Imprenditore cattolico sconfigge la riforma sanitaria di Obama
L’Obamacare segna la prima sconfitta. Merito di una famiglia cattolica del Colorado, che non si è fatta mettere i piedi in testa. I proprietari dell’azienda Hercules Industries, grande azienda di impianti di riscaldamento e di condizionatori con sedi in cinque Stati Usa, non volevano cedere all’idea di essere obbligati a fornire servizi abortivi e contraccettivi ai propri dipendenti, come previsto dalla nuova riforma sanitaria introdotta da Obama. Richiamandosi forse a quell’invito della Chiesa Usa alla disobbedienza civile, ha fatto causa al governo. E ha vinto.
Un giudice distrettuale federale del Colorado ha dato ragione alla famiglia Newland: imporre il pagamento diretto di servizi per la prevenzione e l’interruzione delle gravidanze danneggerebbe «gravemente il diritto dei Newland a esercitare liberamente le loro convinzioni religiose». Per il giudice, l’obbligo imposto dalla legge potrebbe essere dichiarato incostituzionale e non deve quindi essere applicato finché il caso non sarà esaminato a fondo. La sentenza crea un precedente importante, scrive Avvenire, proprio per le 23 denunce che 56 diocesi e istituzioni cattoliche hanno presentato contro l’Amministrazione Obama.
Il segretario alla Salute, Kathleen Sebelius, si è detta «delusa» dal verdetto. Lo sfidante di Obama Mitt Romney ha invece elogiato la sentenza. La multa prevista in caso di mancata osservanza delle direttive è alta: l’azienda avrebbe infatti dovuto pagare circa 100 dollari al giorno per ciascun dipendente e, per l’azienda (che conta 300 dipendenti), si sarebbe trattato, si osserva, di un esborso di alcuni milioni di dollari l’anno. Il giudice ha peraltro fatto riferimento a una sentenza della Corte di Appello del decimo circuito con la quale si è affermato il principio che «vi è un forte interesse pubblico nella libera pratica della propria fede».
Articoli correlati
3 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
“imporre il pagamento diretto di servizi per la prevenzione e l’interruzione delle gravidanze danneggerebbe «gravemente il diritto dei Newland a esercitare liberamente le loro convinzioni religiose»”
*
La cosa che mi lascia sempre più perplesso è che la contrarietà all’aborto si vede giustificata solo come convinzione religiosa. Quando invece, è perfettamente razionale (nel senso comune del termine, anche se qui ben sappiamo che la fede è del tutto ragionevole).
Purtroppo la razionalità è sinonimo di ateismo