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La giustizia in Italia è la più costosa e la meno efficiente d’Europa (ma i nostri magistrati guadagnano meglio di tutti)

Siamo secondi per il numero di processi civili pendenti, e primi per quelli penali. In compenso i nostri magistrati vantano stipendi tra i più elevati (ma i pm chiudono meno casi dei colleghi)

Chiara Rizzo
10/10/2014 - 16:03
Interni
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in Europa siamo tra i paesi che spendono di più per la giustizia, ma in compenso abbiamo uno dei sistemi che funzionano peggio, soprattutto perché estremamente lento. A dirlo è il nuovo rapporto del Cepej 2014, che è stato presentato ieri durante il Consiglio d’Europa.
Nel 2012 (anno a cui risalgono i dati usati nell’analisi), con i 4, 5 miliardi di euro di bugdet stanziati siamo stati il terzo paese a destinare più risorse al settore, dietro alla Germania (9,1 miliardi di euro) e al Regno Unito (5 miliardi) e davanti alla Francia. In particolare quell’anno abbiamo destinato ben 2 miliardi 986 milioni per tutte le corti di giudizio (tribunali, appello e Cassazione). La gran parte di questi fondi è destinata ai salari (2 miliardi 319 milioni) più che ad investimenti per rendere più efficiente il sistema, come la digitalizzazione, o ai costi reali di un singolo processo o inchiesta. Ulteriori 4 miliardi 421 milioni sono stati destinati al budget delle procure di ogni grado di giudizio.
È interessante vedere quanto tutto questo costa ad ogni singolo cittadino. Il Cepej calcola la ricaduta pro-capite delle risorse destinate da ogni singolo paese alla giustizia: se la media europea è di 35 euro a persona, in Italia giudici e pm ci costano 50 euro a testa in media. Siamo dietro alla Svizzera (122 euro pro capite), Germania (103 euro), Slovenia (80 euro), Svezia (66 euro), Paesi Bassi (58 euro).

“IN CRESCITA GLI STIPENDI DEI GIUDICI”. Mentre negli altri paesi, il budget di spesa tende a decrescere, in Italia cresce. Il Cepej ammonisce inoltre che «in Italia l’aumento registrato dei budget nei decenni al comparto Giustizia è causato dall’aumento della spesa per i giudici. La variazione cioè è stata causata da due elementi: l’adeguamento (al rialzo) dei salari al costo della vita, e all’aumento, negli ultimi anni, dei nuovi giudici. Tutte le altre voci di spesa, dai servizi alle infrastrutture, nella Giustizia italiana infatti non hanno visto alcun sostanziale aumento». Siamo l’unico paese ad aver ricevuto una bacchettata del genere.

PROCESSI LUMACA. A fronte di tale spesa, possiamo “vantare” il peggior risultato sia in termini di efficienza sia di giusto processo: «Il Consiglio d’Europa e la Corte europea dei diritti dell’uomo hanno più volte ricordato che una delle garanzie di efficienza e credibilità dei sistemi giudiziari è assicurare una ragionevole durata dei processi», sottolinea il Cepej, e poi impietoso aggiunge: «L’Italia ha il maggior numero di cause pendenti». Dietro di noi ci sono anche quelli che non sono esattamente considerati dei modelli giuridici: Ucraina, Turchia, Federazione russa.
Il Cepej ha calcolato che in Italia una causa civile resta pendente in primo grado in media 590 giorni (e, con questa media, risultiamo terzi dietro a Malta e Bosnia Erzegovina). Nel 2012 abbiamo chiuso l’anno solare con 4 milioni 650 mila cause civili pendenti, secondi dietro la Germania. Va peggio con il penale: nel 2012 siamo stati i peggiori in assoluto, con 1 milione 454 mila cause pendenti (la Germania seconda con 1 milione 173 mila cause).
Il Cepej ha anche analizzato i motivi per cui si è andati in tribunale e quali tipi di cause restano più facilmente pendenti in ogni paese: nel 2012 il maggior numero di cause civili è stato aperto per insolvenza (86 mila processi pendenti alla fine dell’anno, con una durata media di 2.566 giorni, un record negativo assoluto, considerato che la media europea è di 537 giorni), e poi per le cause di divorzio (35 mila processi), nel penale soprattutto per furti (2.318 processi pendenti alla fine dell’anno, con una durata media del processo di 180 giorni) e per omicidio (243 casi). Il Cepej segnala che «in Italia il tempo necessario per una causa di divorzio è estremamente lungo con tempi per il completamento della procedura eccessivi», con oltre 500 giorni necessari per ogni singola causa solo in primo grado.

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POCHE INCHIESTE CHIUSE. In compenso, manco a dirlo, siamo tra i paesi dove si indaga di più. Ciascuno dei nostri 1.900 pubblici ministeri, uno ogni 3 abitanti, ha avuto in mano 1811 inchieste (ma ne ha chiuse circa 1600 all’anno). Complessivamente nel 2012 su più di 3 milioni di denunce presentate ai pm dagli italiani, solo 676 mila casi sono giunti in un’aula di tribunale (il 19,7 per cento): interessante notare che ben 1 milione 450 mila inchieste sono rimaste invece senza un colpevole identificato (in questo però i nostri pm sono solo secondi rispetto ai colleghi francesi).
In compenso i nostri magistrati guadagnano piuttosto bene rispetto ai colleghi europei. In media un pm italiano agli inizi della carriera percepisce 54 mila euro lordi all’anno (come anche i giudici agli inizi), ed è in quinta posizione rispetto ai salari dei colleghi europei; man mano che faranno carriera però i nostri magistrati diventano tra i più ricchi d’Europa in assoluto. Solo in altri tre paesi (Svizzera, Regno Unito e Norvegia) infatti riescono a superare lo stipendio lordo annuo di un giudice o di un procuratore generale della Corte di Cassazione italiana, 179mila euro (in Germania, per dire, sono fermi a 104 mila euro). Facendo un rapporto con gli stipendi medi del paese, il Cepej bacchetta: «Solo in Italia, Romania, Bulgaria e Polonia i giudici della corte suprema hanno stipendi tanto elevati da essere 7 o 8 volte superiori agli stipendi medi degli altri concittadini».

Tags: cepejconsiglio d'europapmprocessi
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