
Quadrio Curzio: «Eliminare Imu? Incidenza sul debito minima. Ma sono altre le tasse che soffocano il mercato»
La Banca d’Italia ha annunciato, nel supplemento al bollettino statistico un nuovo record per il debito pubblico italiano che ha toccato nel mese di giugno quota 2.075 miliardi di euro ed è cresciuto rispetto a maggio di 600 milioni. Un dato diventato subito ulteriore motivo di scontro politico. Il tema della disputa è ovviamente l’Imu sulla prima casa. Da un lato il Pd afferma che con un tale stock di debito il gettito derivato dall’Imu non si può toccare, dall’altra il Pdl non transige: la tassa sugli immobili va eiminata. Alberto Quadrio Curzio, economista dell’Università Cattolica e vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, analizza in questa intervista a tempi.it il peso che sta assumendo il dibattito sulla famigerata tassa, non rinunciando a una panoramica su tutta l’economia nazionale.
Professore, nel dibattito politico si parla di debito pubblico, spread, di fondamentali economici, ma tutto poi ricade sempre sull’Imu. Lei è un economista ed è lontano dalla scena politica, che idea si è fatto?
Ho letto con attenzione l’analisi fatta dal ministero dell’Economia sull’Imu, dove viene riportato che il 25 per cento dei contribuenti non la paga e la parte più consistente – ovvero coloro che superano i 600 euro – è rappresentata dal 30 per cento della popolazione. In sintesi: l’incidenza dell’Imu è minima, come ha osservato Francesco Forte sul Foglio (e tuttavia ciò non toglie che, se la si abolisse completamente, occorrerebbe trovare una soluzione alternativa per recuperare il mancato gettito ai comuni).
Quindi? Toglierla o tenerla?
Le rispondo con una controdomanda: è meglio ridurre l’Imu o le imposte sui trasferimenti immobiliari insieme all’esenzione dell’enorme magazzino di immobili che molte imprese di costruzioni hanno in via transitoria e che fanno fatica a vendere? A mio giudizio è molto più importante rivitalizzare il mercato immobiliare riducendo le imposte sui trasferimenti che ridurre l’Imu sulla prima casa. Il mercato è bloccato non per l’Imu ma per tutti i costi di transizione presenti. Come si fa a comprare con tutte quelle tasse sui trasferimenti?
Enrico Letta ha promesso che entro fine agosto il governo farà una proposta sull’argomento.
Proprio per questa ragione dico che è meglio aspettare la proposta del governo per un riassetto complessivo della tassazione sugli immobili. Quand’anche il governo non riuscisse a farla entro agosto, la potrà introdurre nella legge di stabilità.
Nelle possibili revisioni si prendono a riferimento modelli già esistenti all’estero.
In questi giorni si parla di service tax o council tax. Bisogna tenere presente che la council tax adottata nell’isola britannica è molto alta, ma ha un elemento di differenza rispetto a noi: laddove vi sia un contratto di locazione, esiste una compartecipazione nel pagamento tra gli inquilini e proprietari. Questo elemento di distribuzione dovrebbe essere mutuato anche nel nostro Paese.
Rimane il problema dei meno abbienti. Per chi stenta ad arrivare a fine mese l’eliminazione dell’Imu farebbe la differenza.
Questo è il terzo fattore. Per prima cosa va attesa la proposta del governo. Secondo, bisogna ripartire l’Imu tra il locatario e il proprietario. In terzo luogo occorre ponderare molto bene i regimi di detrazioni e deduzioni, in modo da non penalizzare persone che oggettivamente non hanno le condizioni reddituali per far fronte alla spesa. Ma ripeto, il vero punto nodale è la ripartenza del mercato immobiliare, ovvero la defiscalizzazione delle imposte sui trasferimenti e l’esenzione sugli immobili invenduti.
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