Invalsi: italiani sanno la matematica. Migliorano Puglia e Abruzzo
Quattordicimila scuole, 112.500 classi e 2.250.000 studenti: quest’anno la prova Invalsi ha rilevato l’apprendimento degli studenti nelle classi II e V delle elementari, I delle medie e, per la prima volta, II della scuola secondaria di secondo grado. Le prove Invalsi sono prove oggettive standardizzate che hanno lo scopo principale di misurare i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti italiani relativamente ad alcuni aspetti di base di due ambiti fondamentali, la comprensione della lettura e la matematica, e di collocarli lungo una scala in grado di rappresentare tutti i risultati degli studenti, da quelli più bassi a quelli più alti.
Le scuole del Centro-nord vanno meglio rispetto a quelle del Sud, dove però migliorano Puglia e Abruzzo. I primi risultati delle rilevazioni del 2011, elaborati su un campione di oltre 40 mila studenti, in parte confermano quanto già emerso nelle rilevazioni precedenti, ma non mancano alcuni elementi di novità. Si legge nel rapporto: “Nelle prove di italiano i ragazzi mostrano maggiore facilità nel rispondere alle domande dei testi narrativi rispetto a quelle dei testi espositivi e argomentativi. Dall’analisi dei risultati emergono sia elementi positivi, come la corretta interpretazione da parte degli studenti di una voce di dizionario, sia aspetti negativi come l’errato utilizzo della punteggiatura e dei tempi verbali“.
Nelle prove di matematica gli studenti incontrano difficoltà maggiori nei quesiti che fanno riferimento a contenuti di geometria o dell’ambito denominato relazioni e funzioni.
Nella scuola del primo ciclo si riscontra, come dato positivo, una sensibile riduzione delle omissioni alle risposte, anche nei quesiti dove esse sono in genere più frequenti, ossia le domande aperte in cui si richiede agli allievi di motivare o argomentare una risposta. Nella scuola secondaria superiore, invece, si nota ancora una tendenza a saltare le domande a risposta aperta, contraddicendo quindi l’ipotesi di quanti ritengono che siano le domande a risposta chiusa a sfavorire gli studenti perché meno usate nella nostra scuola. Infine, risultati positivi emergono per la scuola del secondo ciclo, nelle risposte ai quesiti che richiedono competenze chiave sviluppate nel primo ciclo ma che solitamente non sono riprese in modo esplicito durante il biennio superiore.
L’analisi degli esiti delle prove dimostra che i ragazzi, soprattutto in matematica, rispondono meglio alle domande in cui si fa riferimento a competenze di base, acquisite anche nei cicli precedenti, in cui sono chiari il senso del quesito e la competenza a cui esso si riferisce. In particolare nelle regioni settentrionali, dove gli esiti delle prove sono in genere migliori, si riscontra una sostanziale equivalenza dei risultati di matematica tra i licei e gli istituti tecnici, che – osserva il Ministero – smentisce la presunta maggiore efficacia formativa dei licei rispetto all’istruzione tecnico-professionale.
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