«Ho trattato 25 mila pazienti con cure palliative. Solo 2 o 3 hanno chiesto l’eutanasia»
Dopo il voto favorevole del Congresso dei deputati nel febbraio scorso, la Spagna avrà una legge per l’eutanasia entro il mese di giugno. Ma un’intervista televisiva al più grande esperto spagnolo di cure palliative, l’anestesista Marcos Gómez Sancho ex presidente de la Sociedad Española de Cuidados Paliativos (Secpal), ha riaperto il dibattito almeno a livello di opinione pubblica.
Con 210 voti a favore, 140 contro e 2 astensioni il 12 febbraio scorso il parlamento spagnolo ha approvato l’introduzione del progetto di legge sull’eutanasia del Psoe (Partito socialista spagnolo). Oltre ai socialisti, hanno votato a favore Unidas Podemos (sinistra populista), Ciudadanos (liberali) e tutti i deputati dei partiti regionalisti tranne Navarra Suma. Hanno votato contro il Partito popolare (Pp, centrodestra) e Vox (estrema destra).
Socialisti e sinistra populista ci hanno tenuto a sottolineare che si trattava del primo progetto di legge portato in aula nella nuova legislatura, che vede al governo una maggioranza formata da Psoe e Unidas Podemos dopo le elezioni del novembre scorso. Entro giugno la Spagna avrà una legge di impianto molto permissivo in materia di eutanasia, poiché, come ha dichiarato la ex ministro della salute socialista Maria Luisa Carcedo Roces, il provvedimento va al di là della pura e semplice depenalizzazione e configura un «nuovo diritto».
Il deputato popolare José Ignacio Echániz ha controbattuto che dietro questa iniziativa «c’è una filosofia della sinistra per evitare il costo sociale che ha l’invecchiamento del nostro paese attraverso il taglio delle prestazioni, gli aiuti e i costi in materia di sanità e pensioni delle persone che più ne hanno bisogno», e ha annunciato l’imminente presentazione di una legge a favore delle cure palliative. Tutti i partiti favorevoli all’eutanasia hanno replicato che i due provvedimenti non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro («non si possono mescolare pere e mele», ha detto la Carcedo), tranne Ciudadanos che si è detto favorevole e che considera imprescindibile una legge sulle cure palliative.
Indirettamente è entrato nel dibattito il dottor Gomez Sancho. Nella sua intervista al giornalista Jordi Évole per la trasmissione Salvados trasmessa da laSexta ha affermato che non esiste libertà di scelta per il malato se l’unica possibilità che gli si offre per combattere il dolore è l’eutanasia: i diritti del malato sono rispettati solo se esiste anche la possibilità di scegliere le cure palliative.
Il medico, che lavorato per ventotto anni a Las Palmas nell’isola di Gran Canaria dove gli è stata pure dedicata una via, parla a partire dalla sua esperienza personale: delle 25 mila persone da lui trattate nel corso della sua carriera, solo «tre o quattro» hanno reiterato una richiesta di eutanasia dopo l’inizio delle cure palliative:
«Quando i pazienti arrivano, afflitti dai dolori di un tumore al pancreas o di altra natura, normalmente chiedono di poter morire. Dopo la prima puntura di morfina, questa richiesta scompare. Se si iniziano le cure palliative, la richiesta non torna più se non in casi rarissimi: tre o quattro, sulle 25 mila persone che ho trattato in ventotto anni».
«Il problema in Spagna è che ci sono troppo poche cure palliative: 120 mila pazienti all’anno ne hanno bisogno, ma solo la metà le ricevono. Non si investe nelle cure palliative perché non è cosa brillante, come lo sono i trapianti. È uno scandalo che si approvi una legge per mettere fine alla vita dei malati, mentre non se ne approva un’altra che permetta a tutti di ricevere le cure palliative. Il minimo che possiamo fare è mettere i malati in condizione di scegliere fra le cure e l’eutanasia. Provvedimenti che garantiscano a tutti l’accesso alle cure palliative sono prioritari, solo dopo di ciò si potrà introdurre una legge per l’eutanasia, per i casi estremi che si possono presentare. Oggi molte persone chiedono l’eutanasia solo perché non sono garantite le cure palliative».
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