
Francia. Per abortire non servono 7 giorni di riflessione (ma per rifarsi le tette ne occorrono 15)

Per il dottore in filosofia e docente al Collège des Bernardins, padre Matthieu Villemot, si tratta, «ancora una volta, del trionfo della morte». Invece per Catherine Coutelle, presidente della delegazione per i diritti delle donne, «è una questione di principio e comodità. Le donne non hanno bisogno di un obbligo legale per riflettere».
OBBLIGO DI RIFLESSIONE. Trattandosi di aborto, la divisione netta degli schieramenti non può stupire. Soprattutto se la discussione avviene in Francia, dove il «diritto all’aborto» è stato innalzato su un altare come se fosse un dogma religioso. Sta di fatto che l’Assemblea nazionale francese ha approvato ieri un emendamento alla legge sulla Sanità, che abolisce l’obbligo di attendere sette giorni tra il colloquio con un medico e quello con il secondo medico per ottenere l’aborto.
«DIRITTO FONDAMENTALE». La deputata del partito socialista, presentando l’emendamento, aveva dichiarato: «Una donna che si presenta in clinica per abortire ci ha già riflettuto a lungo. Non bisogna obbligarla ad attendere ancora di più e si devono espungere dalla legge Veil quei mezzi che impediscono all’aborto di diventare un diritto fondamentale, senza riserve né restrizioni». Via dunque l’obbligo di riflessione, «come se la caratteristica degli atti umani non fosse quella di essere razionali», ragiona padre Villemot, come se «l’aborto non fosse di una gravità eccezionale, come la stessa legge Veil sosteneva».
CHIRURGIA ESTETICA. Ignorando queste argomentazioni, l’Assemblea nazionale ha stabilito che l’obbligo di riflessione di una sola settimana «stigmatizza la donna». E dire che la legge francese prevede questo obbligo, di ben due settimane, anche per le operazioni di chirurgia estetica. In questo caso, indicano i siti specializzati, «la riflessione è essenziale perché non bisogna mai essere precipitosi».
APPARENZA CORPOREA. Questo periodo di riflessione è stato previsto dal legislatore francese perché è stata riconosciuta la delicatezza di un intervento che va a toccare e modificare qualcosa di importante come «l’apparenza corporea di una persona». Nessuno infatti ha chiesto l’abolizione della riflessione per la chirurgia estetica all’interno della nuova legge sulla Sanità. Se i bambini fossero importanti tanto quanto «l’apparenza corporea» degli adulti, tanto quanto un seno rifatto, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
Foto Ansa
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Se non ci fosse di mezzo la vita di esseri umani innocenti, ci darebbe da ridere… purtroppo, invece non ci resta che piangere…