Eutanasia, la Spagna sarà la tomba d’Europa
Alla vigilia delle elezioni il primo ministro socialista Pedro Sánchez aveva promesso la legalizzazione dell’eutanasia. Accusando i partiti di opposizione di aver ripetutamente bloccato qualsiasi tentativo di riformare la legislazione spagnola per consentire alle persone che soffrono di malattie terminali di avere «una morte dignitosa» aveva fatto riferimento alla registrazione brutale dell’omicidio dell’anziana invalida María José Carrasco alla quale, il 2 aprile 2019, il marito Ángel Hernández porse una cannuccia immersa in un bicchiere di pentobarbital nel loro appartamento nel quartiere di Saconia di Madrid.
IL CASO (E IL VIDEO) DI MARÍA JOSÉ
«Un atto d’amore che poteva essere evitato»: così i futuri governanti parlavano del video caricato su YouTube dall’uomo dopo aver onorato i desideri della moglie e prima di consegnarsi alle autorità, un’ostinata ripresa degli ultimi istanti di vita di María, con l’invito a guardare fino all’ultimo macabro dettaglio: «Hernández deve essere perdonato», «Tutto ciò poteva essere evitato», ripeteva l’attuale premier in tv. Evitato da cosa? Da un progetto di legge, il primo portato in aula dalla nuova legislatura e approvato dalla maggioranza parlamentare il 12 febbraio scorso con la sola opposizione di Partito popolare (Pp, centrodestra) e Vox (estrema destra) che superasse il confine.
LA TOMBA DELL’EUROPA
Non solo quello di casa, ma anche quello di ogni altra normativa europea: secondo la legge (ley orgánica para la regulación de la eutanasia y la ayuda a morir) che dovrebbe essere approvata questa settimana in via definitiva in Senato dopo i ritardi dovuti alla pandemia e il passaggio il 10 dicembre in Commissione Giustizia – che ha respinto gli emendamenti di Pp e Vox volti a sostituire la morte procurata rafforzando le cure palliative -, la Spagna diventerà il primo Paese dell’Unione Europea a consentire non solo l’eutanasia ma anche il suicidio assistito. Nemmeno Belgio e Olanda, dove pure l’eutanasia è legale, si sono spinti a permettere e regolamentare con la legge l’aiuto a morire, ammesso solo in Svizzera, Canada e nello stato di Victoria, in Australia.
IL DIRITTO A MORIRE ANCHE PER GLI STRANIERI
Si potrà chiedere di morire, ricevere la morte e aiutare a morire non solo nelle strutture sanitarie pubbliche e private ma anche a casa propria, alla presenza di un medico. Proprio come María José, bevendo da una cannuccia verde tra le lenzuola del proprio letto, o come Ángel Hernández, porgendogliela. Non è necessario soffrire di un male incurabile, basta essere maggiorenni, ritenere insopportabile la sofferenza psicologica che da questo deriva per richiedere di persona (o attraverso testamento biologico) e confermare più volte di voler ricevere assistenza per morire. Il pubblico dovrà inoltre provvedere al rimpiazzo del personale per erogare il servizio in caso infermieri o medici vogliano esercitare l’obiezione di coscienza. Che resta consentita, purché non leda il nuovissimo «diritto individuale» alla morte di Stato che il paese concederà a chiunque dall’estero faccia richiesta di residenza in Spagna. È qui che l’esecutivo tutto diritti e memoria democratica punta a diventare la mecca dell’eutanasia.
LA FORMAZIONE DEI MEDICI
In particolare, verranno adottate «misure pertinenti per fornire l’accesso alle persone con disabilità al supporto di cui possono aver bisogno nell’esercizio dei diritti riconosciuti dall’ordinamento giuridico». Fermo restando che non c’è nessuna differenza sostanziale tra praticare un’iniezione o porgere un bicchiere (ovvero tra eutanasia e suicidio assistito) se la morte diventa un analgesico, un trattamento sanitario che salva dalla sofferenza, nessuno può esserne privato: la Commissione per la formazione continua delle professioni sanitarie, annessa alla Commissione Risorse Umane del Sistema Sanitario Nazionale, si occuperà, «entro un anno dall’entrata in vigore della presente Legge, del coordinamento dell’offerta di formazione continua specifica su aiutare a morire, che dovrebbe considerare aspetti sia tecnici che legali, difficoltà di formazione alla comunicazione e supporto emotivo». E su tutto il processo vigileranno apposite Commissioni di Garanzia e Valutazione in ciascuna delle comunità autonome.
LA RETORICA DEL PROGRESSO
Aiuto a morire: questa l’unica possibilità offerta al malato in Spagna dove secondo un sondaggio Metroscopia dell’aprile 2019 l’85 per cento della popolazione è favorevole alla legge, un paese dove solo la metà delle 120 mila persone che ha bisogno di cure palliative può riceverle. Un paese che punta ad abbattere i costi sociali dell’invecchiamento con quella che Popolari e Vox hanno definito «ingegneria sociale» o «omicidio» e celebrata dal Pais come «soluzione legale, avanzata e professionale», un altro «passo lodevole verso il progresso sociale e l’approccio alle reali sofferenze dei cittadini» già mostrato dalle leggi sui matrimoni gay, l’uguaglianza e contro la violenza di genere.
SAMPEDRO E UN FILM CHE ABBIAMO GIÀ VISTO
Sono passati 23 anni dalla morte di Ramón Sampedro Cameán e dalla campagna “Anch’io ho aiutato a uccidere Sampedro” con cui più di diecimila persone in Spagna si accusarono di aver provocato la morte del tetraplegico, due dalla morte di María José Carrasco e dai loro video della morte escogitata come atto di amore e di accusa perché nessuno in Spagna potesse essere sanzionato per averli aiutati a morire. Oggi l’ultimo spietato tributo alla causa dell’autodeterminazione viene girato in aula. Il resto, dove porti il trionfo di una convinzione più forte di ogni pietà (ai bambini, i disabili, i malati psichici), è un film che tra Svizzera, Canada e Paesi Bassi abbiamo già visto.
Foto Ansa
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