi tra tagli e aumenti delle tasse. Hollande si è prefissato l’obiettivo, come l’Europa gli richiede, di abbassare il deficit dall’attuale 4,5% al 3% nel 2013 fino allo 0,3% per la fine del 2017, quando scadrà il suo mandato.
PROMESSE NON MANTENUTE: EUROPA. L’Europa è uno dei temi più spinosi che la presidenza socialista deve affrontare. A gennaio Hollande affermava con coraggio da leone: «Se sarò all’Eliseo non accetterò alcun tipo di diktat». In campagna elettorale infatti aveva promesso non solo gli eurobond, che Angela Merkel ha categoricamente bocciato, ma anche di rinegoziare il Fiscal Compact e di far approvare un patto per la crescita. Di crescita, ancora oggi, in Europa non se ne vede mentre il presidente socialista ha dovuto cedere per cause (ampiamente prevedibili) di forza maggiore alle richieste della Germania sul Fiscal Compact.
PROMESSE NON MANTENUTE: ROM. Hollande aveva anche giurato che avrebbe trovato soluzioni alternative agli sgomberi dei campi rom adottati da Nicolas Sarkozy. «È peggio di Sarkozy», «non abbiamo votato Hollande per questo», «con questa nuova caccia ai rom, siamo ripiombati nella più sordida tradizione sarkozysta»: ecco come la sinistra francese, Le Monde compreso, ha parlato del presidente dopo che ad agosto a Parigi, Lione, Lilla e Marsiglia la polizia ha sgombrato con la forza campi rom ed edifici occupati abusivamente.
TASSE, TASSE, ANCORA TASSE. Il calo della popolarità di Hollande è anche dovuto all’aumento delle tasse per i ricchissimi imprenditori francesi, che l’hanno votato, e per i medi e piccoli imprenditori, che l’hanno preferito al vecchio Sarkozy ma che sono riusciti a fargli ritirare la proposta di legge con una protesta tutta condotta sul web. Anche il recente aumento delle imposte su birra e bevande energetiche per finanziare aborto e anticoncezionali per le minorenni non ha certo aiutato. Anche se bisogna dire che le iniziative in campo etico di Hollande (matrimonio gay, stanze del buco, aborto) sono tra i punti del programma che il neopresidente ha rispettato. Durante la conferenza stampa di oggi, il “presidente normale” dovrà inventarsi qualcosa di speciale per riallacciare un rapporto con i francesi che sembra già compromesso dopo sei mesi di governo.
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