

La commissione Cultura della Camera lo scorso 6 febbraio ha espresso parere favorevole all’introduzione dei Tfa speciali. Con Fabrizio Foschi, presidente dell’associazione Diesse, proviamo a capire quali sono le novità che derivano da questo pronunciamento: «Il decreto della commissione prevede che coloro che abbiano maturato 540 giorni di servizio, dall’anno scolastico 1999-2000 al 2011-2012 incluso, possano accedere ai Tirocini formativi attivi con l’abbuono delle prove d’ingresso, che erano state aperte ed effettuate nel caso del tirocinio ordinario. Quindi gli insegnanti, che hanno alle spalle tre anni di servizio, avranno direttamente accesso alle lezioni in università, che restano obbligatorie, saltando le prove d’ingresso e senza la necessità di effettuare il tirocinio in classe, dato che l’hanno già fatto.
Dopo il parere favorevole sono giunte le proteste.
Le proteste nascono perché questo decreto è stato percepito come una sanatoria.
Non è così?
Solo fino a un certo punto. Questo decreto è innanzitutto un atto dovuto, perché lo Stato si è sempre servito di questi docenti, per esempio chiamandoli per le supplenze senza che avessero l’abilitazione. Poi è importante ricordare che un minimo di messa alla prova esiste, perché questi docenti dovranno comunque frequentare dei percorsi universitari e prendere parte alla prova finale. La definizione di sanatoria è scorretta perché questo decreto è in realtà una modifica del regolamento precedente e introduce grosse novità, per esempio apre la possibilità dell’acquisizione di un’abilitazione anche agli insegnanti che hanno lavorato nei centri di formazione professionale accreditati.
Quindi Diesse giudica positivamente il decreto?
Nel complesso si, specie se si pensa che il decreto modifica il regolamento precedente anche da un altro punto di vista. I posti da mettere a disposizione del Tfa, sia ordinari che transitori, saranno calcolati sulla base del fabbisogno del personale docente abilitato nelle scuole del sistema scolastico nazionale. Il decreto conferma quindi la separazione tra abilitazione e reclutamento. Ovviamente, perché ci sia un numero sufficiente di abilitati, occorre allargare un po’ le maglie, non è giusto essere rigidi nel calcolo degli abilitati, come riteneva qualche tecnico della precedente amministrazione. Gli abilitati devono essere individuati sulla base di un fabbisogno di docenti da abilitare, non sulla base del ricambio del personale docente del personale che va in pensione. I docenti che si abilitano non saranno fatti confluire all’interno delle graduatorie, che sono e rimangono chiuse, ma avranno la possibilità di inserirsi nelle seconde fasce d’istituto per le supplenze, che richiedono l’abilitazione.
Nessun aspetto negativo?
La nota negativa è il fatto che per il calcolo degli anni di servizio si risale fino al 1999-2000, senza tenere conto che le Ssis, le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario, sono state chiuse dal 2008. In questo modo possono abilitarsi anche gli insegnanti che non hanno fatto le Ssis e questo è un controsenso voluto dai sindacati, che sperano sempre di riaprire le graduatorie. Sarebbe stato sufficiente considerare solo chi ha accumulato anni di servizio dal 2008, quando le Ssis vennero chiuse.
Ci saranno differenze tra i docenti che hanno preso parte al Tfa ordinario e quelli che sono stati inclusi nel Tfa speciale?
La Commissione che ha approvato il decreto ha posto la condizione che si differenzino i punteggi tra Tfa ordinario e Tfa speciale, in modo da evitare discriminazione perché purtroppo nella scuola italiana troppo spesso l’anzianità prevale sul merito.
Diesse quindi promuove il decreto. Chi invece lo ha bocciato?
L’ala culturale che preme per un ricongiungimento tra l’abilitazione e il reclutamento. Ma speriamo che non succeda mai, sarebbe un cataclisma.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!