Auguri a padre Aldo Trento che ci ha insegnato che “Dio ha bisogno degli uomini”
Nel Vangelo, nella scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci, san Marco mette in evidenza che l’incontro con Gesù non toglie responsabilità agli uomini e alle donne che iniziano a vivere un’amicizia con Cristo.
Quando i primi amici di Gesù si trovano superati, impotenti davanti alla sfida di dare da mangiare a più di 5000 persone, Dio rivela tutta la sua pedagogia per aiutarci a capire come Egli stesso vive e agisce con noi. Allo stesso tempo in questa educazione ci dona di nuovo la vera libertà.
Gli apostoli vogliono disfarsi del problema: «Maestro mandali a casa» (Mc 6, 34). Anche loro si aspettano che qualcuno risolva il problema dei poveri: Dio, lo stato, qualche istituzione, una Ong. L’“altro” è un problema di cui “qualcuno” deve farsi carico. Gesù usa l’imperativo, quasi un comandamento, per rispondere a questa mancanza di umanità dei suoi discepoli: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mc 6, 35).
Gesù obbliga coloro che stanno con Lui a farsi carico dell’“altro”. Chi si incontra con Dio è obbligato a dire “io” davanti a Lui e per tanto anche davanti agli uomini. Cristo sa infatti che la difficoltà dell’uomo è precisamente questa sua mancanza di protagonismo con la vita, l’uomo aspetta sempre che qualcuno – un qualcuno che è sempre astratto – decida e “faccia” al suo posto.
Per questo Gesù è venuto a ridonarci una libertà che avevamo perduto perché la libertà è il coraggio di dire “io” davanti ai problemi e alle difficoltà che la quotidianità ci presenta, proprio affinché nessuno decida per te.
Quando Gesù vede che i suoi discepoli si destano e iniziano a ragionare, cioè a responsabilizzarsi tra di loro, nasce un “noi” che è potentissimo, il noi della Chiesa composto da tanti individui protagonisti della vita e non semplici spettatori dell’esistenza.
Il miracolo succede laddove l’uomo riconosce il suo essere inadeguato, impotente di fronte alle circostanze più dure della vita, e nasce così l’espressione più viva della dipendenza che si chiama “preghiera”.
Il primo passo dell’uomo vivo è lasciarsi colpire dalla realtà, il secondo è dire io, il terzo scoprire la propria impotenza e quindi domandare. La preghiera si converte così nell’aspetto più realistico dell’uomo di fronte al suo destino. La domanda è il preambolo della carità.
Il risultato di questa equazione sarà sempre l’amore, cioè l’interesse gratuito per l’“altro” solo perché esiste: dono commosso di sé all’altro.
Dobbiamo essere veramente contenti e grati perché nel presente possiamo assistere a questa stessa pedagogia. Dio continua a donarci una possibilità educativa per tornare ad essere liberi e pertanto protagonisti della nostra vita.
Concretamente ci ha dato la vita della fondazione san Rafael per non disimpegnarsi della realtà. La fondazione ci aiuta a dire “io” di fronte al problema della fame, della salute, della vecchiaia, dell’educazione, di tante persone che hanno bisogno concretamente di qualcuno.
Ogni Opera di Dio ci obbliga a riconoscere concretamente non solo il volto dei poveri, ma anche il soggetto e la forma con la quale Dio ha voluto entrare nella nostra storia per educarci.
Il padre Aldo ci mostra che Dio ha bisogno degli uomini per realizzare la Sua Presenza in mezzo a noi. Tutto quello che è nato ha reso anche noi protagonisti di questa opera.
Abbandonare l’opera di Dio non è abbandonare i poveri, curiosamente non è nemmeno abbandonare Dio, ancora di meno è abbandonare al fondatore (in questo caso al padre Aldo), abbandonare l’opera di Dio è abbandonare la nostra stessa libertà, è rinunciare alla possibilità di stare nel mondo come uomini veri, coscienti del fatto che ciò che c’è in gioco è l’unica cosa che commuove al mondo, soprattutto al mondo di oggi così bisognoso di testimoni della Sua presenza.
Grati per il “sì” del padre Aldo, per questo “loco lindo”, come mi piace chiamarlo, ringraziamo anche per il dono della sua vita, che è la testimonianza più concreta che abbiamo del fatto che è possibile vivere così, e del fatto che Dio ha ripetuto davanti a noi lo stesso miracolo del Vangelo, ha dato da mangiare a più di 5000 uomini davanti ai nostri occhi.
Il prossimo 12 di gennaio festeggeremo il 75° compleanno del padre Aldo con una messa di ringraziamento perché Dio ha avuto così tanta misericordia con noi da darci, per il nostro scandalo, la vita del padre Aldo, non per riconoscere una Ong ma una Presenza, che è la presenza del Signore stesso tra di noi, i veri poveri.
Chiediamo a coloro che parteciperanno alla messa di portare alimenti per i poveri. Nel bollettino potranno trovare anche le altre possibilità per aiutare la fondazione san Rafael.
Padre Patricio Hacin
Articolo pubblicato nel bollettino della parrocchia di san Rafael (Asunción) il 9 Gennaio 2022. Traduzione: Simone Moretti.
1- Motivo sociale: VILLAGIIO DELLA CARITÀ DI PADRE ALDO TRENTO IN ASSUNCIÓN
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Indirizzo: Viaculiada 162
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