Hollande ha perso perché «è fuori dal mondo». Le Pen «non è così pericolosa e i francesi la votano senza vergogna»

Di Leone Grotti
01 Giugno 2014
Disoccupazione, nuove tasse e le proteste della Manif mai considerate. Così il governo Hollande è stato messo alle corde da Marine Le Pen

«Terremoto», «choc», «eruzione vulcanica». Così i principali attori politici francesi hanno commentato la vittoria alle elezioni europee di Marine Le Pen e del suo Front National, che si è accreditato come primo partito con il 24,95 per cento dei voti, superando il centrodestra dell’Ump, fermo al 20,79 per cento, e umiliando il partito socialista del presidente François Hollande, che ha raccolto solo il 13,98 per cento delle preferenze.

Hollande, essendosi già giocato tutte le carte dopo la disfatta alle elezioni comunali del marzo scorso, quando è stato costretto a nominare un nuovo premier (Manuel Valls), un nuovo governo e un nuovo segretario del partito, si è presentato in televisione dando la colpa all’Unione Europea: «Sei francesi su 10 non sono andati a votare. Non si può andare avanti così, l’Europa deve essere semplice, chiara, per essere efficace là dove è attesa e ritirarsi dove non è necessaria». Ancora una volta, il presidente “normale” ha dato prova al suo elettorato di essere «fuori dal mondo». La definizione è di Stéphane Buffetaut, ex deputato europeo, membro del Comitato economico e sociale europeo dal 2002, appartenente al Partito cristiano democratico ed esperto di diritto.

A Tempi Buffetaut conferma quello che anche Hollande sa, ma non può dire: il voto europeo che ha premiato Marine Le Pen è nazionale e politico. «Questo voto è una disfatta totale per Hollande – spiega Buffetaut –, un uomo che non ha mai avuto la statura necessaria per ricoprire il ruolo di presidente e il popolo se n’è reso conto. Quando è arrivato al governo pensava che la crisi fosse quasi finita e che la crescita sarebbe sopraggiunta come per miracolo. Così si è messo ad aspettare e intanto ha introdotto nuove tasse. Ora le imposte sono cresciute così tanto che la gente in Francia non ne può più». Di Hollande o delle imposte? «Di entrambi».

Se il partito socialista è crollato non è solo per la pessima performance economica del governo: «Il più grande fallimento di Hollande resta la disoccupazione: aveva promesso che il lavoro sarebbe tornato, invece la disoccupazione cresce mese dopo mese. È una catastrofe totale, per ammissione dello stesso partito socialista». Buffetaut non manca di ricordare le reazioni profetiche di alcuni membri del Ps all’indomani dell’elezione del presidente. «Il ministro degli Esteri Laurent Fabius disse: “Hollande presidente? Sogno o son desto?”. Il sindaco di Lille Martine Aubry affermò fuori dai denti: “Hollande ha lasciato il partito socialista in rovina e ora rovinerà anche la Francia”».

La negazione della realtà
C’è un altro motivo per cui Hollande ha portato il partito al suo peggiore risultato elettorale degli ultimi 50 anni: le continue proteste di piazza della Manif pour tous su temi sensibili come il matrimonio gay, la fecondazione assistita e l’utero in affitto. «Hollande ha dimostrato di essere una persona arrogante e sprezzante del popolo», dichiara a Tempi la presidentessa della Manif, Ludovine de la Rochère. «Milioni di persone hanno inscenato una protesta storica ma lui non ci ha voluto ascoltare, andando avanti con una legge che legalizzando matrimonio e adozione gay, nega la realtà: perché un bambino nasce solo dall’unione di uomo e donna. Agendo così ha ignorato i francesi, non rispettando la democrazia e i valori della République. Un atteggiamento così ideologico e staccato dal reale non poteva che portare a questo risultato elettorale».

Ora la Francia si ritrova con una bella patata bollente di nome Marine Le Pen. Buffetaut non è per niente sorpreso dalla sua vittoria: «L’avevo detto mesi fa in sede europea che avrebbe preso almeno il 25 per cento. Era ovvio, perché chiunque può vedere che i francesi sono esasperati dalla classe politica: tanto di sinistra, quanto di centrodestra. Hanno programmi simili e sono sottomessi entrambi all’ideologia del politicamente corretto». Anche l’Ump infatti non se la passa bene, con il suo leader Jean-François Copé accusato di aver creato fondi neri ed emesso fatture false per la campagna elettorale di Sarkozy del 2012 attraverso la società Bygmalion. «L’Ump è un partito che sta andando in rovina: i capi si fanno guerra tra di loro, uno scenario orribile».

Ma i francesi, come scrivono i giornali europei, non hanno paura di un partito definito «razzista» e «fascista»? «Il Front National non è così pericoloso come lo si descrive. La signora Le Pen ha cambiato due cose importanti rispetto al padre. Prima di tutto non si permette dichiarazioni razziste e fasciste. Inoltre, se il padre era molto liberale sul piano economico, lei è un po’ di sinistra e questo è il motivo per cui gli operai sono passati dal partito comunista al Front National. È chiaro poi che i migliori risultati li ha ottenuti nelle regioni più povere della Francia, ma sta guadagnando anche nell’Ovest del paese, storica roccaforte dell’Ump». La verità, dunque, «è che il Front National viene visto sempre di più come un partito normale, non estremista o pericoloso. Un partito che si può votare senza vergogna».

@LeoneGrotti

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2 commenti

  1. beppe

    mettete la foto di un cretino e poi non volete commenti alla faccia da cretino. un po’ di coerenza.

  2. tinogov

    “Ora la Francia si ritrova con una bella patata bollente di nome Marine Le Pen” Ahahahahahah muoro!

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