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Il durissimo comunicato con cui la Santa Sede ha criticato la Cina per la «cerimonia di installazione» di monsignor Giovanni Peng Weizhao come vescovo ausiliario della «diocesi di Jiangxi» è stato tutto fuorché un fulmine a ciel sereno. Che l'accordo tra Cina e Vaticano non stesse andando secondo i piani della Santa Sede era evidente da molto tempo, per quanto negato da tanti organi di stampa. Ma la nomina di giovedì scorso cambia tutto, perché va contro gli obiettivi stessi dell'accordo annullando anche quei piccoli vantaggi che fino ad ora erano stati raggiunti attraverso molti sacrifici.
La Cina reprime la libertà religiosa
A partire dal 2018 il regime comunista ha approvato una serie di regolamenti che hanno ridotto al lumicino la libertà religiosa dei cristiani in Cina. Nonostante le misure approvate a livello centrale non vengano applicate in modo uniforme in tutto il paese, queste vietano ai minori 18 anni di entrare in chiesa e partecipare al catechismo. A sacerdoti...
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