La preghiera del mattino

Il protezionismo hard di Biden rischia di provocare in Europa una vera Unione

Joe Biden e Olaf Scholz
Il presidente degli Stati Uni Joe Biden con il cancelliere tedesco Olaf Scholz (foto Ansa)

Su Formiche Giulio Sapelli dice: «La politica italiana, mediamente, ha sempre coltivato i rapporti col Giappone in maniera distratta. Invece, l’incontro tra Meloni e Kishida apre nuovi scenari molto interessanti. Spero sia l’avvio di un discorso più a lungo termine».

Come osserva giustamente Sapelli, il peso internazionale che sta acquisendo l’Italia nel giro di pochissimo tempo è rilevante e non riguarda più solo il prestigio di un uomo come nel caso di Mario Draghi, ma una articolata e legittimata dal voto soggettività politica. Il rapporto con Washington, il ruolo nel Mediterraneo con Israele, Grecia ed Egitto, la rinnovata iniziativa dell’Eni in Africa e Medio Oriente, i rapporti con il Giappone e la Gran Bretagna, e l’attenzione che si riscontra tra i popolari europei – vedi Manfred Weber e Ursula von der Leyen – sono fatti significativi.

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Su Huffington Post Italia Claudio Paudice scrive: «L’industria dell’auto chiama, il governo federale risponde. E lo fa anche a costo di mettere in discussione le sue posizioni, storicamente refrattarie a interventi condivisi a livello europeo. Il cancelliere Olaf Scholz è pronto a chiedere alla Commissione europea un piano economico e finanziario ad ampio spettro per rispondere all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti. Un documento del partito di maggioranza, Spd, chiede infatti “nuovi strumenti finanziari comuni” e aggiuntivi a sostegno degli Stati membri con l’obiettivo di far fronte al fiume di sussidi che il presidente americano Joe Biden sta riversando sulle aziende a stelle e strisce».

Come spiega Paudice, se la Germania accetta una gestione “europea” degli aiuti all’industria continentale ci troveremo di fronte a una svolta storica che liquiderà la stagione del dominio di Berlino via spread e aprirà la strada per una politica dell’Unione Europea veramente condivisa tra gli Stati membri.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Ruben Razzante scrive: «In questo modo speravano che gli elettori, intimoriti dallo spettro di una emarginazione internazionale dell’Italia, votassero per altri partiti. La martellante narrazione di quelle settimane era ricca di risibili ritornelli: “Se vince la Meloni, i nostalgici del fascismo torneranno in auge”, “Se la Meloni diventa premier, l’Italia verrà isolata in Europa”, “Una vittoria schiacchiante della Meloni innervosirebbe i mercati e lo spread potrebbe salire”. Collegata a questi slogan anche un’altra “leggenda”, quella di un Pnrr immodificabile in quanto ogni eventuale modifica avrebbe comportato lo slittamento dei tempi di raggiungimento degli obiettivi o addirittura la perdita delle risorse finanziarie concesse dall’Europa all’Italia. Questi primi mesi di governo Meloni hanno smentito e stanno smentendo tutte le cassandre, i gufi e i detrattori del nuovo esecutivo, che si è trovato a fronteggiare una crisi energetica e un’inflazione galoppante e non ha potuto far altro che varare una manovra finanziaria largamente vincolata alle azioni di contrasto a queste due emergenze. Gran parte delle risorse contenute nella legge di bilancio sono state destinate (era inevitabile) alle bollette di luce e gas, che altrimenti sarebbero salite alle stelle e avrebbero costretto molte famiglie a indebitarsi. Il resto delle risorse sono state orientate alla crescita e al superamento di schemi assistenzialistici che il governo Draghi aveva consolidato anziché sradicare. Qualche timido segnale di ripresa economica, nonostante la congiuntura sfavorevole, s’intravvede. È evidente che soltanto nel tempo si potranno percepire i benefici effetti di politiche finalmente orientate a favorire i ceti più produttivi e in grado di generare occupazione e reddito, combattendo nel contempo le povertà più avvilenti, con un occhio alla meritocrazia e all’equità sociale».

L’occasione storica che si intravede e che ho cercato di richiamare prima, richiede che l’Italia arrivi all’appuntamento con lo scenario che si sta delineando in Europa e nel mondo tenendo i conti in ordine. La maggioranza che sostiene oggi il governo Meloni ha un programma articolato che prevede uno strategico ridimensionamento del peso fiscale da introdurre insieme alla difesa della giustizia sociale. È un programma di legislatura, non un manifesto di iniziative demagogiche che prescindano dalle condizioni concrete in cui si agisce.

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Su Startmag Paola Sacchi scrive: «È evidente che la carta-carburante è usata come un’arma elettorale a ridosso delle scadenze ravvicinate degli appuntamenti nel Lazio e in Lombardia da un centrosinistra che si ricompatta solo su questo, ma è profondamente diviso al suo interno, con alleanze variabili con i Cinque stelle di Conte che tenta l’Opa sul Pd e che nel Lazio potrebbe mettere a serio rischio la conferma della sinistra. Per il governo e il centrodestra la partita non è semplice su un tema così sentito nel paese. Ma esser costretti a rispolverare anche video pre-bellici da usare contro il governo di centrodestra e il suo premier per tentare la rimonta, non rivela una grandissima forma degli attaccanti delle opposizioni. Per le quali difficilmente basterà ripartire dalla benzina».

L’opposizione naturalmente fa il suo mestiere che è quello di “opporsi”. È un’opposizione che spesso appare un po’ disperata. Il duo RenziCalenda è concentrato solo sulla comunicazione scontando qualche contraddizione: un giorno prevale il senso di responsabilità, un altro la voglia di approfittare di qualsiasi cosa per dividere destra e sinistra e acquisire visibilità e poterini di interdizioncina. Il povero Pd cerca di sopravvivere a se stesso e al proprio congresso, e non avrà una linea per qualche mese. I 5 stelle fanno il loro lavoro peronista e filocinese, sperando di poter attrarre nella loro orbita quel che avanzerà dal congresso “democratico”. Ci sarebbe bisogno di un po’ di società civile, di “enti intermedi”, di opinionismo mediatico e culturale non schierato per aiutare la società italiana ad orientarsi tra urgenze immediate e scelte strategiche.

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