«La vita è un viaggio e ci vuole fede, speranza, carità e coraggio… coraggio!». Così San Giuseppe parla in prima persona nel libretto appena pubblicato da Rosetum: Giuseppe… e l’angelo partì da lui, a cura di fr. Marco Finco (ofmcap), con illustrazioni di Anna Formaggio. All’inizio di questo speciale anno che Papa Francesco ha voluto dedicare proprio a San Giuseppe, il nostro centro culturale ha editato un testo principalmente rivolto ai bambini e mirato ad andare all’origine della personalità di questo santo: una figura centrale nella storia del Cristianesimo, pur «senza dire una parola in tutto il Vangelo», come sottolinea fr. M. Finco. Un uomo tanto semplice e umile, quanto straordinariamente coraggioso nell’affrontare il mistero di ciò che gli accadde in vita. Il suo coraggio, commenta nella prefazione il Vescovo Ausiliare di Milano fr. Paolo Martinelli, fu innanzitutto nell’essere «animato da grande fede, pronto alle sorprese di Dio»: disponibile – potremmo parafrasare – ad andare oltre quanto la mente umana riesce a spiegarsi.
Ciò è possibile anche per noi? Soprattutto oggi, nel drammatico frangente che stiamo vivendo a causa della pandemia, come si fa ad andare oltre ciò che i pensieri umani riescono a cogliere, cioè la paura e l’incertezza del futuro? Come si fa ad avere coraggio? «Meglio lavorare…», risponde San Giuseppe nel libretto quando non riesce a darsi ragione che il figlio di Maria è il Messia e mille dubbi lo assalgono. E così potremmo rispondere anche noi: avere coraggio oggi coincide con il continuare a lavorare. Nel senso che – come suggerisce l’etimologia latina della parola – per avere cor-aggio è “sufficiente” agire (agere) con cuore (cor): non smettere di prendersi cura di ciò che è bello, buono e vero, anche se non se ne conosce l’esito. Per questo noi continuiamo a lavorare, ad avere coraggio, dentro la drammaticità che tutto il settore culturale e i suoi lavoratori stanno attraversando.
Augurandoci, come fu per San Giuseppe, che vengano presto “messaggeri” rassicuranti per il futuro…