

Dio mio, questo dobbiamo proprio confessarlo: i preti li abbiamo sempre sopportati a fatica (pur dovendo ogni ancorché piccola cosa positiva della nostra vita all’incontro con alcuni di loro). Un sordo fastidio ci ha accompagnato ogni qualvolta venivamo sfiorati da quel clericalismo diffuso e strisciante che li portava a riempire di ogni cosa monti e valli pur di nasconderci alla vista Cristo. Chissà perché, volevano farci eunuchi e impotenti pure noi. Forse, invidia, pura invidia cattiva, non saprei.
Ora però ci giunge dal Regno Unito di Britannia una piccola notizia che ci costringe a correggere la rotta e spostare l’angolo della bussola: il Times ci racconta che su, là, nel lontano Nord, un reverendo della diocesi di Portsmouth si è presentato in una quinta elementare di Lee-on-The-Solent nello Hampshire e ha spiegato ai bambini («attoniti» secondo il Times, subito pronto a buttarsi sulla notizia) che erano ormai abbastanza grandi da sapere la verità: «Babbo Natale non esiste, l’unico vero eroe del Natale è Gesù Bambino». Dice il Times che i bambini ci sono rimasti molto male, ed alcuni di loro – dice sempre il Times – sono scoppiati in un pianto dirotto. E di lì in poi i fatti si sono succeduti e rincorsi come fossero i balzi delle cascate delle Marmore o i colpi di scena di un giallo di Agatha Christie.
Eccoli in rapida sequenza: 1) I bambini sono scoppiati a piangere. 2) Sono tornati a casa e lo hanno raccontato ai genitori. 3) I genitori si sono indignati. 4) I genitori indignati si sono rivolti ai giornali. 5) I giornali hanno chiamato a raccolta l’intellighenzia: “Come si può essere così crudeli da togliere Babbo Natale a dei bambini di 11 anni?”. 6) L’intellighenzia ha puntato il dito contro la diocesi. 7) La diocesi ha chiesto scusa (e ti pareva) e si è rivalsa sul povero prete. E che importa che Gesù sia veramente esistito e che invece Babbo Natale altro non sia che un vecchio piacione vestito dalla Coca-Cola con i colori della casa per vendere one two three millions of bottles in più? No, togliere Babbo Natale ai bambini non si può, come si può essere talmente crudeli da farli piangere e rimanere orfani dell’unico vero babbo che si ricorda di loro?
Ora, diciamocelo, quel che è giusto è giusto, gli inglesi sono un grande popolo. Un poco strano, però. Amano fino all’inverosimile i cagnolini e i bambini. Maltrattare un cagnolino è una delle più grandi crudeltà che l’uomo possa concepire. Come si spiega altrimenti che la regina Elisabetta si sia circondata di intere cucciolate di corgi (zampe cortissime e storte da nanetto colpito da rachitismo, su un corpo da gigante) se non per dimostrare che si possono e si debbono amare anche quando sono piccoli mostri?
Ma quel che più conta è che amano all’inverosimile anche i bambini. Loro, i bambini, proprio non possono sopportare di vederli piangere. È per questo, per un sovrappiù di umanità caritatevole, che sempre più spesso negano le cure a giovanissime vite che giudicano non degne di essere vissute (i casi di Charlie, Alfie, Indi, sono solo la punta dell’iceberg).
Il loro amore poi è così grande che non solo non sopportano di vederli piangere nel presente, ma nemmeno possono sopportare che possano piangere un futuro, una volta diventati grandi. Per questo, mentre il reverendo Paul Chamberlain non può svelare loro a 11 anni che Babbo Natale non esiste, sempre a 11 anni è possibile, anzi auspicabile, bloccare loro la pubertà perché un domani non debbano scoprire di ritrovarsi in un corpo sbagliato. E piangere.
Per cui, caro Gesù, so che in questi giorni è il tuo compleanno, ma questo Natale il titolo di vero eroe va a quel povero reverendo che corrisponde al nome di Paul Chamberlain e che ha saputo darti pubblica testimonianza. Tu quest’anno, mi dispiace, arrivi secondo (beh, tanto ti rifai l’anno prossimo).
Ps. E noi qui in Italia sotto Natale come stiamo? Meglio o peggio del lontano Nord? Qui pare a me che sia il solito tran tran. Abbiamo occhieggiato le pagine dei giornali. Quest’anno il menù natalizio finora ci ha apparecchiato come primo un Cacciari dal retrogusto pensieroso. Il filosofo in salva veneta si è accorto, bontà sua, che da quando la gente ha dimenticato le parole di Cristo il mondo è un po’ più scipito (sì, ok, ma tanto per dire, in quale parte militava lui, quando el pueblo unido si premurava di buttare fuori il sale dal piatto?). Per secondo, il menù ci ha apparecchiato un classico: brodo di tartaruga De Bortoli, che, questo Natale, si butta sul volontariato e su tutto il bene che si potrebbe fare solo se, oibò, si pensasse e si organizzasse come dice lui.
Per contorno abbiamo trovato il solito cardinale (di cui non farò il nome) pronto a ricordare che «la nostra missione è aiutare gli sfrattati e sfamare i poveri» (e sparare ai cardinali, aggiungiamo noi). Segue pasticcio di famoso scrittore che ha venduto caterve di copie e che attende Natale per ritornare bambino quando non aveva ancora venduto una copia ma era più felice e aspettava di vedersi spuntare le ali (e volare lontano, speriamo fino a non vederlo più). Con tutto questo c’è però una buona notizia. Non ci è stata ancora data la ventura di leggere alcun intervento di panetton Veltroni e può anche essere, la speranza è l’ultima a morire, che il dolce alla melassa buonista quest’anno ci venga risparmiato.
Ma, vorrei dire: perché, invece di intingere il ditino nell’inchiostro pansapienziale e aggiungere parole ai miliardi di parole che fra un attimo non ci saranno più e nemmeno forse ci sono mai state, perché, dicevo, i maître à penser del Natale di Gesù senza Gesù non provano ad andare, una volta, ginocchioni, in pellegrinaggio a quell’altare vivente che è padre Aldo paraguagio, perché non provano a entrare con lui nella Casa de la Divina Providencia di Asunción, perché non provano a carezzare con lui i suoi piccoli bambini tetraplegici, immobili, idrocefali, muti, le sue «piccole ostie bianche»? Perché non provano ad ascoltare padre Aldo: «Il valore ontologico di questi ragazzi è che sono relazione con il mistero, relazione con Dio, questo è il senso della loro vita», o non provano a seguire, almeno con gli occhi, quelle suorine che si inginocchiano davanti alle piccole ostie bianche ogni volta che entrano nelle loro camerette?
E visto che ne hanno i mezzi, perché per Natale, magari quello prossimo venturo, non organizzano qualche volo charter per portare ad Asunción tutte le eccellenza e le autorità sanitarie del Regno Unito?
Sì, lo so, lo so, lo so bene che padre Aldo da qualche tempo non è più con noi, ma, ditemi, conoscete qualcuno di più vivo di lui?
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