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Fumetto – Kobane Calling di Zerocalcare

Di Amedeo Badini
26 Gennaio 2015

Internazionale-ZerocalcareGraphic journalism e Zerocalcare: il primo è un genere fumettistico che utilizza i baloon e il disegno per raccontare fatti di cronca e di attualità, specialmente da zone di guerra ma non solo; maestri del genere sono Joe Sacco o Guy Delisle. Il secondo invece è il nome d’arte di Michele Rech, 31 anni, fumettista romano di Rebibbia (e ci tiene molto) cresciuto sul web con dissacranti e spassosi spaccati di vita vera della sua generazione e che, con l’aiuto di Makkox, ha autoprodotto la sua prima opera ed è diventato autore da centinaia di migliaia di copie, edite da Bao Publishing. I due si incontrano per una “storiona” (come la chiama lui) pubblicata sul numero 1085 dell’Internazionale e, una volta esaurito, ristampata sul numero successivo uscito venerdì 23 in un albetto a parte, in tutte le edicole.

“Kobane calling”, il titolo della storia, è un viaggio che Zerocalcare ha affrontato a fine anno con la staffeta Romana per Kobane, confluita nel progetto Rojava Calling. La città al confine con la Turchia, in territorio siriano ma abitato da una folta rappresentanza turca è stato il baluardo della difesa contro ISIS, e oggetto di aiuti internazionali interessati ma anche intermittenti. Non sta a noi analizzare la situazione da un punto di vista geopolitico. Ciò che ci interessa è lo stile dell’autore, e di come, ancora una volta, riesce a portarci in una realtà lontana in maniera semplice e non banale. L’autore nelle dense 42 pagine inserisce tutti quei tic e quei dettagli tipici del suo narrare: l’accento romano, le citazioni della generazione nata negli anni ’80 (Ken il Guerriero in primis), un menefreghismo che poi si riscatta, le manie dell’era del consumismo, dalle merendine in su. E non mancano mai neanche gli aneddoti autobiografici dell’autore.

Ed è questo stile, questo pastiche umoristico e surreale che fa scattare, non solo la partecipazione, ma anche la riflessione. Zerocalcare KobaneSeppur non tutti si possano ritrovare nelle esperienze di vita e nei gusti di Zero, la narrazione e la sincera e genuina spontaneità generano una forte empatia. I disegni fanno il resto e, senza utilizzare tecnicismi semplicistici o minimalismi come fanno tanti altri, risultano sempre curati, densi nell’inchiostrazione e nell’utilizzo dei neri. In più, il layout regolare ma a volte piacevolmente scomposto, l’approccio neo-tecnologico, ed un ricco utilizzo di commenti fuori campo e di rapidi flashback in stile Griffin (per citare uno dei tanti) movimenta la narrazione.

Il reportage descrive con sincerità ciò che accade in luoghi lontani ma ormai vicini, e Zerocalcare lega tutta la narrazione con un piccolo dubbio che risolverà solo alla fine, mantenendo viva l’attenzione. Ma sono le battute e la sincerità a coinvolgere. Kobane Calling è quindi non solo un buon esempio di graphic journalism, per quanto volutamente meno serioso. Si tratta anche di un buon modo per iniziare a conoscere Zerocalcalre che, al netto di qualche provincialismo, ha una fluidità ed una potente capacità umoristica e disincantata di rappresentare il reale, che non può che convincere e portare al fumetto anche chi non l’ha mai letto.

@Badenji

Kobane Calling, di Zerocalcare, b/n 42 pagine, albetto allegato al numero di Internazionale in edicola fino a Giovedì 29 Gennaio, 3€, in tutte le edicole

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2 commenti

  1. Jeff m.

    Eccezionale ZeroCalcare, un ragazzo cresciuto in ambienti totalmente distanti dai miei eppure così umanamente vicino.
    L’empatia che genera con il lettore è dote rara negli autori moderni. Si merita tutto il successo che sta avendo. Ed è bellissimo constatare che, nonostante il successo ben tangibile, non si è – ancora – montato la testa.

  2. Nino

    Zerocalcare è un grande!

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