Inizia il Giò, 9 anni, a parlare dell’Unità d’Italia, così come gliela hanno spiegata a scuola, come a tutti noi l’hanno spiegata alle elementari. Ci parla dello sbarco dei Mille “Garibaldi sbarca in Sicilia e da lì libera l’Italia”. E lì attacca Tere, che fa la terza media. “Lo sai che le navi di Garibaldi erano scortate dalla flotta inglese? Il mio professore di italiano è siciliano e mi sa che Garibaldi lo vede in maniera diversa”. “No, non è vero che c’erano gli inglesi, vero mamma?” “Il problema Giò è che la storia quando è scritta dai vincitori e non tiene conto di tutti i fattori controversi, e qui ce ne sono molti, ( mi sembra ieri che leggevo la controinformazione sul brigantaggio) alle volte mistifica”. Coro di voci “Mistifica?” “Dice palle”. “Non bisogna aver paura della verità, mai. E la verità, alla fine, è che l’Italia esiste in quanto unità di popolo da ben prima. Per questo ha resistito anche alle mistifi…, alle palle. Ed è forgiata ( forgiata l’hanno capita) dal cristianesimo”. Questo è stato il mio parziale, parzialissimo, forse troppo semplicistico e bambinesco, ma sentito contributo al festeggiamento dell’Unità d’Italia.
Parole ben più degne, che aiutano a una comprensione ragionata e libera e quindi vera dell’unità, le potete leggere sul bellissimo e agile libro dell’italiano Giacomo Biffi, cardinale, “L’Unità d’Italia”. “E’ vero che in qualche modo si era dato origine all’Italia politica; ma agli occhi del mondo gli italiani esistevano già da almeno sette secoli e, proprio come italiani, almeno da sette secoli erano oggetto di stima e di ammirazione da parte di tutti i popoli”.
E sul messaggio del Papa al presidente Napolitano per i festeggiamenti dei 150 anni: “Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale. Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative e assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica. Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini sono solo alcuni nomi di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell’identità italiana.”