L’autotrasporto in Italia è in crisi. E non ha certo bisogno che piccoli gruppi si mettano di traverso, come è successo sul Brennero e in tante altre città d’Italia, chiudendo di fatto la porta in faccia a ogni possibilità di dialogo con le istituzioni. Al contrario, è quanto mai urgente che il governo possa ascoltare le richieste della categoria e intervenire al più presto per risolvere i problemi. A parlarne a tempi.it è Cinzia Franchini, presidente della Fita, l’associazione di rappresentanza degli autotrasportatori della Cna, che due giorni fa ha ricevuto minacce per non aver aderito alla protesta e per essersi opposta alle “ragioni” dei Forconi e di Trasporto Unito.
Franchini, perché non è d’accordo con chi protesta?
Perché chi protesta – che, ricordiamolo, è soltanto Trasporto Unito, mentre tutte le altre associazioni di autotrasportatori (come ha spiegato a tempi.it anche Pasquale Russo di Conftrasporto, ndr) hanno revocato il fermo inizialmente previsto per il 9 dicembre – non sta facendo l’interesse vero della categoria.
Come mai?
Sull’elenco generale dei problemi dell’autotrasporto potremmo anche trovarci d’accordo, ma se non ti vuoi sedere al tavolo della trattativa con il governo, poi non cambierai mai nulla.
Abbiamo ottenuto uno stanziamento di 330 milioni di euro e scongiurato il taglio della percentuale rimborsabile sulle accise del carburante, che, se fosse passato con la legge di stabilità, si sarebbe sicuramente rivelato insostenibile per un comparto già in grande difficoltà come è quello dei trasporti. Poi abbiamo ottenuto una norma che cambia radicalmente le funzioni dell’Albo degli autotrasportatori e maggiori e diversi controlli sul cabotaggio e il distacco transnazionale. Molti problemi rimangono, ma occorre responsabilmente affrontarli attraverso il confronto serrato con il governo.
Chi sono quelli di Trasporto Unito?
Trasporto Unito è un sindacato che raggruppa alcuni imprenditori e autisti, inoltre sono l’espressione di diversi piccoli movimenti di autotrasportatori siciliani. Sostengono a parole di non essere interessati ai soldi, ma alle regole; e sono preoccupati perché l’emendamento alla legge di stabilità che prevede modifiche sulle modalità di iscrizione all’Albo degli autotrasportatori rischia di espellerli dalla rappresentanza. Uno dei criteri, infatti, che dovrebbe essere necessario per accedere all’Albo è la rappresentanza in seno al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). Se questa modifica dovesse passare, loro non rientrerebbero più nel rango delle associazioni di categoria.
Di cosa ha bisogno, invece, la categoria?
Di diversi interventi che ormai non è più possibile rimandare. Ora che il Nuovo Centrodestra si è staccato dal Pdl e il Pd ha fatto le sue primarie, la politica e questo governo non hanno più alibi: la situazione è drammatica, i problemi vanno affrontati, e se non cambierà nulla, per noi non ci sarà futuro.