
Misteri del Covid. Nel settembre scorso, quando in Italia i contagi cominciavano lentamente a risalire e se ne registravano fra i 1.000 e i 2.000 al giorno, in India improvvisamente si impennavano fin quasi a 100 mila quotidiani, accompagnati da 1.000-1.100 decessi al giorno. Nello stesso periodo in Italia non morivano più di 10-20 persone quotidianamente con Covid e per Covid. Anche tenendo conto del fatto che l’India è molto più popolata dell’Italia (1 miliardo e 388 milioni di abitanti contro 60 milioni, cioè 23 volte di più), i decessi giornalieri degli indiani erano il doppio-triplo di quelli degli italiani. Tutti i pronostici indicavano che l’India sarebbe in breve diventata il primo paese al mondo per numero di contagi e che i suoi tassi di mortalità sarebbero cresciuti esponenzialmente, grazie a occasioni di infezione come i festival indù di Diwali e Durga Puja, che cadevano fra metà ottobre e inizio novembre e che prevedono riunioni familiari e visite ai templi, e alle manifestazioni di protesta dei sindacati degli agricoltori contro le nuove leggi di liberalizzazione del mercato agricolo promosse dal governo che vanno avanti dalla metà di agosto e hanno riunito folle di milioni di persone attraverso tutta l’India. È successo esattamente il contrario: a partire dalla fine di settembre i numeri dei contagi in India sono vorticosamente diminuiti, così come quelli dei decessi: oggi si registrano 11-12 mila nuovi casi al giorno e 100-120 decessi. In Italia i morti sono 300-400 al giorno e i nuovi casi 10-13 mila; in un paese che ha 23 volte meno abitanti…
Confronti
L’India esce benissimo dal confronto anche con altri paesi che hanno più o meno lo stesso numero di abitanti dell’Italia: in Francia i nuovi casi sono 20-25 mila al giorno, nel Regno Unito sono da poco scesi a 10 mila dopo essere stati superiori a 20 mila per tutto il mese di gennaio. Come si spiega tutto questo? Le misure di prevenzione indiane non sono per nulla più severe di quelle dei paesi europei: non sono più stati proclamati “lockdown” dopo il 30 maggio, vigono limitazioni alle attività e agli spostamenti solo in alcune regioni (denominate “zone di contenimento”), è obbligatoria la mascherina in pubblico e le scuole stanno gradualmente riaprendo come in Europa. La densità (cioè il numero di abitanti per kmq) dell’India è il doppio di quella di Italia, Francia o Regno Unito, e 64 milioni di indiani vivono in baraccopoli malsane e sovraffollate ai bordi delle grandi città. Secondo una classifica dei sistemi sanitari internazionali elaborata un paio di anni fa dalla rivista Lancet, in materia di salute l’India si classifica solo al 145° posto su 195 paesi. Com’è possibile che stia superando il Covid meglio dei paesi europei che si trovano ai vertici delle classifiche sanitarie internazionali? I tentativi di spiegazione si moltiplicano, ma restano approssimativi.
Sistema immunitario
Secondo una scuola di pensiero, il sistema immunitario degli indiani sarebbe più robusto di quello degli occidentali perché stimolato da molte altre malattie infettive e parassitarie. Chi è sopravvissuto a malaria, tifo, colera, dengue ed epatite, malattie comunissime in India, sarebbe ben attrezzato contro il Covid. Due studi indiani – uno di biologi delle università di Chennai e Pune e l’altro di due medici del Rajendra Prasad Government Medical College di Kangra nell’Himachal Pradesh – sostengono questo sulla base di dati di tutto il mondo. Il primo fa notare che nei paesi a reddito basso e medio-basso con scarso accesso alle cure sanitarie e in condizioni igieniche precarie i decessi in rapporto al numero degli abitanti sono molto più bassi che nei paesi sviluppati, il secondo che la mortalità da Covid è più bassa in paesi dove gli abitanti sono esposti a una gran quantità di batteri e virus. I due studi non hanno ancora ottenuto la revisione paritaria (peer review).
Composizione classi d’età
Una seconda spiegazione fa riferimento alla composizione delle classi d’età: il Covid colpisce mortalmente soprattutto gli anziani, ma in India solo il 6 per cento degli abitanti ha più di 65 anni, mentre più della metà della popolazione ha meno di 25 anni, cioè appartiene a classi di età presso le quali il Covid normalmente si manifesta in modo asintomatico o con sintomi moderati. Resta il fatto che in India il 6 per cento della popolazione equivale agli abitanti dell’intera Germania, cioè a 83 milioni di persone, mentre in Italia gli ultrasessantacinquenni sono solo 14 milioni. Con 6 volte più anziani dell’Italia, l’India ha solo una volta e mezzo i decessi totali italiani (156 mila contro 94 mila).
Clima caldo e umido
Una terza spiegazione fa riferimento al clima: un articolo di revisione di 17 studi apparsi su riviste scientifiche internazionali avvalora la conclusione che i climi caldi e umidi rendono il virus del Covid meno attivo, mentre precedenti ricerche stabiliscono che l’aerosol del virus galleggia nell’aria più a lungo quando questa è fredda e asciutta. L’India è in gran parte caratterizzata da climi caldi e umidi, e questo spiegherebbe la scarsa virulenza del Covid. Secondo Elizabeth McGraw, direttrice del Center for Infectious Disease Dynamics della Pennsylvania State University «quando l’aria è umida e calda, le goccioline cadono al suolo più velocemente, e questo rende la trasmissione del virus più difficile». Tuttavia l’India è anche ricca di grandi città dall’atmosfera molto inquinata, una situazione che secondo altri studi dovrebbe favorire la diffusione del virus, perché il particolato sospeso nell’aria ne faciliterebbe un durevole galleggiamento nell’atmosfera.
Immunità di gregge
Infine alcuni sostengono che la flessione dei casi di contagio e dei decessi dipenderebbe dalla raggiunta immunità di gregge nel paese: il virus avrebbe circolato fra la popolazione abbastanza liberamente, infettandola in modo perlopiù asintomatico o paucisintomatico, e ora esso non sarebbe più in grado di trasmettersi ai pochi soggetti suscettibili rimasti. I dati preliminari di un’indagine sierologica su 28 mila residenti di Nuova Delhi, la capitale dell’India, mostrano un 56 per cento di soggetti che hanno sviluppato anticorpi al coronavirus. Si tratta di un tasso medio: fra i testati residenti nei quartieri più affollati della città la percentuale degli immunizzati sarebbe ancora più alta. Nell’agosto scorso un’altra indagine, condotta dal dipartimento della salute della città di Mumbai (l’antica Bombay) aveva rilevato che un 57 per cento di abitanti delle baraccopoli della città e un 16 per cento di residenti in altre aree urbanizzate in modo regolare risultavano avere gli anticorpi del Covid. Tuttavia la letteratura scientifica esistente attesta che l’immunità di gregge risulta efficace quando il 60 – 80 per cento di una popolazione è stata vaccinata o ha comunque sviluppato gli anticorpi essendosi infettata senza conseguenze letali. Decisamente il mistero dell’India che si sta liberando del Covid pur avendo vaccinato solo 68 milioni di persone, cioè meno del 5 per cento della sua popolazione, resta tale.
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