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In Cina il regime usa l’accordo con il Vaticano per asservire la Chiesa

Di Leone Grotti
29 Novembre 2022
Il Partito comunista costringe un vescovo a dimettersi dalla sua diocesi per spostarlo in un'altra non riconosciuta dalla Santa Sede. Roma protesta, ma l'accordo appena rinnovato sulla nomina dei vescovi è in crisi
La cerimonia di installazione di monsignor Peng come vescovo ausiliario di Jiangxi organizzata dalla Cina che ha fatto infuriare il Vaticano

Il durissimo comunicato con cui la Santa Sede ha criticato la Cina per la «cerimonia di installazione» di monsignor Giovanni Peng Weizhao come vescovo ausiliario della «diocesi di Jiangxi» è stato tutto fuorché un fulmine a ciel sereno. Che l'accordo tra Cina e Vaticano non stesse andando secondo i piani della Santa Sede era evidente da molto tempo, per quanto negato da tanti organi di stampa. Ma la nomina di giovedì scorso cambia tutto, perché va contro gli obiettivi stessi dell'accordo annullando anche quei piccoli vantaggi che fino ad ora erano stati raggiunti attraverso molti sacrifici.
La Cina reprime la libertà religiosa
A partire dal 2018 il regime comunista ha approvato una serie di regolamenti che hanno ridotto al lumicino la libertà religiosa dei cristiani in Cina. Nonostante le misure approvate a livello centrale non vengano applicate in modo uniforme in tutto il paese, queste vietano ai minori 18 anni di entrare in chiesa e partecipare al catechismo. A sacerdoti...

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