Contro la siccità non servono slogan, ma politiche di adattamento

Di Piero Vietti
24 Giugno 2022
Intervista all'assessore all'Ambiente e Clima della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo: «È un fenomeno che si ripeterà sempre più. Bisogna intervenire su bacini, agricoltura e rete idrica»
siccità fiume Po
Il letto del fiume Po a Castel San Giovanni, vicino a Piacenza (foto Ansa)

L’allarme siccità di questi giorni in Italia non è un’esagerazione dei catastrofisti: la pioggia non basta, i ghiacciai che si sciolgono producono meno acqua di un tempo, i fiumi sono in secca, a partire dal Po. I governatori spingono per lo stato di emergenza, c’è chi ha già dichiarato lo stato di calamità naturale, chi chiede di intervenire con i fondi del Pnrr e chi ha già “chiuso i rubinetti”, espressione giornalistica quanto mai vicina al vero: regioni e comuni hanno varato ordinanza per razionare l’acqua di notte, disattivato fontane, vietato di innaffiare gli orti e lavare le auto.

L’emergenza siccità e il paese impreparato

Non è la prima volta che succede, anche negli anni recenti la siccità ha colpito il nostro paese. Eppure ogni volta si è presi alla sprovvista, come se, passata l’emergenza precedente, nulla in fondo cambiasse. «L’unica vera strategia è ridurre i gas serra», ripetono gli esperti intervistati dai giornali. Vaste programme, soprattutto a lunghissimo termine. Perché se sono i cambiamenti climatici ad avere reso più frequenti emergenze come questa, nel breve termine non è provando a incidere sul clima che si riempiranno i letti dei fiumi in secca. «Un collegamento tra clima che cambia e siccità c’è, ma la soluzione all’emergenza immediata non è tagliare la CO2», dice a Tempi Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia, tra le più colpite dagli effetti della mancanza di acqua in questo periodo.

Con approccio realista, Cattaneo sottolinea come sia «evidente che quello che sta accadendo in questi giorni, e accadrà nelle prossime settimane – mi riferisco a probabili fenomeni meteorologici acuti, alle bombe d’acqua con il conseguente dissesto idrogeologico – sono segni del fatto che qualcosa sta cambiando: certo questi non sono i primi periodi di siccità, non è una novità, la differenza è che nel passato sapevamo che erano passeggeri, che sarebbe tornata la pioggia. Oggi non sono più passeggeri, e il tempo che passa tra uno e l’altro è sempre più breve. Dobbiamo intervenire». Già, ma come?

Mitigazione e adattamento

«Possiamo mettere in atto due tipi di politiche», spiega l’assessore. «Quelle di mitigazione – che consistono nelle misure per ridurre le emissioni – e quelle di adattamento, che consistono nell’imparare a convivere con fenomeni che si ripetono e si ripeteranno ancora. Se anche da un giorno all’altro non emettessimo più CO2, infatti, se di colpo magicamente riuscissimo a sopperire al nostro bisogno energetico soltanto con fonti rinnovabili e nucleare pulito, continueremmo ad avere anni in cui questi fenomeni estremi si ripeteranno». Il primo passo concreto è dunque adattarsi all’evidenza che la siccità si ripeterà. Come? «Innanzitutto iniziando a considerare la risorsa acqua come preziosa e limitata, che non possiamo utilizzare come se fosse infinita». Poi però ci sono le scelte politiche e amministrative, non si combatte la siccità facendo meno docce e non lavando più l’auto in estate.

Cattaneo fa alcuni esempi: «I ghiacciai, meno estesi di un tempo, si sciolgono e danno meno acqua, ecco perché dobbiamo pensare di avere più bacini che la raccolgono e la mantengono durante l’anno. In Italia abbiamo “bacinizzato” i fiumi meno di altri paesi europei. È una pratica che dà vantaggi come la navigabilità ma soprattutto trattiene l’acqua prima che raggiunga il mare, serve a evitare emergenze come la secca di questi giorni del Po».

«Investire e migliorare la rete idrica»

Cambiare per adattarsi, anche nell’agricoltura: «Siamo abituati a usare nei campi tutta l’acqua che vogliamo. È il caso di iniziare a pensare di mettere in pratica forme di agricoltura idroponica, come fa Israele ad esempio, pensare che non potremo più irrigare i campi come eravamo abituati a fare da sempre». E poi c’è il tema della dispersione della rete idrica, con percentuali altissime di acqua che viene sprecata dalle tubature rotte. «Bisogna investire per migliorare rete idrica e mantenere le condotte efficienti», prosegue Cattaneo.

Adattarsi ai cambiamenti climatici è qualcosa di molto concreto, gli slogan servono a poco, le soluzioni con la bacchetta magica non esistono. In Italia si passa da un’emergenza all’altra senza imparare dagli errori. «Non è la prima emergenza siccità», ribadisce l’assessore lombardo, «non abbiamo imparato del tutto la lezione. È come con i terremoti, di cui si perde la memoria perché sono infrequenti anche nelle zone che sappiamo essere a rischio, e che ogni volta ci colgono impreparati. Oggi però non si può fare lo stesso con la siccità: non è più un evento che si ripete a distanza di anni». Niente panico, ma iniziare ad adattarsi.

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