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La preghiera del mattino

Il “modello Fridays For Future” di Elly Schlein

Lodovico Festa
23/02/2023 - 10:09
Blog
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Elly Schlein
La deputata e candidata alla guida del Pd, Elly Schlein (foto Ansa)gion

Su Strisciarossa Alfiero Grandi scrive: «Questo per confermare che la Costituzione resta il punto di fondo con cui misurarsi. È un dibattito che non può essere sequestrato nei singoli partiti, ma che deve essere affrontato da tutti e nell’insieme, altrimenti resteremo nel solco degli errori epocali compiuti. Occorre con chiarezza mettere in campo una posizione che dica cosa si vuol fare della Costituzione, che andrebbe semplicemente difesa ed attuata con rigore».

Grandi si lancia in un attacco contro i vari leader della sinistra, da Massimo D’Alema a Matteo Renzi, che, secondo lui (con qualche argomento), hanno modificato la Carta fondamentale dello Stato a capocchia. Ci vuole ora un grande dibattito sulla Costituzione, scrive: un ben strano dibattito, peraltro, quello proposto da Grandi, perché la conclusione “deve” essere quella di difendere e attuare con rigore una Costituzione che, come è evidente, è gravemente inadeguata nella sua parte ordinamentale.

* * *

Su Dagospia si scrive: «Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è piuttosto preoccupato. I recenti episodi che hanno coinvolto Berlusconi, Zelensky e Giorgia Meloni hanno alimentato il timore che il governo possa finire preda delle sue instabilità interne. Quel che agita il Colle è rilevare che, nella più totale assenza di opposizione, la maggioranza è riuscita a crearsela dall’interno».

Vi è un elemento positivo nel fatto che da tante parti in Italia non si sostenga conformisticamente il governo in carica. In una società aperta la funzione della critica è fondamentale. Tanto più quando l’opposizione politica è così disgregata come nel nostro caso. D’altro lato vi è anche un elemento negativo nella tendenza a trasformare ogni problema nella maggioranza come preludio di una catastrofe: vi è in questo atteggiamento anche il posizionamento di numerosi soggetti della società italiana che contrastano un governo capace di assumere chiari indirizzi, non per nobili ragioni critiche, ma per difendere interessi e poteri di veto poco trasparenti. Come superare la contraddizione tra ripudio del conformismo e contrasto della disgregazione? Nella Prima Repubblica, pur ingessata dalla mancanza di alternanza a causa della Guerra fredda, c’erano diversi soggetti e personalità che aiutavano il confronto tra i governi a egemonia democristiana e l’opposizione centrata sul Pci: dalla Chiesa stessa alla Commerciale di Raffaele Mattioli, da Ugo La Malfa a Pierre Carniti, da Norberto Bobbio a Marco Pannella. La devastazione prodotta dal 1992 e dal commissariamento della nostra democrazia dopo il 2008-2011 hanno impoverito i possibili soggetti nazionali dialoganti. Magari rilanciando una fase costituente, che affianchi l’azione di governo, si potrebbe riuscire a rimediare all’incombente contraddizione (conformismo/disgregazione) presente nella società italiana.

* * *

Su Startmag Francesco Damato scrive: «Non so se la Meloni sia davvero rimasta spiazzata e umiliata dal presidente ucraino rappresentato su Repubblica come “l’elefante nella stanza”».

È bene che in una società aperta si confrontino apertamente voci diverse. Certo sarebbe interessante se oltre a letture orientate da una forte passione politica (nel caso della Repubblica, quella antimeloniana) ci fosse anche chi si dedicasse un po’ all’analisi. Per esempio sarebbe utile una riflessione sulla società francese dove sino a qualche anno fa Marine Le Pen cercava finanziamenti da banche russe perché isolata nel suo paese, il gollista François Fillon fu liquidato dalla corsa presidenziale in modo poco trasparente anche per le sue aperture a Mosca, e Jean-Luc Mélenchon guida uno schieramento di sinistra molto critico sulla guerra in Ucraina. Mentre in Germania l’Spd non ha voluto allontanare dal partito l’ex cancelliere Gerhard Schröder, già presidente di Rosneft e molto amico di Vladimir Putin, mentre Olaf Scholz litiga con i Grünen sulla vendita del porto di Amburgo alla cinese Cosco. Che in Europa vi sia un’opinione pubblica molto preoccupata dalla guerra con la Russia è inevitabile. Però questo non contrasta con la prevalente convinzione che non si possa cedere nel difendere una nazione europea da un aggressione tardo-imperialistica e che i valori liberaldemocratici dell’Occidente non siano negoziabili. È in questo contesto che va giudicato l’operato di Giorgia Meloni.

* * *

Sugli Stati generali Paolo Manfredi scrive: «Oggi non è più così, parlare e convincere gli altri, fare sintesi, non è più un valore. Ha vinto il modello Fridays For Future: tutto, subito e se non lo fate siete dei criminali, o quantomeno delle brutte persone. Ognuno rappresenta in modo iper proporzionale i propri interessi e priorità, parla ai suoi e parla innanzitutto alla loro individuale identità. La scommessa di Schlein è che questa agenda corrisponda a quella di tutto un elettorato che oggi ha smesso di votare Pd perché (vero) il combinato disposto di sincretismo e moderatismo di governo ha pastorizzato ogni radicalità del messaggio. Io non lo credo, ma credo che qualora vincesse Schlein il Pd si trasformerebbe definitivamente in un partito radicale votato dalle borghesie urbane ben studiate ed engagé, ossia chi vota oggi Pd meno quella parte meno estetica ma interessante che popola la provincia geografica e culturale del paese. Tutto a posto se vince Bonaccini allora? Nemmeno per idea, anche se lo sfidante ha, per provenienza e formazione, un’idea meno parziale del paese di cui si candida ad essere in qualche modo un leader. Viene da un posto di capannoni e piccole imprese e ha governato una delle poche Regioni in cui la mancata alternanza ha mantenuto una qualità del governo locale se possibile crescente, come dimostra il boom dell’Emilia-Romagna».

La politica come un patchwork di istanze rivolte alle varie “identità” che si sviluppano nella società e nel mondo: questo tipico confuso ragionare della Schlein è l’espressione compiuta della tendenza alla disgregazione della nostra società. Tendenza che in Italia trova nella crisi del nostro Stato la base storica su cui si è sviluppata.

Tags: centrodestracostituzioneelly schleinGiorgia MeloniGoverno Meloniguerra ucrainaidentity politicsPdRussiaSergio Mattarellastefano bonacciniUnione Europea
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