I pochi padri e i troppi esperti

Di Emanuele Boffi
13 Luglio 2015
Se i padri si iscrivono ai "Daddy Camp" per imparare dagli esperti come “femminilizzarsi” ed essere più teneri con i figli

the-road-mccarthy

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Lo chiamano Fattore P o, all’inglese, F-F (Father Factor), l’indice che misura la nuova consapevolezza che i padri hanno dei propri figli. Dicono libri e ricerche di recente uscita che gli uomini, turbati da statistiche che li dipingono coinvolti con i loro pargoli solo per un’ora e 24 minuti al giorno, hanno abbandonato le posture autoritarie del passato per “femminilizzarsi”, diventare più teneri, frequentare i Daddy Camp (sì, esistono veramente) dove imparare a giocare con i bambini.

Aveva proprio ragione Fabrice Hadjadj quando scriveva della progressiva sostituzione del padre con la figura dell’esperto. Se è solo una questione di tenerezza e tempo da dedicare ai più piccoli, allora non è meglio un orfanotrofio di gente ben qualificata piuttosto che un padre inadeguato e semiassente?

Invece, siccome è una questione di comunicazione del senso dell’esistenza, il padre è unico e insostituibile. Solo lui, infatti, «per il semplice fatto che ha trasmesso la vita, riceve un’autorità senza competenza, e ciò è molto meglio di qualunque competenza professionale. Perché il padre è anzitutto là per manifestare al bambino il fatto che esistere è cosa buona, mentre gli esperti sono là per mostrare che è cosa buona riuscire».

E infatti basta guardarsi intorno per vedere tanti figli soli, che sanno tutto, tranne l’essenziale. Cioè che ogni padre è carente, incompleto, sbagliato, bacato, guasto. Eppure è padre, cioè figlio come lui. Eppure è padre, cioè figlio di un Padre più grande.

Articoli correlati

2 commenti

  1. SUSANNA ROLLI

    Io dico solo che solo da un’intima amicizia profonda con N.S..G.Cristo vien fuori il bello che c’è in noi, tutto il buono che c’è in noi a vantaggio nostro in primis e conseguentemente a favore di che ci vive accanto, più direttamente i familiari: anche le suocere!.
    Diciamo che “fa tutto” Gesù in noi. Poco di ciò che ci viene proposto – od anche imposto!- dal di fuori può aiutare la ns realizzazione in toto: di più questo avviene dal di dentro, dall’anima…in Dio.
    Questo io dico.

  2. SUSANNA ROLLI

    Io dico solo che solo da un’intima amicizia profonda con N.S..G.Cristo vien fuori il bello che c’è in noi, tutto il buono che c’è in noi a vantaggio nostro in primis e conseguentemente a favore di che ci vive accanto, più direttamente i familiari: anche le suocere!.
    Diciamo che “fa tutto” Gesù in noi. Poco di ciò che ci viene proposto – od anche imposto!- dal di fuori può aiutare la ns realizzazione in toto: di più questo avviene dal di dentro, dall’anima…in Dio.
    Questo io dico.

I commenti sono chiusi.