La questione delle questioni, per uno come il Correttore di bozze, scioperato e assillato da domande notoriamente inutili, è questa: come se la passa il giornalista manettaro in un agosto così? Come farà il povero gazzettiere di procura a superare questa estate devastante in cui Berlusconi è quasi invisibile e perfino i magistrati sembrano essersi stufati di sbobinare intercettazioni telefoniche solo per riempire i giornali?
Ebbene, il Correttore di bozze è ora in grado di annunciare con sollievo che i sagaci copiaincollatori d’Italia hanno trovato un ottimo modo per ammazzare il tempo in questi giorni avari di brogliacci e di dossierini: il nuovo giochetto del giornalista manettaro è stilare l’elenco degli sponsor del Meeting di Rimini, intervallando ciascuna voce con insolenze sui ciellini (possibilmente gratuite).
Lunedì scorso si è esibita mirabilmente nella nuova simpatica disciplina Concita De Gregorio su Repubblica (già apprezzata qui dal Correttore di bozze), oggi lo fa con altrettanta maestria Emiliano Liuzzi sul Fatto quotidiano. Liuzzi infatti è molto rammaricato perché tante Regioni del nostro paese si ostinano ancora a voler essere presenti al Meeting con i loro stand istituzionali, poiché in questo modo «continuano a foraggiare il movimento con la scusa di promuovere il territorio», quando al contrario bisognerebbe solo gioire perché «la rilevanza della kermesse di Rimini cala» e «fosse per il pubblico, dimezzato negli ultimi due anni, la Rimini ciellina avrebbe già chiuso».
Invece di sedersi sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere del criminale ciellino, come saggiamente farebbe il bravo giornalista manettaro, i governatori delle Regioni si danno addirittura da fare per mantenerlo in vita. Riporta il replicatore di faldoni giudiziari: «Sono anni che le Regioni versano soldi al meeting di Rimini. E non sappiamo a quale titolo se non quello di contribuire a una macchina composta da volontari, ma che ogni anno, grazie soprattutto agli sponsor, fattura qualcosa che va dai 6 agli 8 milioni di euro».
Non è possibile che tutto ciò sia solo un modo per approfittare di uno spazio promozionale all’interno della manifestazione italiana più importante dell’estate: questa, osserva il gazzettiere di procura, è solo «la scusa ufficiale alla quale non ha mai creduto nessuno». Dietro dev’esserci per forza qualcosa di losco, altrimenti nessuno si adopererebbe per «far avere quattrini» al Meeting «nonostante le inchieste giudiziarie, che ci sono state». Magari c’è dietro una oscura «macchina», come in Lombardia. Oppure perfino un ricatto…
E adesso attenzione, giornalisti manettari di tutto il mondo, leggete e imparate, perché è qui che Liuzzi sfodera il suo colpo più spettacolare:
«Che dire dell’Emilia Romagna? Il governatore uscente Vasco Errani ha sempre detto che finanziare Cl era necessario perché quei soldi uscivano dalla porta e rientravano da un portone a favore degli albergatori che fanno affari d’oro col Meeting. Vero a metà. E comunque, in un Paese normale, far passare il messaggio “voi ci sponsorizzate e noi restiamo alla fiera di Rimini” è qualcosa che nel codice penale si chiamerebbe estorsione».
«Ovviamente niente di nero su bianco», precisa poi Liuzzi, e il Correttore di bozze non saprebbe dire se si tratti di estremo paraculismo o di ulteriore scaracchio. Ma comunque, in un Paese normale, far passare il messaggio “voi sponsorizzate il Meeting e noi ci appiccichiamo un’ipotesi di reato” è qualcosa che nel codice penale si chiamerebbe diffamazione. Mentre nel codice giornalistico si chiama minchionata.