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Francia, trionfa Macron ma la vittoria è più fragile di quanto sembri

Il neo presidente verrà giudicato sulla sua capacità di risollevare l'economia ma alle legislative di giugno potrebbe non ottenere la stessa maggioranza: «Rappresenta solo un quarto degli elettori»

Redazione
08/05/2017 - 12:45
Esteri
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epa05949466 French presidential election candidate for the 'En Marche!' (Onwards!) political movement, Emmanuel Macron celebrates on stage after winning the second round of the French presidential elections at the Carrousel du Louvre in Paris, France, 07 May 2017. Emmanuel Macron defeated Marine Le  Pen in the final round of France's presidential election, with exit polls indicating that Macron is leading with approximately 65.5 per cent of the vote.  EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

Emmanuel Macron è l’ottavo presidente della V Repubblica francese, il più giovane con i suoi 39 anni della storia del paese e il primo a trionfare da candidato indipendente (è uscito dal partito socialista per fondare il movimento En Marche!, ora diventato Republique en Marche). Ieri, al secondo turno delle presidenziali, ha trionfato contro Marine Le Pen conquistando il 66% dei voti contro il 34% della sfidante. Che cosa farà nei prossimi cinque anni il successore di François Hollande?

MACRON L’EUROPEISTA. Non c’è dubbio che verrà valutato in base alla sua performance economica. Ad affossare il gradimento degli elettori nei confronti di Hollande erano state infatti soprattutto le misure indirizzate ad alzare le tasse e l’incapacità di «invertire la curva della disoccupazione». Macron, che si dice europeista in tutto e vorrebbe più unità e integrazione tra i Ventotto, intende riportare il rapporto deficit/Pil al 3%, riducendo la disoccupazione e facendo ripartire la crescita. Come?

60 MILIARDI DI TAGLI. Innanzitutto il suo programma prevede un piano di investimenti pubblici da 50 miliardi e una riduzione della spesa pubblica per circa 60 miliardi. Macron vuole tagliare 120 mila posti pubblici in 5 anni e destinare 36 miliardi all’abbattimento del deficit strutturale. Molto popolare la promessa di cancellare l’equivalente dell’Imu sulle proprietà immobiliari all’80 per cento dei francesi e quella di calare l’aliquota sulle aziende, facendola passare dal 33,3 al 25%. Previsto un calo delle imposte anche sui dividendi. Nel complesso, la riduzione dovrebbe essere pari a 20 miliardi in cinque anni, anche se la pressione fiscale diminuirebbe di appena lo 0,9% (dal 44,5 al 43,6). Le riduzioni fiscali, oltre ai tagli, saranno finanziate anche con l’aumento delle accise sui carburanti e nuove tasse sulle emissioni di Co2. L’obiettivo del neo presidente è di portare la crescita all’1,7% nel 2022.

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LOTTA AL TERRORISMO. Per quanto riguarda la sicurezza, Macron vuole creare 10 mila posti di lavoro in più nella polizia ripristinando i poliziotti di quartiere e portare le spese militari al 2% (come richiesto dalla Nato). Sulla lotta al terrorismo è fumoso: invoca più intelligence, propone la creazione di un’unità speciale anti-Isis e più contrasto al terrorismo a livello internazionale. Estimatore di Angela Merkel, non è contrario all’accoglienza dei migranti, anche se vuole controlli più puntuali per le richieste di asilo.

TEMI ETICI. Sui temi etici, infine, promette di seguire la strada tracciata da Hollande: educazione di genere nelle scuole, lotta alle discriminazioni contro le persone LGBTI e promozione delle “famiglie” al plurale, fecondazione assistita per donne single e coppie di lesbiche, riconoscimento in Francia dei figli nati all’estero con l’utero in affitto e apertura a discutere della legalizzazione dell’eutanasia.

VITTORIA CON ALCUNI NEI. Oggi su tutti i giornali del mondo la celebrazione del giovane neo presidente è totale, ma non è tutto ora quel che luccica. Per approvare alcune delle misure più controverse avrà infatti bisogno di una buona maggioranza in Parlamento e non è detto che la ottenga alle legislative dell’11 e 18 giugno. Secondo il Figaro, la sua vittoria ha alcuni nei: innanzitutto è frutto di un rifiuto («rifiuto di Fillon, Hamon, Mélenchon e Le Pen») e non «condivisione di un progetto». Macron cioè ha saputo approfittare delle debolezze dei suoi avversari ma «non è riuscito a creare un’adesione intorno alla sua persona e al suo programma». Il primo turno e la forte astensione del secondo turno dimostrano che la «Francia positiva di Macron rappresenta solo un quarto dei francesi» e se questo non inficia la sua importante vittoria, costituisce un ostacolo politico «che non sarà facile superare».

SFIDA LEGISLATIVE. I nodi potrebbero dunque venire al pettine alle elezioni parlamentari, perché «le rivendicazioni degli elettori di Mélenchon, la protesta identitaria di quelli di Le Pen e l’inquietudine culturale dei fillonisti» non sono scomparse d’improvviso e si faranno sentire alle urne. Come sottilinea anche La Croix nell’editoriale odierno, «moltissimi cittadini hanno votato in suo favore solo per allontanare la minaccia del Front National. Il nuovo presidente potrebbe trovarsi con una maggioranza parlamentare instabile oppure essere costretto a una coabitazione».

Foto Ansa

Tags: Elezioniemmanuel macronFranciale penterrorismo
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