
Iraq. L’uomo che abbatté la statua di Saddam: «Lui è morto, ma ora ne abbiamo mille»

«Saddam è morto e ora abbiamo mille Saddam». A volte bastano poche parole per descrivere la realtà di un paese. All’indomani dell’ennesima strage dello Stato islamico, che con un attacco kamikaze ha fatto oltre 200 morti nella capitale Baghdad, Khadim al-Jabbouri ha trovato quelle più efficaci.
MECCANICO E ATLETA. Kadhim non è un nome sconosciuto in Iraq. Campione di sollevamento pesi, il 9 aprile 2003, anno dell’invasione statunitense, ore prima dell’arrivo degli americani nel centro città, prese la sua mazza, corse in piazza Firdos e cominciò a distruggere l’enorme statua di bronzo del dittatore che giganteggiava su un piedistallo. Grande esperto di Harley-Davidson, Khadim aveva un negozio molto popolare. Riparava le moto di Saddam, ma dopo che il regime giustiziò 14 membri della sua famiglia, si rifiutò di fare il meccanico per lui. Per questo venne incarcerato per due anni. Rilasciato grazie a un’amnistia, il 9 aprile ebbe l’occasione di vendicarsi. Quando quel giorno gli americani arrivarono in piazza, con una fune di acciaio abbatterono la statua facendola rovinare al suolo.
«RIMPIANGO L’ERA SADDAM». Da simbolo della liberazione a emblema della delusione, il viaggio è breve. Oggi Khadim lascerebbe la sua mazza a casa e maledice l’intervento americano, che ha portato instabilità e attentati a non finire, insieme a guerre settarie e anarchia. «Rimpiango le certezze e la stabilità dell’era Saddam», arriva a dire alla Bbc. «Sotto Saddam non era così. C’era un sistema. Non lo amavamo, ma era migliore di queste persone. Saddam non ha ma giustiziato le persone senza una ragione. Era solido come un muro. Non c’erano corruzione o ruberie, c’era sicurezza. Potevi considerarti al sicuro».
«SPUTEREI IN FACCIA A BLAIR». Non si contano gli iracheni che la pensano allo stesso modo, guardando al loro governo corrotto e diviso, alla guerra tra sunniti e sciiti, all’esercito inaffidabile, alla crescita dello Stato islamico. Oggi Khadim non considera più americani e inglesi come amici: «Sputerei in faccia a Tony Blair se fosse qui», conclude, «e a Bush direi che è un criminale. Ha ucciso i figli dell’Iraq, le donne e gli innocenti. Direi la stessa cosa a Blair e a tutta la coalizione che ha invaso l’Iraq».
Foto Ansa
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10 commenti
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Ma se “sputerei in faccia a Blair” e considera Bush “un criminale” e tanti la pensano come lui, se questi sono la maggioranza, che l’Iraq stringa alleanza militare con Putin, come Assad.
Praticamente si verrebbe a creare un nuovo fronte a sud con gente che la guerra all’isis la fa davvero.
Tanto in Russia il comunismo non c’è più, l’hanno avuto settant’anni fa e ormai si sono fatti gli anticorpi alla falce-e-martello, come i Tedeschi alla svastica.
In più l’esercito russo non è assolutamente meno di quello americano, anzi !
La Russia non sembra avere interessi in Iraq e non penso sia così stupida da prendersi in carico i disastri combinati dagli altri in cambio di niente.
Putin è uno che ragiona un po, ma non si sa se il suo successore sarà della stessa linea o magari si lascierà prendere da deliri di onnipotenza.
Condivido ,Menelik,anche perche usa e nato sono abbastanza “indecisi ” nel voler combattere il terrorismo islamico che ha combinato tanti disastri in Iraq e in Siria .
In quella regione l’obiettivo degli USA abbiamo visto essere l’instabilità. Non ci daranno mai un Iraq forte perchè sanno che l’Iraq è troppo influenzato dal vicino Iran. Non potendo contare su un alleato puro meglio lasciarlo debole. Tutt’altra cosa Arabia Saudita, Qatar ed Emirati. Questi paesi per gli USA devono rimanere stabili perchè sono alleati veri…
Non penso più così tanto. L Arabia Saudita è stata chiamata a rispondere dei terroristi di Al Qaeda in un processo pubblico, cosa impensabile fino a poco fa. Inoltre Obama è agli sgoccioli.
l’alleanza con il fronte sunnita del golfo è storica e rinnovata non solo dalla comune visione sulla questione siriana ma anche dal supporto ai bombardamenti contro gli insorti Houti dello Yemen. Negli ultimi anni i sauditi si sono incazzati con l’America perchè l’America non ha dato la spallata al regime di Assad in Siria e anche perchè c’è stato un generale ammorbidimento della politica USA nel trattare con l’Iran degli Ayatollah. Questo cambiamento è dettato dalla presa di coscienza che con il fronte Russo-Iraniano non si scherza. Poi non meno importante è la questione energetica. Gli USA stanno cercando di essere indipendenti dai sauditi con il fracking e questo spaventa non poco la dinastia dei saud. Quindi il matrimonio tiene ma c’è della tensione nell’aria che ogni tanto sfocia in scaramucce come il ritorno alla ribalta della vecchia storia 11 Settembre prontamente insabbiata dopo le minacce saudite.
Se ne esce con più Stato Iraqeno (non islamico) e l’America deve smetterla di puntare sulle tribù come ha fatto nel nord del paese.
Ormai il disastro è stato fatto. La mano leggera della della democrazia li non funziona, il più prepotente fa quello che vuole e il più debole e indifeso subisce.
Chissà come si uscirà da questa situazione.
Bush e Blair……tanto per cambiare !
Con gli anglo-ammericani sempre lo stesso copione …