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In Irlanda avanza la legge del “colpevole di odio fino a prova contraria”

Con la nuova norma (che discrimina donne e cattolici per le loro convinzioni) per condannare qualcuno basterà presumere che potrebbe, anche in futuro, incitare all’odio

Caterina Giojelli
04/05/2023 - 5:40
Esteri
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J. K. Rowling, accusata di transfobia per le sue posizioni sull'identità di genere
J. K. Rowling, accusata di transfobia per le sue posizioni sull’identità di genere (foto Ansa)

«Massiccio attacco alla libertà di parola»: anche questa volta Elon Musk non ha usato giri di parole commentando su Twitter la bocciatura dell’ultimo emendamento al disegno di legge sull’hate speech approvato dalla camera bassa del parlamento irlandese il 26 aprile scorso.

Non serve odiare, basta il pensiero

I sostenitori del Criminal Justice (Incitement to Violence or Hatred and Hate Offences) Act 2022 non vedono infatti alcun rischio “1984” nella norma che identifica un nuovo reato ai sensi della legge irlandese, quello di “incitamento all’odio”, e che ora si dirige al Senato. «È tutto vero, canadesi: il Bill C-11 (il controverso Online Streaming Act, ndr) è solo l’inizio. Guardate dove è già l’Irlanda», ha commentato laconico l’alfiere della libertà di credo e parola in Canada Jordan B. Peterson.

Laconico a ben vedere: secondo la nuova legge non è necessario “incitare all’odio” – per quanto il reato resti confuso e indefinito – per diventare un criminale. Chiunque possieda materiale che, se diffuso, potrebbe “incitare all’odio” potrà infatti incorrere in una condanna: non serve diffonderlo, basta presumere che lo sarà. Il solo sospetto che qualcuno possieda qualcosa che possa incitare alla violenza o all’odio contro una persona o un gruppo di persone a causa di una o più “caratteristiche protette” dalla nuova norma, può giustificare una perquisizione in casa e il sequestro dei beni del sospettato «per tutto il tempo necessario».

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Pochi odiatori, una legge per aumentarli

La legge aggiorna infatti il Prohibition of Incitement to Hatred Act del 1989, includendo una grande varietà di “caratteristiche protette” basate su razza, colore, nazionalità, religione, origine nazionale o etnica, discendenza, genere, identità di genere, caratteristiche sessuali, orientamento sessuale o disabilità. Secondo il dipartimento di giustizia la norma dell’89 risultava ormai superata dall’avvento di internet e «inefficace» per contrastare l’odio: in trent’anni si sono infatti registrati “solo” 50 provvedimenti giudiziari.

La sintesi sembra sottendere, in modo preoccupante, che l’obiettivo della nuova legge sia aumentare il numero di criminali e usare questo metro per valutarne l’efficacia, ha notato il Catholic Herald. «il ministro della Giustizia lamenta l’incapacità della legge del 1989 di criminalizzare “una piccola minoranza di individui che compiono questi atti riprovevoli”, ma la legge del 1989 non è mai stata concepita per fare una cosa del genere. La nuova legge è invece progettata per creare reati per parola ritenuti inaccettabili».

La Chiesa risponderà dell’odio dei fedeli

Di fatto il parlamento irlandese ha votato per creare una nuova “classe di reato” basata sulla parola, codificando un “uso corretto” del discorso in base all’accettabilità dei termini usati, e «ci sono buone ragioni perché i religiosi si preoccupino», scrive sempre il quotidiano cattolico britannico. La legge ritiene ritiene infatti anche la “persona giuridica” sia responsabile di ciò che viene comunicato per suo conto, pertanto, anche la Chiesa «potrà essere ritenuta colpevole delle espressioni dei suoi membri più schietti».

Secondo numerosi legislatori possedere una Bibbia o testi sull’approccio della Bibbia moralità sessuale potrebbe giustificare un provvedimento nei confronti del proprietario. Che è sempre colpevole “fino a prova contraria”: troppo vago il riferimento a una sottospecie di diritto di «discussione» o «critica» purché «non oltrepassi il limite dell’incitamento alla violenza o all’odio».

Donne colpevoli di odio verso i trans

A preoccupare gli esperti non è solo la polarizzazione del dibattito in ogni campo, ma soprattutto il degenerare di ogni discussione in accuse su temi che diventerebbero di pertinenza dei tribunali: basta la partecipazione a un talk show (vedi quello a RTÉ Radio – ricorda la Catholic News Agency – in cui le donne si sono opposte alla condivisione di bagni e spogliatoi con uomini che si identificano come donne transgender) perché scattino le accuse di transfobia e incitamento all’odio.

«È possibile che un giudice possa applicare la legge sulla base di tali accuse?», ha chiesto il leader del partito Aontú Peadar Tóibín. Il deputato ha ricordato le rivolte contro J. K. Rowling a causa delle sue opinioni sull’identità di genere, accusata di essere “transfobica” per aver affermato che le “donne trans” non sono donne, opinioni che non avrebbero cittadinanza con la nuova legge. La prima in Irlanda che punta a criminalizzare le persone per le proprie convinzioni: non serve nemmeno odiare, basta il pensiero (dell’accusatore).

Tags: hate speechirlandaj.k. rowlingliberta di parolatransfobiatransgender
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