Il separatismo islamico in Francia passa anche dalle piscine
Parigi. Pochi giorni fa, il sindaco verde di Grenoble, Éric Piolle, ha vinto la sua battaglia pro burkini, il costume da bagno islamico che lascia scoperto soltanto l’ovale del viso: con 29 voti a favore e 27 contro, quello che la sinistra radicale definisce un semplice “accessorio di moda”, e che invece è un simbolo di sottomissione della donna, sarà autorizzato a partire dal 1° giugno in tutte le piscine comunali della città alpina. Anche a Rennes, nel nord della Francia, alle donne di confessione musulmana è concesso di farsi il bagno indossando il burkini nelle piscine pubbliche. E nelle altre città?
«Stiamo al riparo dagli sguardi»
Secondo quanto rivelato da Europe 1, sempre più francesi di religione islamica decidono di noleggiare piscine a dei privati per non doversi mischiare con i “kouffars”, gli infedeli, nelle piscine pubbliche, e essere protetti dagli occhi occidentali. «Qui possiamo stare in costume e al riparo dagli sguardi», ha dichiarato Imen, madre di famiglia, a Europe 1, che da anni trascorre le sue vacanze estive in luoghi con piscine private. Imen e la sorella, Souaida, vivono nel dipartimento del Basso-Rodano, nel nord-est della Francia. E per approfittare di un pomeriggio soleggiato, hanno deciso di privatizzare una casa a Lampertheim, vicino a Strasburgo, dotata di una vasta piscina, di sdraio e di un immenso giardino.
Sborsando trenta euro all’ora, le due sorelle musulmane hanno deciso di affittare questa abitazione: per potersi fare il bagno “in tranquillità”, visto che nella regione non esistono piscine pubbliche dove il burkini è autorizzato. «Certo, è una scelta legata alla nostra religione», ha spiegato Souaida a Europe 1. Alla faccia dell’integrazione. Le due sorelle, come molte altre musulmane praticanti, utilizzano la piattaforma Swimmy, l’Airbnb delle piscine, lanciata in Francia nell’estate del 2017. Secondo i dati raccolti dal sito, tra i clienti che decidono di affittare per mezza giornata o una giornata intera una piscina, un quinto, ossia il 20 per cento, è di confessione islamica.
Il separatismo delle piscine in Francia
«Abbiamo effettivamente molte persone che noleggiano delle piscine per questioni religiose, che non vogliono essere viste in costume, che desiderano avere uno spazio privatizzato per potersi bagnare», ha confermato Raphaëlle de Monteynard, fondatrice di Swimmy. La proprietaria della casa di Lampertheim dove sono andate a farsi il bagno Imen e Souaida per non mischiarsi ai francesi non musulmani nelle piscine pubbliche, è iscritta sulla piattaforma da ormai quattro anni. E negli ultimi tempi riceve spesso queste richieste: «”Ci possono vedere?”. Rispondo “no”, proprio perché ho appena acquistato delle tende per coprire le vetrate».
La stessa ha riconosciuto che non si aspettava di avere questo tipo di clientela inizialmente. «Non immaginavo che ci fossero questo tipo di privatizzazioni, ma mi rendo conto che diamo loro un piacere che non hanno», ha dichiarato. Il “piacere” di vivere secondo una logica separatista, voltando le spalle ai costumi della Francia. Si capisce subito quando dietro la richiesta di privatizzare una piscina ci sono francesi di religione musulmana. «La domanda del vis-à-vis è frequente, così come quella sulla presenza di un uomo in casa o sulla possibilità di chiudere le imposte», dice Raphaëlle de Monteynard. Il separatismo nelle piscine è en marche.
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