
Il mio amico Antonio Santi, “infiltrato” giussaniano nella Russia di Breznev

Caro direttore, nell’ultimo bollettino di AsiaNews viene data la notizia della morte a Mosca di Antonio Santi (per Covid). Antonio era uno dei primi discepoli di don Luigi Giussani. Mio grande amico, compagno di scuola, compagno di “raggio” in Gioventù studentesca, compagno di università, compagno in Russia cristiana. Spirito libero come sono liberi, imprevedibili e vividi i bambini.
Avendo deciso di dedicare la vita a Dio e alla Chiesa, chiese a don Giussani che strada prendere. I Memores Domini non erano stati ancora “inventati” e Giussani gli consigliò o la comunità di Von Balthasar o quella di padre Loew. Scelse quest’ultima. Con una abilità e un’inventiva sorprendenti riuscì a intrufolarsi come tecnico (in Olivetti credo) e a farsi spedire per la missione in Russia (aveva studiato russo in Russia Cristiana), nella Russia cupa, impenetrabile e pericolosa per dissidenti e credenti di Brežnev, fino nell’estrema Siberia ai confini con la Cina.
Negli sporadici e brevissimi ritorni in Italia dopo la caduta del muro di Berlino non mancava di venirci a trovare e a pernottare da noi che abitiamo al Quartiere Olmi, Milano ovest. Quando era qui agli Olmi serviva Messa all’altare (era diacono) e una volta fece un incontro in parrocchia (era parroco don Antonio Suighi) raccontando le sue esperienze, in particolare della situazione russa dopo la dissoluzione dell’Urss e del suo impegno nell’organizzazione della Caritas Russa di cui fu il primo presidente.
Dopo Pigi Bernareggi, un altro grande amico se n’è andato. Monito per affrettarsi a preparare i poveri bagagli, scarsi di talenti da restituire.
Con Amicizia.
Pippo Marinelli
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