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Egitto. Storia di Marqos, che si è convertito grazie al martirio di suo padre

Baghat è stato ucciso l'anno scorso nella città di Al-Arish dai terroristi islamici dopo essersi rifiutato di convertirsi all'islam. La fede cristiana del padre ha «incuriosito» Marqos, che ha cominciato «a cercare Gesù»

Leone Grotti
06/09/2018 - 2:00
Esteri
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Marqos è un ragazzo egiziano di 17 anni. Proveniente da una famiglia cristiana, non si è mai interessato alla religione ma il martirio di suo padre, ucciso nel 2017 dai terroristi dello Stato islamico, ha cambiato tutto, spingendolo ad abbracciare quella fede verso la quale era sempre stato indifferente.

OMICIDI DELL’ISIS. La famiglia di Marqos vive ad Al-Arish, nel Sinai del Nord. La città è sempre stata tranquilla e sicura per i cristiani fino all’anno scorso, quando lo Stato islamico compì a partire da febbraio una serie di omicidi mirati a danno della minoranza copta. I jihadisti pubblicarono una lista di cristiani da assassinare e andarono a prenderli uno a uno, nelle loro case o nei luoghi di lavoro. Oltre mille fedeli su 1.700 fuggirono dalla città, per tornare alle loro case solo nei mesi successivi.

«CONVERTITI ALL’ISLAM». Il padre di Marqos, Baghat, è uno dei nove cristiani uccisi nel 2017. Veterinario di professione, aveva sempre intrattenuto ottimi rapporti con la comunità musulmana locale. All’inizio del 2017 gli estremisti islamici cominciarono a diffondere volantini in città, ordinando ai cristiani di andarsene. Una domenica mattina, dopo la messa, Baghat si recò in ufficio e lì trovo due giovani uomini mascherati che lo trascinarono fuori sulla strada. Qui, racconta Marqos a Open Doors Usa, «gli dissero di inginocchiarsi. Gli puntarono due pistole alla testa e gli dissero di convertirsi all’islam. Lui rifiutò e loro lo uccisero».
FEDELE FINO ALL’ULTIMO. Da quel momento, Marqos diventò «curioso» di scoprire che cos’era davvero quella fede per cui Baghat era stato disposto a sacrificare la vita. «Mio padre si svegliava sempre alle 5 del mattino per pregare e leggere la Bibbia. Indossava sempre anche una croce. Vedere come lui è rimasto fedele fino all’ultimo momento mi ha reso orgoglioso e mi ha incuriosito. Mio padre è morto per Cristo e questo mi ha spinto a cercare Gesù».
«MIO FIGLIO È CAMBIATO». La madre, Fawziya, ha visto da allora suo figlio cambiare: «Marqos è sempre stato un ragazzo molto difficile. Ma dopo l’omicidio, di colpo, l’ho trovato più volte a leggere la Bibbia e a pregare. Ha anche cominciato ad andare in chiesa, studia di più. È cambiato, è un’altra persona. Se non capisce qualcosa, me lo domanda e preghiamo insieme. Questo è ciò per cui io e mio marito abbiamo sempre pregato insieme: che il Signore toccasse il suo cuore e lo attraesse a sé». E attraverso il martirio di Baghat, «è successo».
RESTA LA PAURA. Dopo l’ondata di omicidi del 2017 la situazione è migliorata in città, anche se i cristiani hanno ancora paura. Il 13 gennaio, infatti, tre uomini armati di fucili automatici hanno raggiunto per strada alle spalle il cristiano 27enne Bassem Shehata Haraz e gli hanno gridato: «Ehi tu, mani in alto e fermati dove sei». Haraz si è bloccato e alzando le braccia ha scoperto una piccola croce tatuata sul polso. «Sei un cristiano?», gli è stato domandato. «Sì» è stata l’ultima parola pronunciata da Haraz prima che i terroristi islamici gli sparassero a bruciapelo.

@LeoneGrotti

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Tags: al-arishcoptiCristiani PerseguitatiEgittoestremismo islamicoIsisIslamjihad
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