Il Concorso presidi non era da annullare. Ecco le prove anti-Tar

Di Daniele Ciacci
11 Settembre 2012
Non è vero che le buste che hanno portato all'annullamento erano trasparenti. Lo hanno dimostrato il direttore dell'ufficio scolastico e l'assessore all'istruzione lombardo. Infatti in Emilia-Romagna un medesimo ricorso era stato respinto

È quasi ora di pranzo al terzo piano dell’Ufficio regionale scolastico di Lombardia, in via Ripamonti a Milano, quando Giuseppe Colosio, direttore dell’Ufficio, e Valentina Aprea, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, evidenziano le qualità e le difficoltà di un sistema scolastico teso all’autonomia ma frenato dallo Stato. Come nel caso evidente della respinta della richiesta di annullamento della sospensione voluta dal Tar lombardo per il concorso di dirigente scolastico, per i quali 355 candidati si sono visti annullare l’esito “per vizi di forma”, tra i quali la “trasparenza” delle buste. Conclusasi la conferenza, Giuseppe Colosio risponde ai giornalisti.

LE BUSTE. Indicando la busta, Colosio non ha dubbi: «Sono le stesse che usano nei concorsi a Roma» dichiara. Potrebbe bastare, se non che, avvicinata a una qualsiasi fonte di luce, compaiano alcune scritte scure, da cui è difficile ravvisare il nome del candidato. «Se si fosse voluto invalidare l’equità della prova, sarebbe stato più semplice aprirle». Ha ragione, anche perché porre i fogli in controluce sarebbe un’azione difficilmente “involontaria”. Ci sarebbe da presumere un qualche consorzio associativo tra gli elementi della commissione per permettere un gesto così palese di violazione dell’anonimato.

DUE PESI, DUE MISURE. Ma Colosio prosegue, incalzato dalle domande dei giornalisti, nel descrivere lo svolgimento della valutazione. Le stanze dove si è svolta, al terzo piano dell’Ufficio regionale in Via Ripamonti, nella zona Sud di Milano, hanno due sole piccole finestre, con vetri opachi, che corniciano una porta. Anche con le luci accese, sarebbe stato complesso valutare il nome di un candidato ponendo in controluce la busta. «Tanto più – prosegue Colosio – che in Emilia Romagna, per lo stesso ricorso, il Tar ha giudicato la trasparenza delle buste “ininfluente” ai fini della valutazione del contenzioso». Ricorso che è stato respinto. Due pesi, due misure.

LA MANO INVISIBILE. «Alcuni interni all’Ufficio hanno provato l’esame da dirigente scolastico. Solo il 20 per cento di essi è risultato idoneo» a fronte di un’ottanta per cento scartato. È difficile ipotizzare la presenza di una mano invisibile che ha controllato gli esiti dell’esame. Sotto questo dato, però, possono essere nascoste le vere ragioni del ricorso. Di cui si attende ancora la soluzione.

@danieleciacci

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2 commenti

  1. Giovanni

    Caro Colosio & Company….
    Prima del ricorso relativo alle buste erano stati vinti altri ricorsi su irregolarità al TAR per la precisione due ricorsi diversi, ove non si parlava per nulle di buste e bustarelle, ma di almeno altre 12 gravi irregolarita’ alcune delle quali riportate sulla prima sentenza, come per esempio la mancanza di collegialità, nella correzione dei compiti, nomine di commissari dimessi con gente senza titolo e presi da altre graduatorie.. correzione in ordine alfabetico dei compiti che confermano le buste… e così via.
    Basta leggere la senteza del Tar e si evince tutto in maniera lampante, perche’ non aspettiamo il merito del Cosiglio di Stato?? cosi leggiamo bene tutte le motivazioni che ci saranno, e non saranno solo quelle delle buste, ma molte molte altre.
    “Poi ci sono i soliti richiami alla correttezza procedurale dei lavori della commissione e la certezza che la giustizia non mancherà di riconoscere tale correttezza, nonché valutare gli effetti benefici che lo sblocco delle nomine avrà sulla scuola lombarda.
    Suggerirei al Direttore Usr Lombardia di considerare qualche altro aspetto di questa martoriata procedura concorsuale: – La trasparenza delle buste non è garanzia della tutela dell’anonimato in un concorso pubblico; non si tratta di accertare la violazione o meno dell’anonimato, in quanto il Direttore sa bene che nessuno potrà mai stabilirlo con certezza.
    L’unica certezza richiesta è che tutto sia stato predisposto al meglio per garantire la tutela del diritto all’anonimato; e ciò non è avvenuto.
    – I tempi di correzione sono stati assolutamente non adeguati per una attenta valutazione degli elaborati, come a più riprese pubblicamente dichiarato anche dal commissario dimissionario, il preside D’Elia.
    – La collegialità va assicurata in ogni momento della correzione, e ciò non risulta dai verbali.
    – Alcuni commissari, forse per scarso allenamento allo studio dovuto ai molteplici impegni o alla raggiunta quiescenza, ne sanno meno dei candidati in materia di pedagogia, teorie di gestione aziendale, e forse anche nella materia normativa; questa mia supposizione è supportata anche da un’autorevole esperta in materia, la dott.ssa Anna Armone, in un articolo apparso su riviste specialistiche.
    – La giustizia amministrativa non è tenuta ad emettere sentenze che ovviino ai guasti prodotti dall’amministrazione: se il concorso Ds è stato bandito con grave ritardo, quando la situazione cattedre in Lombardia era diventata molto difficile da gestire; se il precedente concorso non ha predisposto meccanismi per impedire la fuga dei vincitori del concorso in Lombardia verso le terre di origine dopo soli due anni; se la procedura concorsuale messa in piedi è palesemente superata (le prove scritte sono il massimo dell’oscurantismo procedurale e pertanto si prestano a ricorsi per i cavilli più svariati), è la stessa amministrazione che deve rispondere dei guasti provocati, e non già invocare la giustizia affinchè valuti le conseguenze che un annullamento del concorso provocherebbe nella scuola lombarda. Io credo che di fronte ad una procedura concorsuale che è fin troppo chiaramente deficitaria, non guasterebbe un po’ di autocritica del massimo responsabile dell’istruzione lombarda; forse aiuterebbe anche un po’ smussare i toni di una contrapposizione all’interno della categoria che sta creando non poco disagio.
    “.
    Saluti

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