Il rock è come una ferita, antica di secoli, dalla quale entra la luce

Di Davide Tartaglia
21 Novembre 2012

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“There is a crack in everything. That’s how the light gets in “. Così cantava Cohen: una ferita, antica di secoli, vecchia come l’uomo, dalla quale entra la luce. Il motore del mondo, ciò che puntualmente ci fa alzare la mattina e di nuovo cominciare la giornata. O che ancora ci sorprende addormentati per strada, mentre andiamo a lavoro e ci spacca in due il cuore al canto degli uccelli, “all’aprire del giorno”. La possiamo nascondere, dimenticare, maltrattare, anestetizzare ma inesorabilmente riemerge dalle ceneri e torna a bruciare dentro ogni cosa che facciamo, in tutto ciò che amiamo, in tutto ciò che soffriamo.

Il rock è forse l’espressione artistica dell’ultimo secolo che nella semplicità di pochi accordi ha meglio raccontato cos’è l’uomo. L’uomo nei suoi eccessi, nella sua solitudine, nelle sue paure. Ma soprattutto ha dato voce alla sua ferita che è l’inizio della ricerca, della domanda e che il mondo di oggi prova in tutti i modi a soffocare. In questa rubrica, chi vuole può dunque iniziare questo viaggio insieme: storie di rock, incontri con artisti attraverso la loro musica, le parole ma soprattutto un viaggio verso casa, un viaggio alla scoperta del mistero del nostro cuore.

Sempre in partenza, on the road, per poi ritornare.

@Davide_tart

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2 commenti

  1. Elisa

    Bello!

  2. Carlo Candiani

    Auguri

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