
Grace aveva ottenuto il suicidio assistito. Poi ci ha ripensato: «Voglio far pace con Dio»
Ad oggi non c’è metodo più facile per scorrere i ricordi di una vita serena che sfogliando gli album delle foto su Facebook. Ha fatto così anche Grace Sung Eun Lee, una ventottenne newyorkese originaria del Sud Corea, prima di ammalarsi di cancro. Dopo, quelle stesse foto, erano fonte di dolore per lei che non riusciva più a muovere che il collo, a causa di un grave tumore al sistema nervoso.
UNA DIAGNOSI TREMENDA. Grace stava facendo brillantemente carriera in una banca di New York, si stava allenando per la celebre maratona della Grande mela, quand’ecco arrivare la diagnosi, e le condizioni di salute cambiano repentinamente, fino a portarla al ricovero al Long Island Hospital, con la necessità perenne di ricevere ossigeno dalle macchine, essendo il suo sistema respiratorio gravemente compromesso. Una volta finiti tutti i possibili cicli di chemioterapia e radioterapia, alla quasi trentenne non restava che attendere la fine. È per questo che, ormai malata terminale, ha richiesto la possibilità di morire, e l’ha detto a medici, amici e genitori: sarebbe stato sufficiente staccare le macchine che le permettono di respirare e il suicidio assistito sarebbe andato a buon fine. I genitori, da parte loro, si sono sempre opposti a tale decisione. Il padre, pastore dell’Antioch Missionary Church nel Queens, ha sempre contestato le ricostruzioni della volontà della figlia, opponendosi a quello che sarebbe stato «un suicidio».
QUALCOSA E’ CAMBIATO. Proprio sabato il tribunale a cui Grace si è rivolta le aveva dato la possibilità di morire, decidendo che spettasse solo a lei, e non ai genitori, cosa fare del suo futuro. Quand’ecco che alle telecamere della tv locale, la Wabc Tv, che era andata a intervistarla per chiederle una dichiarazione sulla sentenza vinta, ha detto, tranquillamente, «ho cambiato idea, voglio avere tempo per far pace con Dio». I genitori di Grace, infatti, sono profondamente religiosi, e hanno anche reso la chiesa del Queens a cui appartengono, partecipe del dramma che stavano vivendo. Insomma, a Grace proprio non andava già che ci fosse un’intera comunità che pregava per lei, eppure qualcosa poi è cambiato. Tanto da arrivare a affermare, nella sua immobilità del letto di ospedale, «voglio che sia mio padre l’unico a prendere decisioni sulla mia vita, se mai sarà il caso».
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