Il defunto Pim Fortuyn – ex maoista, già docente universitario di Sociologia e meno novellino della politica di quanto s’immagini – era un po’ populista, un po’ (forse) di centrodestra, ma soprattutto un bel po’ figlio del disagio. L’Olanda ristagna da almeno otto anni sotto una cappa politica d’impenetrabilità che separa il governo dal popolo. Anni detti “di porpora”: è la metafora cromatica di una melassa che guida il Paese fondendo varie sfumature di socialismo democratico e di liberalismo in un trionfo rosso-rosa-blu (con macchie verdi) di laicismo, pragmatismo e sentimentalismo. L’assistenzialismo (inefficiente) che coccola gli olandesi dalla culla alla bara agisce sempre, infatti, in nome dell’amore: anche quando legalizza l’eutanasia, magari su spinta del ministro della Sanità Els Borst, esponente dei “D66″, i liberali di sinistra. E così il moralismo prende il posto della morale, che anche in Olanda una volta derivava dalla tradizione giudeo-cristiano-umanista (lo ha scritto addirittura Pim Fortuyn nel suo La società degli orfani). La palude purpurea ha appiattito ogni differenza identitaria, ideale o ideologica, a favore dell’utilitarismo, anestetizzando lentamente la società. E così i cittadini non sanno più chi o cosa scegliere, e soprattutto perché: morte, de facto, della democrazia di quello che a sproposito è considerato il modello libertario dell’Europa evoluta, soppressa da apparatchik che gestiscono lo Stato solo come giocattolo di camarille e club privé. Lo storico olandese-americano James Kennedy punta il dito contro gli anni Sessanta, quando il ceto politico di estrazione conservatrice scelse, per quieto vivere e amor di transigenza, di patteggiare con chi avrebbe trasformato i Paesi Bassi nel paradiso dei coffe-shop e dei cioccolatini all’hashish. A ciò si aggiunga il ritardo, sì il ritardo dell'”emancipata” e ubbidiente Olanda che ripone sempre e solo fiducia negli esperti e nelle commissioni, e la frittata è fatta. È successo così anche nel mondo cattolico (per esempio nel Sud del Paese, dove un tempo la presenza cattolica era forte), dove l’iniziativa privata si è data alla burocrazia ecclesiastica. Un giorno i cattolici si sono svegliati e hanno trovato i preti — alla scuola del cardinal Bernardus Alfrink, influenzato dal teologo iperprogressista domenicano Edward Schillebeeckx —, che spingevano per adeguare il cristianesimo alla mentalità secolare dominante. Fine dei cattolici, quindi, e fine dei preti, con settori della Democrazia cristiana favorevoli all’eutanasia, come l’ebreo convertito al cattolicesimo Hirsh Balin. Quello che firmò pure la legge che consente i rapporti sessuali fra adulti e ragazzi a partire dai 12 anni.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi